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L'analisi

Igor, come hai fatto? Verona aggressivo e di grande qualità

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Igor Tudor, allenatore dell'Hellas Verona
Igor Tudor, allenatore dell'Hellas Verona
Igor Tudor, allenatore dell'Hellas Verona
Igor Tudor, allenatore dell'Hellas Verona

Un’altra squadra, un’altra storia. Il Verona di Tudor ha vinto e convinto. Una serata indimenticabile per i tifosi, molti dei quali non credevano ai loro occhi. Un gruppo rinato con l’aggressività e l’intensità conosciuta con Juric. Molto c’è da fare ancora, d’accordo ma la reazione è stata superba. Sia sulla strada delle tenuta e sia su quella più squisitamente tecnico-tattica. Contro una Roma stanca e sorpresa, il Verona ha mostrato quello che può fare.

 

I meriti di Igor. Libero dagli equivoci nei quali era sprofondato Di Francesco, ovvero giovani in campo a tutti i costi e quel solco da seguire, che al tecnico abruzzese andava stretto, Tudor ha fatto grandi cose. Ha migliorato inanzitutto la formula offensiva. Il 2+1 classico davanti è diventato spesso un 1+2 abbassando l’immenso Barak quasi a metacampo e alzando al tempo stesso Caprari seconda punta accanto a Simeone. Ai giallorossi sono mancati i punti di riferimento per quasi tutta la gara. Già nella prima mezz’ora con l’Hellas ancora imprigionato nel recente passato, con El Cholito e Lazovic due le clamorose palle-gol.

 

La posizione di Barak ha fatto ammattire difensori e centrocampisti e il rimorchio preso per il gol del pari del ceco, ne è una chiara dimostrazione. Contro una squadra più forte, quadrata e mestierante come è l’Inter rispetto alla Roma, il biondo gialloblù aveva sofferto quell’innaturale posizione da falso nove. Lui ama vederla la porta, non averla alle spalle com’era invece per Luca Toni, centravanti classico.

 

Bessa play. Eccola la sorpresa del tecnico croato. Il brasiliano a dare qualità a meta campo. Ci aveva provato anche Pecchia in un contesto ben più modesto ma il brasiliano non aveva quella maturità palesata con la Roma. È stato chiesto un maggior sacrificio ad Ilic, più giovane e fisico per avere un fine palleggiatore come Daniel Bessa. Un elemento spesso criticato dal pubblico come capitava per Emiliano Salvetti. Daniel ha fatto la differenza mettendo qualità nelle ripartenze in senso lato. Se il brasiliano si applicherà potrà avere un futuro in questo ruolo.

 

Non solo intensità. L’Hellas metro più, metro meno, ha corso per un totale di undici chilometri a testa: un’enormità. L’aggressività è stata massimale da parte di tutti. È chiaro che deve ancora crescere la condizione atletica ma già si sono visti dei miglioramenti. Oltre a questo Tudor non è caduto nell’errore ad esempio commesso a Bologna. Il Verona contro i rossoblù aveva avuto il dominio delle fasce laterali ma non l’ha capitalizzato. Faraoni e soci, facevano sempre un tocco in più, dando la possibilità alla difesa di organizzarsi. Secche ed immediate invece le palle in mezzo o in verticale con la Roma. La rete del pareggio di Barak è nata da tre tocchi veloci e subito la rasoiata dentro di Caprari. L’Hellas deve colpire con palla libera e pulita, senza aspettare troppo. È piaciuto questo gioco spiccio ed in velocità. Una modalità che deve essere sorretta dalla miglior brillantezza fisica possibile. L’ultimo quarto d’ora la squadra si è difesa con ordine.

 

Palle inattive. La gestione Tudor ha portato maggior attenzione sulle situazioni da fermo. Nel primo tempo però, il Verona ha rischiato di capitolare per una disattenzione. Punizione giallorossa dalla trequarti e Cristante sbucando da dietro sul corto ha colpito la traversa di testa. In quel frangente l’allenatore gialloblù si è lamentato vistosamente. In serie A, dettagli di questo tipo, diventano fondamentali e non si possono sbagliare. Domani si torna in campo per avere delle conferme.

Gianluca Tavellin

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