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Il miracolo di Tudor: è già l’Hellas di Igor, nel «mito» di Juric

La svolta in poche mosse. Il Verona si è rialzato con il cambio tecnico. Dal ventesimo all’undicesimo posto in quattro gare. La squadra segna tre reti a partita, secondo miglior attacco da quando c’è stato l’avvicendamento in panchina
Igor Tudor, quattro partite giocate, otto punti e nuovo Hellas
Igor Tudor, quattro partite giocate, otto punti e nuovo Hellas
Igor Tudor, quattro partite giocate, otto punti e nuovo Hellas
Igor Tudor, quattro partite giocate, otto punti e nuovo Hellas

Igor Tudor ha rigenerato l’Hellas. Non ha avuto bisogno di prendere a schiaffi l’anima. Si è preso il centro ha messo tutti attorno a sé e ha disegnato nuove traiettorie. E il Verona è tornato ad essere quello dei tempi belli: arrembante, coraggioso, impavido, vincente, generoso. Poi, se la giochi così e magari la perdi, fa niente. Ma il popolo dell’Hellas vuole soffrire e piangere solo per una squadra che non tradisca antichi valori.


Prima mossa L’intensità: l’Hellas di Tudor è feroce nell’attaccare gli spazi, intenso quanto basta senza palla, rapido e lucido in transizione, presente e fastidioso (per gli avversari) nel recupero palla. Tudor ha tolto i pesi dalla mente, cancellando tarli minacciosi. Risultato: quattro giocate, due vinte, due pareggiate. E il balzo dal ventesimo all’undicesimo posto in quattro partite. Bentegodi tabù per chi arriva. La Roma ha perso 3-2, lo Spezia si è arreso 4-0
 

Rivitalizzatore Tudor ha rivitalizzato chi ancora non aveva trovato giusta dimensione in questo Verona. Due su tutti: Kalinic e Bessa. Il primo ha trovato spazio, gol, gloria e adesso dover vivere una giornata di attesa in panchina pensa molto meno di prima. Bessa, invece, dato da tempo per partente, si è trovato ad avere ruolo di fiducia e responsabilità. E pure lui ha timbrato il cartellino trovando gioia personale. Si è rivisto anche Cetin. Per lui la fase di “passaggio“ appare più delicata. Ma Tudor sembra non voler dimenticare nessuno. Su Cancellieri, finito fuori dai radar, il concetto è diverso: il tecnico croato vede Matteo come quinto di prospettiva. Talento da preservare e non da bruciare. E nella filosofia “tudoriana“ del: tutti dentro, tutti utili, ha trovato i suoi minuti da protagonista anche il veronese Casale.
 

Macchina da gol Il Verona di Tudor vanta il secondo miglior attacco della serie A nelle ultime quattro gare giocate. Davanti ai gialloblù ci sta solo l’Inter. L’Hellas segna a raffica: tre gol alla Roma, due a Salernitana e Genoa, quattro allo Spezia. La produzione offensiva non è mai stata così florida. La cooperativa del gol ha visto protagonisti in epoca tudoriana: Faraoni, Barak, Caprari, Simeone, Kalinic e Bessa. L’unico neo, legato all’avvento di Tudor, era rappresentato dalla fragilità difensiva (media di due gol incassati nelle prime tre partite della gestione del tecnico di Spalato). Con lo Spezia il primo “porta inviolata“, pur con qualche rischio. Alla ripresa la linea di difesa veronese verrà messa a dura prova dal Milan. Ma questa, al momento, è un’altra storia.


Igor come Ivan Troppo facile associare Tudor a Juric. Tra l’altro, oggi, Verona e Toro viaggiano appaiate a otto punti in classifica. Stessa strada, mondi diversi. Tudor, a modo suo, ha riportato...Juric a Verona. Perchè i tifosi sono tornati a divertirsi nel guardare un Hellas che fa pochi calcoli e regala tanta corsa. Pure un fraseggio piacevole gestito da protagonisti sempre nuovi. Come Caprari, il nuovo Zac. Anche se, forse, non sembra corretto vivere di paragoni. Tudor, poi, ha avuto il merito di trascinare fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione i gialloblù in tempi rapidissimi, raccogliendo tra l’altro sempre a punti negli scontri diretti con Salernitana, Genoa e Spezia.
 

Proiezione Alla ripresa, dopo gli impegni dell’Italia in Nations League, il Verona di Tudor verrà messo a dura prova. Quattro le gare di ottobre: Milan a San Siro, Lazio in casa, Udinese alla Dacia Arena e a chiudere la Juventus al Bentegodi. Ci sarà un Veloso in più. E molto si potrà capire sulla reale consistenza dell’Hellas di Ivan, anzi Igor. Insomma del Guerriero di Spalato. Che è Tudor. Oggi più che mai, Tudor. 

Simone Antolini

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