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Giù le mani dal Verona. Juric, quella carezza è un segnale al gruppo

L’allenatore gialloblù Ivan Juric
L’allenatore gialloblù Ivan Juric
L’allenatore gialloblù Ivan Juric
L’allenatore gialloblù Ivan Juric

Non sparate sul Verona. I gialloblù non lo meritano. Nell’era dove la massaia di Voghera diventa Angiolina Jolie e l’ultimo dei tifosi dell’Hellas Gianni Brera, può capitare perr colpa web di andare oltre. Attenzionare i social fa parte della nostra vita, prendere per buono delle critiche che una volta finivano al bar, pare esagerato e stucchevole. Succede anche per l’inviati della tv di Stato ma lì, si sa, spesso la brillantezza è scandita dall’uomo del luogo comune: Enrico Varriale. E pensare che il mondo della Rai è pieno di ottimi giornalisti. Juric parla di rispetto ed ha ragione. Criticare il Verona è legittimo, ci mancherebbe, ma osare di più francamente è sbagliato. MENTE STANCA. Il motore del Verona non si è acceso davanti ad un buon Milan. Meglio ricordare subito che alcune riserve del Milan valgono almeno i top player del Verona. Tra le due squadre c’è un solco tecnico e fisico notevole.L’Hellas di Juric è sembrata, restando in campo motoristico, un’auto con il serbatoio pieno di benzina ma la batteria scarica. Non si poteva accendere il motore che ha dato dei segnali di vita quando nella ripresa Juric ha provato ad agganciare i fili grazie a Dimarco e agl’altri gialloblù subentrati dalla panchina. Il Mago di Spalato si è sentito in dovere di riconfermare la squadra di Benevento. Si potevano lasciar fuori gente come Lazovic, Barak o Zaccagni dopo averli visti contro la Juve e la squadra di Pippo Inzaghi? Era praticamente impossibile. Il dispendio di energie mentali è stato enorme per una rosa ampia sì ma non ancora in grado di reggere tre impegni del genere. All’andata, paradossalmente, le due partite fuoricasa rispetto a questa settimana hanno aiutato. I gialloblù potevano agire più in ripartenza. Senza contare che a questo punto della stagione e nel cambio di clima chi ha tirato sempre la carretta è normale che abbia un po’ la mente appannata. Capita, non ci si deve abbattere perchè si impara più da ko del genere che da vittorie come quella di Benevento. Facile in terra sannita è stato tutto perfetto. OBIETTIVO «SÀSOL». L’obiettivo adesso deve essere uno soltanto. Arrivare prima del Sassuolo e se possibile restare in scia della settima in classifica. È questo, conoscendolo, che Juric trasmetterà alla squadra. C’è la voglia di riscatto dopo l’incredibile e immeritato ko dell’andata. L’Hellas fu fermata più dai legni che dal gioco del bravo ma fin troppo incensato De Zerbi. Anche l’Hellas ha ottimi giovani e non solo i neroverdi. Non sarà facile perchè quell’ottavo posto potrà far gola anche alla Sampdoria che già nella passata stagione fece un ottimo girone di ritorno con Ranieri in panchina. Vincere oppure ottenere un pari al Mapei Stadium vorrebbe dire molto per la squadra di Juric ma pure per il club che sta crescendo, anche se dovrebbero esserci più sorrisi e meno musi lunghi. ABBRACCI E CAREZZE. È in momenti come questi che si misurano le persone e non solo i professionisti. Ivan Juric piace per gli abbracci di Benevento e le carezze col Milan. In Campania se la prese con Dawidowicz, reo di metterci troppo tempo prima di entrare in campo, quando lui stesso aveva ordinato un altro cambio. L’abbraccio che ne è seguito è stato bellissimo. «Si arrabbia ma poi se sa di aver torto ci chiede scusa» disse Magnani a L’Arena la settimana scorsa. E proprio il Magno è stato «vittima» di un altro corpo a corpo di Juric. Ma la testimonianza più bella è stata domenica al Bentegodi quando è uscito Antonin Barak. In quella carezza del condottiero gialloblù c’era tutto il rispetto sì per Antonin ma anche tutto l’amore per l’Hellas. Una squadra che ha dato tanto e riprenderà statene certi a correre con la testa libera come piace a Ivan, il Mago di Spalato. •

Gianluca Tavellin

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