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Stasera al Vigorito alle 20.45

Juric barbaro e corsaro. A Benevento per vincere e centrare la salvezza

Antonin Barak, cannoniere gialloblù
Antonin Barak, cannoniere gialloblù
Antonin Barak, cannoniere gialloblù
Antonin Barak, cannoniere gialloblù

Ivan il terribile non ama l'aereo. Resta un uomo di mare. Ed allora s'inventa barbaro, più che corsaro, anche se il fine è sempre quello. Attaccare Benevento e Roma. Juric (stasera alle 20.45 al "Vigorito") vuole trionfare sotto l'Arco di Traiano, non tanto per affossare Pippo e le sue simpatiche streghette, ma per iniziare a scrivere i titoli di coda dell'ennesima impresa: la salvezza.

 

Un viaggio in Campania che è qualcosa in più di una semplice speranza. Juric giocherà questa partita, pensando anche agli scherzi che potrebbero arrivare da Roma, il prossimo 15 marzo. Se fosse vivo Perry Mason, probabilmente, il club giallorosso lo avrebbe ingaggiato.

 

D'altronde l'errore è stato commesso a monte, da parte dell'AS Roma e non certo a valle. Ora si gioca la carta Coni, quella della disperazione. Magari dopo una bella partita a tennis al Foro Italico e un bel piatto di puntarelle al sole che filtra tra le statue a due passi dal Coni. Chissà che non si riesca a creare un precedente, tanto in quest'Italia... Per tutto questo diventa importante ottenere punti stasera al Vigorito, perchè poi ci saranno Milan e Sassuolo.

 

DUE O TRE CAMBI. Juric ha dato per certo il rientro di Tameze in mediana, mentre dietro sperano in tre per una maglia: Dawidowicz, Cetin e Ceccherini. Il polacco è il favorito. In mezzo la regia dovrebbe essere affidata a capitan Veloso, mentre davanti potrebbe esserci la sorpresa Salcedo al posto di Zaccagni? O Bessa dall'inizio? Juric, ama sorprendere.

NON CAMBIA IDEA. Il Verona giocherà sempre con due mezz'ali e non con le due punte. Lo ha ribadito lo stesso tecnico croato. «Non mi piace per caratteristiche attaccare con due punte» racconta l'allenatore gialloblù, «ci sta per alcune partite, ma noi siamo pericolosi quando non diamo punti di riferimento. Poi il gol in qualche modo lo facciamo. Il gioco mi sembra più fluido, con due attaccanti più puri giochi per loro, per i nostri avversari. Mi piace quando attacchiamo in tanti». D'altronde il Verona se lo può permettere, visto la grande condizione fisica permanente. E se poi Conte ha detto a Lukaku di imparare a giocare spalle alla porta, la cosa può andar bene anche per Lasagna. Oltre alla grande velocità e i tagli continui, l'ex Udinese stupisce per la fisicità che mette nel trasformare palloni tossici in giocabili per i compagni. Il tutto naturalmente spalle alla porta.

PIPPO IN ASTINENZA. Il Benevento non vince da 7 partite ed in casa ha conquistato in solo due occasioni la posta intera. Una squadra che è obbligata a vincere, spesso si porta sul terreno di gioco ansie, paure e tensioni. «Finché non sei salvo non devi rilassarti, ma non devi farlo a prescindere» precisa Juric, «siamo concentrati sulle partite, cercando di migliorare il prodotto. All'andata c'erano tanti problemi, ma avevamo fatto bene. Mi aspetto un incontro difficile».

QUANDO SEGNÓ MATOS. Tra scaligeri e sanniti sono 7 i precedenti: 3 disputati in Serie A e 4 in Serie B. Il bilancio totale è 3 vittorie dell'Hellas, 3 del Benevento e 1 pareggio con 11 goal messi a segno dai campani e 7 dal Verona. Se si restringe il campo solo alla massima serie i gialloblù hanno ottenuto 2 vittorie (quella dell'andata di questa stagione, 3-1 con le reti di Barak, doppietta e Lazovic con il momentaneo pareggio di Lapadula e nel 2017-2018, 1-0 con goal-vittoria di Romulo), e 1 sconfitta (3-0 al Vigorito nel 2017-2018 con le marcature di Letizia e la doppia di Diabatè).

 

I precedenti degli incontri al Vigorito, tra A e B, sono 3 e coincidono con 2 vittorie del Benevento e una del Verona. Era il 9 dicembre del 2018 quando Silvestri parò un goffo tentativo di cucchiaio dagli undici metri di Coda e Ryder Matos invece segnò la rete della vittoria. In due anni e mezzo l'Hellas è cambiato notevolmente.In campo saranno solo tre i reduci di quella sfida: Silvestri, Dawidowicz e Zaccagni. Tempi diversi ma tutto sommato vicini, che riportano i sognatori con i piedi ben saldi a terra. Quella squadra a fine stagione ottenne la promozione ai play off in modo rocambolesco e con un altro allenatore in panchina. Guardare avanti è importante ma non dimenticare da dove si è partiti è segno di grande umiltà e forza.

Gianluca Tavellin

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