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serie a

L’Hellas e il fattore Bentegodi: tre in casa da non sbagliare

di Simone Antolini
Mai come adesso diventa fondamentale caricare l’energia dello stadio di casa. Finora pubblico straordinario. Nelle ultime quattro giornate arriveranno a Verona: Fiorentina, Torino e la già scudettata Inter. Gialloblù in trasferta solo a Salerno. Già nelle prossime due gare fondamentale la spallata alle concorrenti
L’ultima gioia. La festa Hellas dopo la rete di Coppola contro l’Udinese
L’ultima gioia. La festa Hellas dopo la rete di Coppola contro l’Udinese
L’ultima gioia. La festa Hellas dopo la rete di Coppola contro l’Udinese
L’ultima gioia. La festa Hellas dopo la rete di Coppola contro l’Udinese

Padrone del proprio destino. A quattro giornate dalla fine l’Hellas può ancora pensare a se stesso. E, dentro ad una stagione cattiva e tribolata, non è cosa di poco conto.

Dietro ai gialloblù restano Salernitana, Sassuolo e Udinese. Tocca a loro rincorrere. Tocca al Verona dare in fretta una spallata al proprio campionato.

Fattore Bentegodi

E, mai come adesso, a guardare cosa propone il calendario, diventa necessario affidarsi alla pancia e al cuore. Alla resilienza e al senso di “essere Hellas“ comunque e ovunque. Il cammino che porta alla salvezza prevede tre turni casalinghi sulle quattro rimanenti gare di campionato.

In fondo alla settimana la Fiorentina, poi toccherà al Torino, poi ci sarà la trasferta tutt’altro che semplice (visto il valore della rivalità che arriva dal recente passato) a Salerno. A chiudere arriverà a Verona l’Inter scudettata. In festa da tempo, ma pur sempre squadra di campioni che non sembra certo intenzionata ad andare in campo con il cuore allegro.

Casa agro...dolce casa

Non sempre è stato facile strappare punti al Bentegodi. Ma il Verona, a più riprese, ha fatto il suo dovere. Battendo dirette concorrenti nella corsa salvezza come Cagliari, Sassuolo, Empoli e Udinese. Ma riuscendo anche a grattare punti a Roma, Lazio e Juventus. Non basta ancora, certo. Non basta per la tranquillità. E probabilmente la stagione si deciderà davvero nelle battute finali. Perchè, Lecce a parte, pochi corrono.

E tutti sono lì a cercare di uscire dalle sabbie mobili della zona retrocessione. Numeri alla mano, parlando del “fattore Bentegodi“, i gialloblù hanno raccolto in casa fino ad oggi 20 dei totali 31 punti in classifica. Cinque vittorie, cinque pareggi e sei sconfitte. La più pesante, probabilmente, contro la Salernitana che era ancora di Pippo Inzaghi. Questo andamento casalingo garantisce il sedicesimo posto nella speciale classifica delle gare interne. Restano numeri.

Svolta a tutti i costi

Fiorentina e Torino sono, per l’Hellas, avversarie di (medio) alto rango. Allenati da amici di ieri: Vincenzo Italiano e Ivan Juric. I viola sono in serie positiva da tre turni: vittorie contro Sassuolo (5-1) e Salernitana(2-0), pari con il Genoa. Il Toro, invece, non vince da cinque turni. Rincorre un’Europa che sembra lontana. Si affida anche alla tradizione che vede Juric, da quando se n’è andato da qui, mai perdente contro il Verona.

Calcoli impossibili

Quanto manca alla salvezza? Quattro giornate, dodici punti disponibili, la Salernitana ultima a 15, il Sassuolo a 26, l’Udinese a 29, giusto per citare quello dietro. E poi il gruppone a tre di quelle che stanno a 31: Verona, Frosinone e Empoli. Considerando scontri diretti e stato di salute delle avversarie, oggi si potrebbe ipotizzare che 5 punti potrebbero bastare. E quindi va fissata quota 36 per il Verona.

Anche se parlare oggi di quota salvezza, viste le tante variabili, sembra quanto meno azzardato. Usando buon senso e speranza, l’Hellas con due vittorie da qui alla fine potrebbe festeggiare. Con una vittoria ed un pari dovrebbe andarci molto vicino. Baroni parla di «calendario tra i più difficili» rispetto alle avversarie. Vero, se si guarda il livello medio alto di Viola, Toro e Inter. E se si tiene pure conto delle difficoltà ambientali che i gialloblù troveranno a Salerno. Ma di spareggi veri non ce ne sono.

Lo stato dell’arte

E il Verona come sta? Partiamo dai numeri, che è più facile. La forma delle ultime cinque gare ricorda che i gialloblù hanno raccolto una media di un punto a partita: una vittoria con l’Udinese, due pareggi contro Atalanta e Cagliari e altrettante sconfitte con Milan e Lazio. Restasse questa la tendenza, quattro punti, come si diceva, potrebbero anche bastare per strappare la permanenza in serie A. Altro fattore: il cammino delle concorrenti del Verona (ne parliamo a parte). Pure per demeriti altrui si potrebbe restare in A. Ma questo è altro argomento.

Meglio al ritorno

Resta il percorso del Verona come punto di riferimento. Hellas tra alti e bassi in questo girone di ritorno nel quale ha raccolto 17 punti in 15 partite. E, con quattro partite ancora da giocare, ha fatto già meglio dell’andata, quando in quindici gare si era fermato a undici punti. La media del ritorno è di 1.13 punti a gara. Se confermata - e si torna sempre lì - l’Hellas di affaccerebbe a quella quota salvezza dei 35 punti vista da molti come punto di approdo per la permanenza in A.

Uomini

E poi, chiuso il capitolo statistico, si parla per forza di cose degli uomini. Baroni non ha mai perso la traccia. Può essere criticabile, certo, per scelte in corsa, cambi di modulo, atteggiamento in divenire della squadra. Ma dentro ad una rivoluzione arrivata come uno tsunami in inverno, poteva finire travolto dall’onda. E, invece, il tecnico toscano ha sempre tenuto in linea di galleggiamento l’Hellas. Oggi salvo, va ricordato una volta di più. Anche se la salvezza, al 30 aprile, vale solo per cullare speranze.

Il Verona deve ritrovare il miglior Folorunsho, meno fluido e più contratto rispetto ai tempi migliori. Deve capire di quale “male oscuro“ soffrono Duda e Suslov. Deve alzare la qualità del livello difensivo. Deve trovare, definitivamente, in Noslin un faro. Deve pretendere di più da Swiderski. E Baroni dovrà, una volta di più, pescare dalla panchina (Dani Silva, Centonze, Bonazzoli, Mitrovic) tutto l’oro del mondo.

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