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Hellas dai mille volti I trasformisti di Juric dolce sorpresa d’Italia

L’abbraccio tra Zaccagni e Juric nella notte di festa a Bergamo
L’abbraccio tra Zaccagni e Juric nella notte di festa a Bergamo
L’abbraccio tra Zaccagni e Juric nella notte di festa a Bergamo
L’abbraccio tra Zaccagni e Juric nella notte di festa a Bergamo

«Ivan potrebbe trasformare Zoff in centravanti». Pensieri iperbolici usciti dal gelo del Gewiss Stadium di Bergamo, poco dopo il trionfo del Verona sull’Atalanta. Ivan Juric ha messo a segno l’ennesimo capolavoro tattico, trasformando la difficoltà (infortuni di Lovato e Ceccherini) in pura ispirazione. L’ennesima rivisitazione di ruoli e competenze, dentro ad un Verona che ha confermato di “esser pronto a morire per il suo allenatore“. La predisposizione mentale oggi è tutto. E Juric ha trovato la chiave giusta per far accettare - forse sarebbe meglio dire: piacere - al suo gruppo squadra, questo camaleontismo che sorprende e porta punti. Il concetto di: “modulo pensato in funzione delle caratteristiche individuali“ è stato completamente ribaltato dal tecnico. Facile coniare lo slogan: tutti per l’Hellas, l’Hellas per Juric, in un momento felice e pieno di aspirazioni positive come questo. Il tecnico croato continua nella sua personalissima rilettura del lavoro su tela, introducendo pennellate cariche di una tensione mistica destinata a lasciare traccia a lungo. ESEMPIO TAMEZE. Prendiamo Adrien Tameze, l’esempio di come il Verona cambia senza cambiare la sostanza. Il centrocampista francese, catalizzatore di palloni in mediana, è stato utilizzato a Bergamo come terzo di difesa. Ruolo, tra l’altro, interpretato con grande lucidità. Con Roma e Genoa si è piazzato sulla trequarti. In Coppa Italia contro Venezia, Juric gli ha affidato il ruolo di esterno di destra. Multiuso. PAWEL IL GUERRIERO. Non solo marcatore, non solo granatiere difensivo ma anche apprezzato centrocampista di contenimento. Juric si è reinventato così Dawidowicz contro il Milan. Altro esperimento che ha raccolto sorrisi. Non serviva avere passo ed un uso ispirato della geometria. Pawel doveva fare da cordone tra reparto di mezzo e linea difensiva. E avanzato di qualche metro rispetto alla posizione naturale, non ha tradito le sue vocazioni da scudiero, aiutando comunque il reparto di mezzo a muovere la palla. Con il Sassuolo gli abbiamo visto fare anche il quarto di destra sulla linea dei difensori, schierato come terzino nel 4-4-2 con il quale il Verona ha iniziato la gara. ALTI E BASSI. Duttili e scaltri i laterali del Verona. Armi d’attacco taglienti Faraoni e Dimarco. Abitualmente schierati a destra e sinistra nei quattro di mediana. Entrambi, però, sono stati abbassati nei tre di difesa. E la scelta ha pagato. Buon tempismo, tempi di uscita apprezzabili e sintonia nel gestire i movimenti del reparto. Pure Salcedo, normalmente uomo da trequarti in su è stato “ripensato“ da Juric come laterale di destra in mediana contro il Cagliari (con arretramento di Faraoni nei tre centrali difensivi). Ed Eddie ha disputato, per impatto, una delle sue migliori partite con il Verona. Intanto, ha dato continuità alla sua azione, si è creato spazio, ha trovato il tiro, si è messo in ritmo nelle sfide in isolamento che si sono riproposte più volte sulla sua corsia. Salcedo, con un maggiore raggio d’azione davanti a sè, ha trovato la giusta ispirazione e tempi di gioco che gli hanno permesso di creare sconquasso nella difesa avversaria. Ha funzionato meno, invece, la scelta di inserire Danzi (mediano ragionatore dai piedi educati) nei tre di difesa contro l’Atalanta. Un quarto d’ora di sofferenza al quale Juric ha voluto porre rimedio sostituendo il giocatore dopo l’intervallo. Ma la sperimentazione è fatta anche di questo. Infine, pur non snaturando il concetto di gioco che li muove, Barak e Zaccagni sono stati abbassati sugli esterni nel 4-4-2 iniziale contro il Sassuolo. Poca cosa rispetto a scelte ben più coraggiose (magari non per Juric) portate avanti dal croato. •

Simone Antolini

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