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L'intervista

Silvestri, nemico-amico: «Innamorati di Verona. Spero che l'Hellas possa uscire dalla crisi»

Marco Silvestri al Galà del calcio triveneto
Marco Silvestri al Galà del calcio triveneto
Marco Silvestri al Galà del calcio triveneto
Marco Silvestri al Galà del calcio triveneto

Scomoda la prospettiva dell’amico di ieri che oggi ha le fattezze del nemico. 
Che forse vero nemico del Verona non sarà mai ma concorrente sicuramente sì. 
Marco Silvestri è la star al Galà del calcio triveneto, portiere e ormai punto fermo dell’Udinese, premiato al Teatro Comunale di Vicenza proprio per le performance in bianconero della stagione passata: «Io comunque sono sempre molto legato alla città di Verona», ricorda a margine dell’evento, «e mi spiace moltissimo per le difficoltà che vive la squadra. Lì abbiamo vissuto tanti anni, siamo innamorati persi di Verona e alla società sono ugualmente legato: mi ha dato tanto e mi auguro solo che possa uscire dal suo momento brutto il prima possibile». 

 

Silvestri, l'Hellas e l'Udinese

Tiene banco ovviamente il tema della profonda crisi di risultati dell’undici di Marco Baroni. Crisi cui l’Udinese di Silvestri pare essersi efficacemente ribellata dopo il ritorno di Cioffi (sfortunato l’anno passato in riva all’Adige) in Friuli: «La Serie A è difficilissima», sottolinea ancora il portiere, «ma l’Hellas ha dimostrato anche l’anno scorso che fa fatica a mollarla. Gli ingredienti? Bisogna ritrovare la compattezza tra i giocatori, dentro la squadra», sottolinea Silvestri. «Le cose vanno male quando inizi a vedere nel tuo compagno solo i lati negativi e non più quelli positivi. Lì devi stare attento perché quello è un brutto segnale. Bisogna sempre trovare il punto di forza del tuo compagno, non i suoi difetti».

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Il giocatore dell’Udinese - che affronterà l’Hellas tra una ventina di giorni - ha conservato affetti e amicizie tra i vecchi compagni: «Mi è dispiaciuto che qui non ci fosse Darko Lazovic (un altro dei premiati di ieri, ndr), uno che vedo sempre molto, molto volentieri. E poi sono molto legato ad Alessandro Berardi, a Faraoni, Magnani, Ceccherini… Tutti ragazzi di un gran bel gruppo, nel quale mi trovavo veramente bene».

Silvestri aveva già ricevuto lo stesso premio di ieri quattro anni fa, proprio quando vestiva il gialloblù. Evidente che sulla sua crescita l’esperienza di Verona abbia inciso, non poco: «L’insegnamento più grande che mi ha dato l’Hellas è stato quello del primo anno, quando siamo retrocessi, quando non ho mai giocato», racconta. «L’anno dopo viceversa mi è stata data totale fiducia e questo mi ha restituito tanta forza. Un periodo cruciale, quello, per la mia carriera».

Quello di Cioffi resta cognome scomodo, ovviamente. Scottato, l’attuale allenatore dell’Udinese, dai mesi vissuti l’anno passato a Verona, già in parte rilanciato dalle prime settimane in Friuli: «Il mister è arrivato molto carico, motivato, e ci ha ricordato subito i suoi principi essenziali: aggressività, intensità, ripartenze». Una ricetta che finora ha funzionato, visti i cinque punti in tre partite, con tanto di sacco a San Siro: «Sabato ci è andata peggio», ricorda Silvestri, riferendosi al pareggio subito in extremis dall’Atalanta in casa. Ma è indubbio che per le zebrette i segnali di ripresa siano tangibili.

 

Gli altri premiati a Vicenza

La mattinata di Vicenza è stata anche quella di Alessio Vita (Cittadella), Giovanni Zaro (ex Sudtirol) e Pohjanpalo (Venezia) per la Serie B 2022-’23. Ma anche quella, relativamente alla C, di Gigi Fresco e Carlo Faedo, il primo eletto miglior allenatore della Lega Pro, il secondo top player stagionale della Virtus. Lui tra Burrai (ex Pordenone), bomber Ferrari (Vicenza), Liguori (Padova) e Malomo (Triestina). E ancora tra Attys (Trento) e Molnar (Arzignano).
Daniele Orsato il miglior arbitro (con tanto di vibrante richiamo contro la violenza ai danni degli arbitri) e Aldo Serena, ospite d’onore della giornata.
Emozionante il ricordo del «momento più doloroso» della sua carriera, il rigore sbagliato nella semifinale mondiale di Italia ’90 contro l’Argentina: «Credo di aver avuto una crisi di panico. Quando il ct Vicini mi ha chiesto di tirarlo le gambe erano di marmo, non riuscivo neppure a comandarle. Un incubo», il suo film. «Poi la parata del portiere e il buio. Dei tre giorni successivi, fino alla finalina di Bari, ancora non riesco a ricordare nulla...»

Francesco Arioli

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