Una illusione in un lampo all’Hellas. Una corsa in salita con la Juventus. Basta e avanza per raccontarla da doppio ex. Gigi Delneri, 72 primavere, ha provato a salvare il Verona del post Mandorlini e non è riuscito a trovare la scintilla con la Juve. Oggi “tutto vede“ dall’alto. «Il calcio corre» sorride, «io provo a stare in scia».
Delneri, il Verona ha perso la coincidenza con la salvezza?
Il Verona deve credere. Condizione imprescindibile per restare vivo. Il traguardo è lontano e non ci sono ancora certezze.
Come spiega la rinascita e la caduta?
Avete mai provato a rincorrere? Quando stai dietro ti passano per la testa tante cose. Serve spingere per accorciare e se per caso inciampi, rischi di finire svuotato.
Le ultime tre partite dell’Hellas cosa hanno detto?
Che non è semplice riprendersi il tempo perduto. La sconfitta con la Samp può avere risvolti pesanti. Ma i margini per riprendersi ci sono ancora tutti.
Lei cosa direbbe ai ragazzi nello spogliatoio?
Riprendiamoci l’entusiasmo. Lo abbiamo già fatto un volta. Ripetersi è possibile.
La realtà dice che alla ripresa c’è la Juve. Senza il -15 sarebbe seconda dietro l’imprendibile Napoli.
Oggi la Juve è solidissima. Si è rinforzata nelle difficoltà. Ha assorbito lo scossone della penalizzazione e si è rimessa a correre. Grandi meriti vanno attribuiti ad Allegri.
Tra i campioni bianconeri, quello che può fare più paura?
Rabiot è cresciuto molto. Oggi rappresenta un punto fermo. Poi, avere o non avere Chiesa non è la stessa cosa. Di Maria ha talento purissimo. Ma deve fare i conti con il fisico.
Il Verona a chi deve affidarsi?
Veloso. Uno come lui serve in campo ma soprattutto nello spogliatoio. Nel momento dell’incertezza è l’uomo giusto al quale appoggiarsi. Nella sofferenza può essere il sollievo. Il Verona ha bisogno di leader anche silenziosi.
Pure di chi la butta dentro...
Se non segni è dura, e qui siamo tutti d’accordo. Ma, il problema resta sempre di sistema. Sento parlare molto di Lasagna. Vero, non segna. Ma si spende, lotta, crea. Questo è il momento del “tutti insieme“. Le critiche che dividono e cercano un colpevole da colpire non servono a nessuno.
Lei è arrivato all’Hellas a stagione in corso nel 2015 a chiusura dell’era Mandorlini. Perchè non vi siete salvati?
Tutto ruota intorno alla sconfitta di Udine (0-2 al Friuli alla ventisettesima giornata ndr) alla quale ha fatto seguito lo stop in casa con la Samp. Ci è venuto a mancare il terreno sotto i piedi. Pure noi venivamo da lunga rincorsa. Ed è finita purtroppo come sappiamo tutti.
Zaffaroni e Bocchetti che miscela offrono?
Mi pare equilibrata. L’inizio è stato promettente. Alla ripresa del campionato avevano trovato una quadra, gioco, ritmo, punti. Poi è arrivato il difficile.
La parola chiave è qualità?
La parola giusta è “intensità“. Senza non si va da nessuno parte. Lo dicevo del mio Chievo. Senza intensità diventavamo una squadra normale. Il Verona oggi resta in corsa. Una corsa in salita.