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STAGIONE MALEDETTA

L’Hellas è un rebus: la grande incompiuta, si può salvare o no?

Gialloblù non più padroni del proprio destino. Tanti gli errori disseminati per strada
Hellas Verona, rebus da definire
Hellas Verona, rebus da definire
Hellas Verona, rebus da definire
Hellas Verona, rebus da definire

Chi merita di retrocedere? Noi o loro? L’Hellas o una tra Spezia e Lecce? A 180’ dalla fine la classifica dice che tocca al Verona salutare la A. Ma la stagione dei “tanti appelli“ potrebbe permettere ai gialloblù di regalarsi un’altra grande occasione. Comunque sia, il tempo dei rinvii è finito.

Verona-Empoli e Spezia-Torino diranno quasi tutto di questa maledetta corsa a due per un posto ancora in A. L’Hellas ha un punto in meno dei liguri ma deve capire se in 90’ può avere ancora in mano un jolly per la sopravvivenza.

Incompiuta

La squadra vista perdere a Bergamo, al netto dell’errore di Montipò, ha raccontato molto di una stagione. Il Verona non ha equilibrio. Viaggia in chiaroscuro. Vive di momenti e di lampi (il gol di Lazovic alla Dea), dimostra fragilità difensiva, soffre amnesie. Da l’impressione di riprendersi. Poi cade. Ed è successo troppe volte per pensare ad una partita da vivere a “senso unico“ con l’Empoli. 
Il senso della rimonta Il 2022 si era chiuso senza speranza, con il Verona lontanissimo dalla salvezza. Il 2023 ha portato punti e speranza.

E l’Hellas si è rimesso a correre. Consegnando un segnale a chi aveva pensato che «già a gennaio sarebbe finito il campionato dei gialloblù». L’arrivo di Zaffaroni e l’accoppiata con Bocchetti ha permesso di vedere all’opera un’altra squadra. Capace di doppiare, in fatto di punti, proprio lo Spezia. Fino a colmare le distanze. C’è stata continuità nella discontinuità. Forse l’Hellas ha corso troppo, forse è andata oltre le proprie possibilità. Forse, nel momento della verità, si è trovata scarica e appannata. E sono arrivati due ko di fila.

Errori del passato

Per carità, non stiamo a soffermarci troppo sullo stop col Toro e sull’errore di Montipò con la Dea. Il Verona vive soprattutto di errori che arrivano dal passato. La fine del «ciclo croato» (prima Juric e poi Tudor alla conduzione) non ha trovato seguito all’inizio di una nuova era. Cioffi è stato preso, coccolato e poi lasciato. Bocchetti, da solo, non ha portato sollievo. Bocchetti con Zaf ha portato speranza. Qui, il primo interrogativo: per un Verona nuovo, tecnicamente depotenziato e in divenire, non serviva forse un allenatore di navigata esperienza?

In bilico sull’abisso

Poi, si è rischiato troppo nel dare seguito alle cessioni di Simeone, Caprari e Barak. Non c’è stato ricambio impattante in termini tecnici e di gol. L’Hellas ha perso la sua fluidità offensiva, la sua imprevedibilità, il suo “senso dell’attaccare“. Magari, un anno fa, potevi permetterti qualche errore in più se poi rimediavi con il Cholito o con le giocate del funambolico Antonin. E, invece, fin da subito il Verona è andato in grande difficoltà. 

Lunga rincorsa

La serie A vista da dietro è...una sofferenza. Cerchi di restare aggrappato, devi rincorrere, devi forzare quando gli altri stanno troppo davanti. L’Hellas, in questi giorni di pessimismo cosmico, ha dimostrato comunque, nonostante tutti i suoi limiti e carenze, di avere estratto gli artigli quando si è trovata spalle al muro. La situazione, seppur di forte disagio, non è ancora compromessa. Certo, il Verona oggi vive in uno stato di perenne tensione, sempre più in bilico sull’abisso. La vittoria di Lecce, però, ha detto che questa squadra potrebbe ancora giocarsi il “morso del cobra“. Poteva retrocedere presto, poteva uscire dalla lotta. Nonostante tutto è ancora lì. «Siamo ancora vivi, la partita ha detto questo» ammette Djuric a fine gara a Bergamo. 

Vivo, morto o X

Una retrocessione in B fa parte della storia del Verona. Ma è il senso delle cose che cambia di molto le prospettive per il futuro prossimo. Una salvezza miracolosa dovrebbe stimolare una rivoluzione (anche tecnica) destinata a riequilibrare una squadra fragile. Un ritorno tra i cadetti aprirebbe le porte ad un necessario rinnovamento. Con il “punto di domanda“ sulla nuova dimensione Hellas. 

Simone Antolini

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