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LA VIGILIA DI EMPOLI

Hellas tra squalificati e infermeria piena, Tudor: «L’emergenza va accettata»

Igor Tudor prima stagione alla guida dell’Hellas (Fotoexpress)
Igor Tudor prima stagione alla guida dell’Hellas (Fotoexpress)
Igor Tudor prima stagione alla guida dell’Hellas (Fotoexpress)
Igor Tudor prima stagione alla guida dell’Hellas (Fotoexpress)

Un passato bianconero, da nobile guerriero dell’arte pedatoria. Ma da allenatore, Igor Tudor, non ama spingersi agli estremi. «Il calcio è grigio» racconta il tecnico croato in vista della trasferta in emergenza di Empoli. «Cambia in un attimo. Valutare non è mai facile. Basta un episodio per togliere senso a tutto quello che era stato detto fino ad un attimo prima».

Sfumature di grigio per questo Hellas che viaggia in emergenza in direzione Empoli. Tanti, troppi assenti. Ma, che ci volete fare? C’est la vie, è il calcio. A volte dà, a volte toglie. E allora torna in emersione quella “zona grigia“ tanto cara a Tudor. L’Hellas andrà in Toscana con altra faccia ed altri protagonisti. Fedele al suo credo calcistico. Sano e salvo. Ma con ancora tante cose da dire. «Sarà una gara particolare, per via dei molti assenti tra infortuni e squalifiche» dice Tudor. «Una situazione, di emergenza, che va accettata. È una gara che va preparata senza alibi e, anzi, dando anche qualcosa in più. Alleno una squadra forte, e una squadra forte deve avere questo modo di ragionare: esaltarsi nelle difficoltà».

Di fronte un avversario che ha perso veleno strada facendo, ma che dispone di una solida base di gioco e del talento necessario per mettere in difficoltà chiunque. «L'Empoli è un avversario con un’identità ben precisa, sappiamo che sarà una partita difficile perché giochiamo contro una squadra che non si snatura sulla base dell'avversario». E poi c’è l’Hellas. Soprattutto l’Hellas. Quello dei tanti squalificati e dei tanti infortunati. C’è un’intera squadra, fuori, che resterà a guardare. Il bicchiere, di certo, non può essere considerato mezzo pieno. Ma Tudor viaggia oltre il tedio, alla ricerca di letture appropriate, capaci di trasformare il disagio in opportunità. «Questo momento, in cui abbiamo tanti giocatori indisponibili, va vissuto - da chi finora ha avuto meno spazio - come una bellissima opportunità. Penso ad esempio a Hongla, al quale sono felice di poter dare minutaggio a Empoli. Non anticipo le mie scelte, andrà tutto valutato fino all'ultimo e lo vedrete direttamente domenica. Retsos? Non è ancora a disposizione, contiamo di averlo per la gara successiva contro il Genoa».

Il giudice sportivo ha chiuso per un turno la Curva gialloblù (da scontare nel turno casalingo con il Genoa). Hellas-Napoli ha lasciato questo strascico velenoso. E la città è tornata ancora nel mirino di chi vede esclusivamente odio e razzismo tra le mura scaligere. Tudor parla di Verona, non della giustizia sportiva. «Io vivo qui da straniero. Mi trovo bene. Verona non è una città razzista. Il resto lo ha già detto la mia società». Il tecnico parla pure del triumvirato gialloblù. Lui, D’Amico, Setti. Bastano loro tre per far brillare l’Hellas. «Ho un rapporto buono e professionale con entrambi, i ruoli sono ben definiti, ma l’avevo capito appena sono arrivato. Al Verona tutto è come dovrebbe essere: è molto chiaro chi prende le decisioni e le società che funzionano lavorano così». Non parla di se stesso. Verona sorpresa della serie A? «Non devo dirlo io, non posso parlare di me stesso. Lo devono, semmai, dire gli altri. Poi, torniamo a parlare sempre del “grigio“ di questo sport. La parola chiave è: continuità. Oggi confermi quello che hai fatto ieri. Forse sto vivendo qui la mia miglior stagione da quando alleno. Ma non tutti sanno che anche a Udine ho viaggiato con uguale media punti». Bianco, nero, grigio. Meglio il giallo e il blù.

Simone Antolini

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