«Per me e per tutta la società, questa è come una di finale di Champions League, quindi valuterò le condizioni di tutti e schiererò chi sta meglio». Ivan Juric non vuole che il Verona allenti ulteriormente la tensione e chiede ai suoi uno sforzo contro il Bologna, avversario domani sera (lunedì 17 maggio) al Bentegodi.
L’obiettivo è arrivare decimi. «Sarebbe fantastico per l’Hellas», racconta il tecnico in conferenza stampa. «Siamo carichi, a maggior ragione perché vogliamo uscire da questo periodo di risultati negativi. Al tempo stesso - continua Juric - è giusto essere consci del fatto che è qualcosa di strepitoso essere arrivati a giocarci - per il secondo anno consecutivo - la permanenza nella parte sinistra della classifica contro una squadra come il Bologna, che da anni lavora molto bene nell’allestimento della propria squadra anche grazie al proprio direttore sportivo (Sabatini), che reputo il migliore in Italia. Questo basta a darci tutte le motivazioni di cui abbiamo bisogno, in un periodo nel quale, dati alla mano, raccogliamo meno di quanto meriteremmo».
Secondo Juric i recenti risultati «derivano da alcune caratteristiche tecniche che ci mancano e sulle quali dobbiamo lavorare più che dalla "fame" in sé, che pure può essere un fattore in alcune fasi di gioco, come i calci d’angolo». Kalinic «sta giocando bene, anche contro il Crotone è stato tra i migliori in campo. Gli sta mancando il gol, ma fa giocare bene gli altri attraverso un grande lavoro. Non è stato a disposizione per un lungo periodo e adesso ha giocato due gare consecutive per 90’, quindi valuteremo fino a domani le sue condizioni in vista della sfida al Bologna. Come stanno Veloso e Vieira? Veloso si è allenato con noi ed è a disposizione, mentre Vieira no. Perché Lovato non era in panchina a Crotone? Per scelta tecnica. Matteo mi piace, è un grande prospetto, ed è giusto che completi il suo processo di crescita con gradualità, perché - osserva Juric - può diventare un giocatore davvero importante».
Alla domanda se c’è stato un calo mentale da parte della squadra, Juric risponde che «lo scorso anno in allenamento bastava lanciare un pallone e tutti andavano "a mille", non mi serviva neanche più intervenire, e se qualcuno usciva dal contesto reagivano loro in maniera autonoma e naturale per ristabilire l’ordine. Quest’anno ho detto che raggiungere questi risultati è stato più difficile e più bello rispetto allo scorso campionato proprio perché è dovuto esserci un lavoro psicologico più profondo. Abbiamo ottenuto l’obiettivo alla grandissima, per il futuro però bisognerà fare più attenzione. Se ho parlato con il presidente? Penso che queste dinamiche, come si fa in famiglia, vadano vissute con grande spirito di vicinanza. Tutti uniti».
«Analizzando scientificamente» la seconda parte della stagione, «a noi è mancato quello che ho detto prima: tiro, dribbling e "cattiveria" sulle palle da fermo. Lo scorso anno abbiamo sbloccato diverse partite su calcio da fermo, quest’anno invece ci è mancato. Componendo la squadra del prossimo anno bisogna pensare a quello, perché per il resto le prestazioni sono state di altissimo livello».
Facendo una valutazione della stagione, Juric evidenzia che «nei giudizi che ho letto e sentito si è stati troppo frettolosi, è sembrato che tutto fosse un po' facile, ma non è così. È un periodo che non facciamo risultati e a me "brucia", nonostante sia confortato dalle statistiche. L’ambiente, però, deve guardare anche a come lavorano altre squadre e capire che non è automatico lavorare bene e raggiungere risultati. Non abbiamo ottenuto quello che volevamo nell’ultimo periodo, ma le valutazioni devono essere più profonde di così: i risultati non si raggiungono per caso. Rispetto all’inizio dell’anno, è mancata un po' la sensazione di poter comunque trarre il massimo da ogni situazione. In generale, i giocatori passano spesso un periodo di accettazione del mio metodo di lavoro, ma poi dopo poco volano. È andata così a Crotone e anche lo scorso anno. Quest’anno - conclude - è successo con gran parte del gruppo, ma per dare il meglio serve che sia l’intera squadra a essere coinvolta. Da quando ci siamo salvati abbiamo fatto buone prestazioni ma non siamo stati in tutto e per tutto l’Hellas che avremmo voluto. Nella storia dell’Hellas ci sono concretezza e sofferenza, non bellezza fine a se stessa».