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INTERVISTA

Giovanni Simeone: «Il mio calcio? Una lotta continua. Mio padre entusiasta dell’Hellas»

Giovanni Simeone, per tutti El Cholito (Fotoexpress)
Giovanni Simeone, per tutti El Cholito (Fotoexpress)
Giovanni Simeone, per tutti El Cholito (Fotoexpress)
Giovanni Simeone, per tutti El Cholito (Fotoexpress)

La prima impressione è straordinaria. Giovanni Simeone sembra monsignor Della Casa. Il ragazzo, faccia pulita e abbigliamento sportivo, appare di un’educazione collegiale. Insomma il Ricky Cunningham di «Happy Days». Non il solito calciatore sommerso da tatuaggi, ori, primiera e settebello.

Alla presentazione in sede è arrivato con mamma Carolina e la moglie Giulia Coppini. Una famiglia solare. In campo però, lui è come papà Diego Simeone. Ruoli diversi ma carattere da vendere.

 

«Un aggettivo per definire il mio calcio?» afferma il Cholito, «garra, garra e ancora garra». Insomma quella lotta continua di cui l’Hellas ha bisogno.

 

Pensavi di giocare contro l'Inter?

Avevamo chiuso tutto in ventiquattro ore. Con i miei nuovi compagni avevo fatto un solo allenamento, era giusto giocassero altri. Si parlava da tanto di questo trasferimento... Ora è giunto il momento. Mi identifico molto con la squadra, con i suoi valori, con la voglia di lavorare e andare su ogni pallone.

 

Cosa ti ha detto l’ex gialloblù Rafael?

«Rafa» mi ha parlato della città, mi diceva fosse la più bella d'Italia. Lui ha passato molti anni belli qui. E tuo padre? Mio papà è contento, perché suo figlio intraprende una nuova avventura. Lo sento sempre, mi chiede come vanno gli allenamenti: è entusiasta.

 

Di Francesco ti metterà qualcuno vicino?

Bisogna capire cos'è meglio per la squadra. La cosa più importante è riuscire a trovare un buon equilibrio: posso adattarmi a giocare da solo oppure con un compagno vicino. Sarà l'allenatore a trovare la miglior formula.

 

A Firenze hai incrociato Ribery?

Sì, ma per poco. Per quel poco che ho visto mi è sembrato un giocatore di un altro livello.

 

Cosa ti ha detto Setti?

Mi ha dato il benvenuto, era contento del mio arrivo. Gli ho detto che la squadra corre tanto e mi piace molto questa cosa. L’ultima stagione è stata difficile per te? A Cagliari e dove sono stato in passato, ho sempre cercato di dare il massimo. Da quando ho finito le vacanze ho pensato di dovermi mettere a disposizione, ovunque andassi. Mi sono preparato bene fisicamente, e ora voglio dimostrare di esserci.

 

Che Di Francesco hai ritrovato?

Una persona serena, contenta del mio arrivo e della squadra che allena. Mi ha detto che mi sarei trovato molto bene. Concordo con lui, penso che sia così: è una squadra che corre, che attacca. L'ho trovato entusiasta. L'obiettivo è la salvezza.

 

Cosa significa per te?

Questo è il traguardo che mi hanno trasmesso. Sarà un anno molto importante. In ogni partita bisogna lottare su ogni palla, questo fa la differenza.

 

Cosa significa per te l’Hellas?

È una possibilità per crescere. Quello che succederà non lo so, sono molto contento qua. Il mio obiettivo è migliorare, mi è stata data una grandissima opportunità e sono contento di averla.

 

Cosa non ha funzionato a Cagliari? A quanti gol vorresti arrivare?

A Cagliari abbiamo vissuto un anno difficile, con Di Francesco ma anche con Semplici. Nelle difficoltà siamo riusciti a lottare, per uscirne. Non mi prefiggo un obiettivo in termini di gol, voglio dare tutto.

 

A Bologna, puoi già giocare?

Mi sto preparando al massimo, poi sarà Di Francesco a capire chi starà meglio. Io sono disponibile, già da ora.

 

Che trattativa è stata?

C'erano anche altre opportunità, oltre a questa. Ma quando il direttore mi ha chiamato ho capito che mi volevano fortemente. Apprezzo molto la chiamata di D'Amico, sapere che c'era Di Francesco, che mi sono sempre identificato in questa squadra, ha aiutato molto. Poi il mercato è strano, lo sapete: sono sempre stato chiaro con il direttore, gli ho sempre detto che volevo venire qua.

Gianluca Tavellin

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