<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
A TU PER TU

Furio Zara «L’Hellas non è in saldo e Gabriele Cioffi è un mister da vetrina»

Quattro chiacchiere in libertà con l’autore della Domenica Sportiva e firma della stampa nazionale

«Sarà un Verona diverso ma ugualmente competitivo. Cioffi? Ha un mondo in testa». Metti un pomeriggio di una calda estate tra le cicale in mezzo ai canali del Brenta. «Si ma semo all’ombra, però».
La lingua è quella cara a Zaia: il dialetto. Lui ha mente e penna fina. Furio Zara, per gli amici «Furietto». Una specie di enciclopedia del calcio prestata alla Domenica Sportiva e al Foglio, quando non dipinge per la Gazzetta o l’inserto della rosa: «Sportweek».

 

Super Gabriele A lui, il neo mister gialloblù piace parecchio e ci spiega il perchè. «Da vice allenatore ha saputo fare il salto di qualità» racconta Zara, «Non ci sono riusciti in molti. Così a memoria dico Gotti, Tudor o Pecchi quand’era con Benitez. Cioffi ha avuto molte esperienze. Tra i giovani, da assistente ed in giro per il mondo. In Inghilterra e in Arabia, se non ricordo male. Ha 46 anni e si è costruito basi solide. Serve empatia e personalità coi giocatori». Quella che non tutti, ad esempio gli ex campioni del mondo, hanno avuto. «La cara, vecchia gavetta» precisa l’autore della Domenica Sportiva, «l’anno scorso in molte gare, l’Udinese dominava per almeno un tempo, poi la differenza la faceva la qualità dei giocatori in campo ma si vedeva che il lavoro di Cioffi era arrivato in profondità».

Massimo Cataldi, Matteo Cioffi e il mister Gabriele Cioffi
Massimo Cataldi, Matteo Cioffi e il mister Gabriele Cioffi


Il mercato Henry è l’uomo giusto per sostituire il Cholito? «Credo di sì» risponde Zara, «lui ha fatto nove gol che non sono pochi in gruppo con grandi lacune com’era il Venezia. In più, i suoi movimenti sono sempre votati a far giocare bene la squadra. e come dicono quelli bravi, può giocare pure da “sotto punta“ e cioè alle spalle di un Djuric o di un Piccoli». Va che è un piacere Furio. Il tempo sta scadendo, anche perchè l’autostrada di domenica è molto frequentata. Chiede di Bagnoli, ieri era il suo 87esimo compleanno, s’informa su Verona e sull’Hellas. «Ad esempio io» racconta, «uno come Barak non lo venderei mai. Ne farei l’icona dell’Hellas. Ha numeri per una rosa di una squadra da Champions. Però attenzione» si ferma ed esclama, «Il ceco è il migliore degli ottimi giocatori ma nell’ultimo girone dei top player. Per età, infortuni e caratura tecnica. Vedo più possibile una cessione di Tameze, che quella di Barak».


Prenderei «Ciro» E quale giocatore prenderesti, se fossi Marroccu. «Due idee le avrei. Beto e Mertens. Il primo difficilmente l’Udinese lo mollerà e poi il Verona è già coperto in quel ruolo. Ma il belga, lo prenderei ad occhi chiusi. Lo stava trattando la Lazio. Nel gioco del Verona con Caprari e Barak lo vedrei benissimo. Mertens, che è a parametro zero, può ancora garantire 7/8 gol e altrettanti assist». La chiacchierata, al netto delle cose personali, sta volgendo al termine. L’ultima incursione è sulla società. «Il Verona ha il suo posto nella gerarchia del calcio di livello italiano. Certo che Maurizio Setti, al quale rinnovo i complimenti, dovrà presto decidersi. Non potrà avere due club. Lui è stato molto bravo ed è una mosca bianca nel mondo del calcio. Fondi e proprietari stranieri comprano i nostri club, gli americani soprattutto, perchè gli emiri cercano solo la Premier». L’ultimissima cosa, Furio? «Non avrei ceduto Cancellieri. Lui può diventare tutto o al limite abbastanza».

Gianluca Tavellin
gianluca.tavellin@larena

Suggerimenti