La versatilità in comune. E tanta fame. Jackson Tchatchoua e Charlys Matheus Lima Pontes sono andati quasi ovunque su un campo da calcio. Per necessità e per vocazione.
Ventun’anni uno, diciannove l’altro. Giovani, quindi con tanti margini davanti. Di sicuro eclettici all’estremo. Tchatchoua ama la zona di destra, ma sa stare anche dall’altra parte. Prima da esterno alto, ora da laterale a tutto campo. Quel che è stato Depaoli, quel che doveva diventare Zeefuik. Il classico quinto che sta bene dappertutto.
Tutt'altro capitolo Charlys, cresciuto nel mito di Casemiro come tutti i mediani brasiliani di fatica capaci di adattarsi ovunque. Prima trequartista, poi mezzala, sempre in grado di cucire ma anche di rompere il gioco. Giusto per placare oltre a Cruz la proverbiale sete di Sudamerica di Sean Sogliano, nel suo secondo mandato al Verona orientato spesso e volentieri sull’asse Belgio-Olanda dopo i primi anni in cui invece i viaggi verso Brasile ed Argentina quasi non si contavano.
Non è il primo e non sarà l’ultimo Tchatchoua pescato in quel sempre più fertile angolo d’Europa, il pregiato marchio delle giovanili dello Standard Liegi addosso e due annate allo Charleroi a maturarlo.
Anche nel giro dell’Under 23 del Camerun, la nazionale che ha deciso di rappresentare facendo leva sulle sue radici. Doveva andare al Torino, è finito all’Hellas.
La classica occasione afferrata al volo, a bassissimo prezzo. Il terreno in cui Sogliano si muove come a casa. Vale anche per Charlys, passista che dà una mano a tutti, talento da far lievitare senza fretta. L’età in teoria per giocare da fuoriquota con la Primavera, preso però per stare coi grandi. L’ideale compagno di Joselito Gomez, regista spagnolo richiesto prima dalla B del Cosenza e poi dal Torino ma alla fine rimasto a Verona.