<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
l'intervista

Rossi, la ricetta dell'ex: «Hellas, salvezza difficile. Date voce pure a Zaffaroni»

L’ex jolly di Torino, Verona e Legnago è tornato in città per la festa dei cent’anni del sodalizio del Bussè: «Dal rendimento di Tameze posso solo intuire che sia un anno segnato. Volevo restare in gialloblù»
Ezio Rossi giocò nel Verona dal 1990 al 1993, a destra ai tempi del Legnago e in gialloblù (foto Archivio l'Arena)
Ezio Rossi giocò nel Verona dal 1990 al 1993, a destra ai tempi del Legnago e in gialloblù (foto Archivio l'Arena)
Ezio Rossi giocò nel Verona dal 1990 al 1993, a destra ai tempi del Legnago e in gialloblù (foto Archivio l'Arena)
Ezio Rossi giocò nel Verona dal 1990 al 1993, a destra ai tempi del Legnago e in gialloblù (foto Archivio l'Arena)

«Ora mi fermo e vi rispondo». D’altra parte del telefono Ezio Rossi, il più veronese dei piemontesi. «Sto tornando dalla cantina Begali dove ho preso il Valpolicella e l’Amarone. Ecco entro dall’A&O e prendo il tastasal, poi vi richiamo». Dieci minuti più tardi, uno dei jolly più famosi del calcio italiano tra la metà degli Anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, puntualissimo richiama.

«A casa mia è molto apprezzato il mio risotto col tastasal. Juric beve il Barolo? Col suo stipendio lo berrei anch’io, tutti i giorni». Avremo dovuto capirlo dai suoi gusti, che il Mago di Spalato quand’era a Verona ci stava tradendo. L’appuntamento era sempre all’Enoteca Baraldi e non per l’Amarone, ma per i vini delle Langhe.

«Bella Torino-Verona alla ripresa» va avanti Rossi, «Anche se seguo poco sia i granata che i gialloblù. Quasi quasi so più dell’Hellas. Ho visto il rendimento di Tameze, un giocatore fortissimo. Da lì ho capito che la squadra aveva problemi». Sempre diretto Ezio che vinceva, lui granata nell’anima, i derby con la Juve e segnava con la maglia del Verona all’Inter. «Quando cambi troppo» racconta Rossi, «ti può andare bene ma quando trovi l’anno nero, non c’è niente da fare. Pure Ilic, altro giocatore che mi piace molto, è stato in campo troppo poco finora. Non so se l’Hellas si salverà. Il dieci per cento di possibilità? Credo siano troppe a meno che...».

A meno che non sia dia un po’ di voce in capitolo a Marco Zaffaroni. «Non è un mio amico ma ci siamo conosciuti e sempre rispettati sui vari campi da allenatori. Persona seria e molto capace».

Il cassetto dei ricordi

Ezio apre il triste file dei procuratori. «Io non l’ho mai avuto» racconta, «sarà per questo che nonostante nove promozioni in tutte le categorie, non alleno. Anzi le promozioni per me sono dieci, perchè al Treviso mi mandarono via quand’ero in Serie A, proprio quando iniziai a fare punti. Perchè ho dato le dimissioni dopo aver salvato il Varese? Perchè alla mia età non sopporto la presunzione. In Italia è strano vedere che un allenatore dà le dimissioni. Io l’ho fatto tre volte negli ultimi cinque anni».

Molti gli aneddoti dell’ex mediano gialloblù. «Previdi nel ’93 a me e Pin disse che la società puntava su di noi. Due giorni dopo ci mandarono via». Ride di gusto Ezio, oppure quando dopo il fallimento del Mantova, fece la preparazione col Chievo. «Parlai con Sartori e dissi sono qui, che facciamo? Guardate che vado a giocare nel Legnago». I silenzi dei dirigenti del Ceo erano famosi. «Non ci credevano, pensavano scherzassi. Ed invece feci così. Sono felice di festeggiare insieme a Francesco Salvatore e a tutta la grande realtà biancazzurra. Anche lì volevo dimettermi ma ero giovane e “France“ mi regalò una lezione di vita». Perchè l’avvocato calcisticamente più famoso del tessuto veronese, è stato un precursore del «pàron-entrenador».

La pace con il calcio

Scusate la licenza dialettale e spagnoleggiante ma Gigi Fresco della Virtus, ad esempio, ha copiato quello che era Francesco Salvatore per il Legnago Salus. «Lì tornai a far pace col calcio. Non mi interessavano i soldi, volevo giocare al pallone. La squadra del Bussè mi rilancio al punto che dalla C2 arrivai in B col Treviso. E la stessa cosa avvenne dopo quando allenai i biancazzurri». Tra sci, padel, corsa e bicicletta il metabolismo di Ezio è più che mai attivo. «Però mangio e bevo» e giù un’altra risata.

Hai visto il Mondiale? «Sì qualcosa ma non mi ha entusiasmato» racconta, «il Marocco ha un grande cuore ma metà squadra farebbe fatica a giocare in B da noi, mentre Brasile e Spagna sono state presuntuose. Il calcio è semplice e mi auguro che il tiki taka scompaia. Ha fatto molti danni tra i tecnici, pure a livello giovanile». Così parlò Ezio Rossi, il più veronese dei piemontesi.

Gianluca Tavellin

Suggerimenti