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La ricorrenza

Nanu compie sessant'anni: «Per me l'Hellas è amore»

Giuseppe Galderisi arrivò al Verona dalla Juve. Aveva solo vent'anni e scrisse insieme ad altri la storia
Un giovanissimo Galderisi alla sua prima stagione con la maglia gialloblù nel campionato 1983/'84
Un giovanissimo Galderisi alla sua prima stagione con la maglia gialloblù nel campionato 1983/'84
Nanu Galderisi compie 60 anni

«Tanti auguri a te, tanti auguri Nanu...». La telefonata arriva dalla Danimarca. Facile intuire chi l'abbia fatta. «Peccato, che Preben si sia sbagliato. Ha anticipato di un giorno». Giuseppe Galderisi compie sessant'anni.

Il bocia dello scudetto, ha capovolto il «9». Ora ha il «6» davanti. Fontolan, Tricella, Di Gennaro, perfino il suo sostituto, Turchetta, si è fatto sentire. «Non sono bravo con what's app» racconta il "il Turco", «quindi l'ho chiamato. Io un nano rispetto a lui». E poi c'è «il Fonto». «Tanti auguri Pepè» racconta l'ex stopper gialloblù, «grazie per aver giocato con me in quegli anni stupendi». Antonio Di Gennaro non abbandona i panni dell'opinionista. «Nanu» racconta l'ex regista dello scudetto, «È stata una punta moderna con grande tecnica nell'uno contro uno. Furbo in area. Per noi centrocampisti era facile trovarlo».

Nanu, ma come dobbiamo chiamarti? Pinuccio? Pepè o che altro...

Chiamatemi che mi fa piacere. Verona per me è amore, come quello che mi dimostrano i miei ex compagni. A parte lo stordito di Elkjaer, che ha sbagliato giorno ma è uguale.

Stai ancora correndo?

Sempre, nonostante i miei sessant'anni. Come la mia canzone ai tempi dello scudetto.

Come nacque l'idea?

Furono Mauro Micheloni e Silvio Perrone a spingermi. Frequentavo il negozio Dj Studios di via San Nazaro. Loro sapevano che cantavo sempre, mi piaceva.

Ti ispiravi a qualcuno?

Renato Zero, che ancora ammiro.

E i compagni che dicevano?

Mi prendevano in giro. Capitan Tricella mi disse una volta: "Canti troppo, pensa a giocare". Era un segnale: lo ascoltai.

E le serate all'Excalibur?

Dopo la partita, la domenica. Eravamo almeno cinque o sei della squadra. Vivevamo la città. Ora non è più così. Il mister ci lasciava andare, l'importante è che fossimo in gruppo. "Bisogna andare" si diceva a una certa ora, e tutti lasciavamo la discoteca. Ricordo le passeggiate in Piazza Bra. La gente ci rispettava. Cinema o ristorante. Eravamo tutti assieme. Non me ne sarei mai andato da Verona.

Anche Sacchetti compie gli anni...

È più vecchio di me (ride ndr). Sì, lo stesso giorno. Gigi e la sua famiglia sono stati un punto di riferimento.

Parliamo di calcio, la Juve prima dell'Hellas...

Scuola di vita. Erano schiaffi e premi. Zoff, Furino, Scirea, Bettega, Tardelli e Cabrini. Mi facevano morire. Avevo sedici anni, però la domenica mi davano il premio partita intero, nonostante fossi un primavera.

A quale allenatore sei più affezionato?

In nazionale Acconcia, Maldini, Vicini e Bearzot. Ho preso un po' da tutti. I più grandi restano però Trapattoni e Bagnoli. Per me sono stati due papà. Lo percepivo da come mi trattavano.

L'attaccante più forte con il quale hai giocato?

Altobelli, Bettega, Rossi, mamma mia quanti...Però l'unico per me è stato Elkjaer. Per caratteristiche, forza e per come affrontava la gara, era un gigante.

E poi...

Tricella, Di Gennaro, Fontolan, Fanna e Joe Jordan. Ma tutti, dai. Arrivai a Verona a vent'anni. Mi hanno cresciuto. Piango ancora Mascetti, Lonardi, il Pista Manfrin e Claudio. Garella avrebbe dovuto festeggiare con me. Mi manca tantissimo.

Il gol più bello?

La doppietta di Belgrado. Io che vado sotto la curva nostra. Che temerari quei tifosi. Abbiamo eliminato la grande Stella Rossa. Mi commuovo, sarà l'età (ride ndr). Però come si può spiegare oggi. Eravamo parte della città, della gente. E poi, secondo me, a San Siro col Milan. Perdemmo 4 a 2 ma feci un gran gol.

E il rimpianto?

Sai che non ne ho. Gli errori fanno parte della crescita di ognuno di noi. Nel 2004 ho avuto un infarto. È stato un segnale, dovevo cambiare. Calcisticamente rigiocherei solo la partita con lo Sturm Graz. Eravamo molto più forti di loro. Ogni tanti penso ancora a quell'eliminazione. Non mi va giù.

Il Verona è in B?

Ora è dura ma non è finita. Hanno sbagliato tanto ma sono stati pure sfortunati. La sosta farà bene ai gialloblù.

Nanu, come festeggerai i sessant'anni?

Con mio figlio Andrea Massimo, in modo semplice. Sai è un musicista. Ha un duo, si chiamano Gam. È appena uscito «Come nelle vene», un bel singolo. Sì è vero, sto ancora correndo e cantando.

Gianluca Tavellin

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