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L'intervista

«Kalinic, aspetto la scintilla. L’Hellas di Juric è pura gioia»

Totò De Vitis in maglia Hellas: 38 reti totali in gialloblùAntonio De Vitis, classe 1964, ha giocato nell’Hellas dal 1995 al 1999 FOTOEXPRESS
Totò De Vitis in maglia Hellas: 38 reti totali in gialloblùAntonio De Vitis, classe 1964, ha giocato nell’Hellas dal 1995 al 1999 FOTOEXPRESS
Totò De Vitis in maglia Hellas: 38 reti totali in gialloblùAntonio De Vitis, classe 1964, ha giocato nell’Hellas dal 1995 al 1999 FOTOEXPRESS
Totò De Vitis in maglia Hellas: 38 reti totali in gialloblùAntonio De Vitis, classe 1964, ha giocato nell’Hellas dal 1995 al 1999 FOTOEXPRESS

«De Vitis non era solo l'uomo del primo palo, ma aveva la capacità di castigarti pure sul secondo». Parole in libertà che pronunciò Luciano Spalletti quando era tecnico dell’Inter. Già il “Lucianone” nemico giurato di Totti che incrociò più volte in campo da amico e rivale il buon Totò. Perchè il calcio avrebbe nuovamente bisogno di personaggi così forgiati tra Empoli e Piacenza. Il nostro doppio ex (della sfida tra Udinese ed Hellas) è stato uno dei capitani più amati nella storia del Verona ma prima indossò per tre stagioni la maglia dell'Udinese. «Mammia mia che ricordi» esordisce De Vitis, che in tempi recenti ha “rischiato” di diventare diesse gialloblù, «purtroppo a Udine conobbi il primo vero infortunio serio. Rottura del crociato e dei legamenti. Nove mesi se ne andarono così. L'Udinese iniziava a mettere le basi». Il ritorno a Piacenza e l'approdo al Verona. Altra tegola, altri infortuni. «Però, l'abbraccio della gente al ritorno da Lucca, cancellò tutto. Quanti amici mi sono rimasti a Verona, che anni meravigliosi. Chi sento? Leo Colucci, appena messo giù il telefono con lui. Ha una bella gatta da pelare a Ravenna, gli auguro ogni bene». Già perchè quel Verona di metà Anni Novanta, con l'ultimo De Vitis, resta semplice da raccontare. Non esisteva l’ostentazione via social. Il massimo, da concedersi, una cena tra amici alla trattoria da Mariotto in Dossobuono, di cui oggi non vi è traccia. «Stiamo con le nostre famiglie ragazzi e solo tra di noi. Sono qua, fatemi tutte le domande che volete» ci disse Totò. Capitano vero che tutelava i momenti di intimità del gruppo. Un calcio violentato dall’ultima assurda regola delle tre squadre in una stagione. Difficilmente i giovani d'oggi ricorderanno a memoria l'undici della squadra del cuore. «Tutti devono darsi una regolata», tuona l'uomo del primo palo. «C'è la morte tutta intorno a noi, però non vengano a fare dichiarazioni roboanti i dirigenti sulla crisi e sui tagli, quando sono loro i primi che pur di avere un calciatore l'accontentano in tutto». In Emilia Romagna Totò De Vitis sta bene, appena può torna nell'amata Lecce. «Il Verona? Va benissimo. Sono stati molto bravi ad indovinare quei tre-quattro calciatori che ora gli hanno permesso di arrivare a Lasagna ma in generale di radicarsi in serie A e ne sono ovviamente felice». Vien da se parlare di attaccanti con “Totò, Totò, Totò” che Roberto Puliero dopo un gol mandava allo sfinimento come faceva con “Nanu, Nanu, Nanu”. Potenza dei radiocronisti, cantori degli uomini gol. L'ex gialloblù parte da quello più in difficoltà perchè uno resta capitano per tutta la vita. «Non me sembra» dice proprio così, «de tirarglie la croce addosso a Kalinic. Una punta può passare di questi momenti, poi quando si riaccende son dolori per tutti. Guardate Destro ad esempio. Poi l'Hellas ha preso Lasagna, un bell'investimento. È veloce e dà profondità. In più qualche gol lo segna. Il Verona deve gestire bene questo momento di passaggio. Ripeto, il mercato appena concluso oltre al grande lavoro di Juric, possono dare un buon futuro». Totò riveste i panni di quand'era opinionista a “Lunedì nel Pallone“, fortunata trasmissione sportiva di Telearena, e non ha dubbi su chi incensare: Mattia Zaccagni. «Primo mi sembra un ragazzo con la testa sulle spalle. Ha doti tecniche e fisiche non indifferenti. In più Zaccagni si è fatto anno dopo anno. Insomma ha lavorato sodo per essere dov'è. Sì, mi piace molto». E la cara Vecchia Udinese? «Un esempio che in tanti hanno cercato di seguire negli scorsi anni» chiude De Vitis, «hanno avuto qualche problemino quest'anno alla partenza ma alla fine trovano sempre il bandolo della matassa. Club serio e squadra ben guidata». Totò salta in macchina e se ne va a cercare giovani, perchè fin dai tempi della Fiorentina col primo Corvino direttore viola (l'uomo che portò Felipe Melo in Italia), ne ha macinata di strada. «Boh, vediamo se riprende qualcosa e se ci fanno rientrare a vedere qualche partita». Speranza di Totò, speranza di tutti un questo momento. De Vitis, l'uomo del primo palo, è in attesa di un'altra palla buona da mettere in rete. Intanto, sorride per il suo Hellas. Che gli è rimasto lì, proprio lì: sul cuore. E certi ricordi sono per sempre. •

Gianluca Tavellin

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