<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'ex allenatore del Verona e della Juve

Delneri: «Hellas, l'esempio è Veloso. Ora riprenditi l'entusiasmo»

Gigi Delneri. Fu allenatore del Verona nella stagione 2015-16 (fotoExpress)
Gigi Delneri. Fu allenatore del Verona nella stagione 2015-16 (fotoExpress)
Gigi Delneri. Fu allenatore del Verona nella stagione 2015-16 (fotoExpress)
Gigi Delneri. Fu allenatore del Verona nella stagione 2015-16 (fotoExpress)

Una illusione in un lampo all’Hellas. Una corsa in salita con la Juventus. Basta e avanza per raccontarla da doppio ex. Gigi Delneri, 72 primavere, ha provato a salvare il Verona del post Mandorlini e non è riuscito a trovare la scintilla con la Juve. Oggi “tutto vede“ dall’alto. «Il calcio corre» sorride, «io provo a stare in scia».

 

Delneri, il Verona ha perso la coincidenza con la salvezza?

Il Verona deve credere. Condizione imprescindibile per restare vivo. Il traguardo è lontano e non ci sono ancora certezze.

 

Come spiega la rinascita e la caduta?

Avete mai provato a rincorrere? Quando stai dietro ti passano per la testa tante cose. Serve spingere per accorciare e se per caso inciampi, rischi di finire svuotato.

 

Le ultime tre partite dell’Hellas cosa hanno detto?

Che non è semplice riprendersi il tempo perduto. La sconfitta con la Samp può avere risvolti pesanti. Ma i margini per riprendersi ci sono ancora tutti.

 

Lei cosa direbbe ai ragazzi nello spogliatoio?

Riprendiamoci l’entusiasmo. Lo abbiamo già fatto un volta. Ripetersi è possibile.

 

La realtà dice che alla ripresa c’è la Juve. Senza il -15 sarebbe seconda dietro l’imprendibile Napoli.

Oggi la Juve è solidissima. Si è rinforzata nelle difficoltà. Ha assorbito lo scossone della penalizzazione e si è rimessa a correre. Grandi meriti vanno attribuiti ad Allegri.

 

Tra i campioni bianconeri, quello che può fare più paura?

Rabiot è cresciuto molto. Oggi rappresenta un punto fermo. Poi, avere o non avere Chiesa non è la stessa cosa. Di Maria ha talento purissimo. Ma deve fare i conti con il fisico.

 

Il Verona a chi deve affidarsi?

Veloso. Uno come lui serve in campo ma soprattutto nello spogliatoio. Nel momento dell’incertezza è l’uomo giusto al quale appoggiarsi. Nella sofferenza può essere il sollievo. Il Verona ha bisogno di leader anche silenziosi.

 

Pure di chi la butta dentro...

Se non segni è dura, e qui siamo tutti d’accordo. Ma, il problema resta sempre di sistema. Sento parlare molto di Lasagna. Vero, non segna. Ma si spende, lotta, crea. Questo è il momento del “tutti insieme“. Le critiche che dividono e cercano un colpevole da colpire non servono a nessuno.

 

Lei è arrivato all’Hellas a stagione in corso nel 2015 a chiusura dell’era Mandorlini. Perchè non vi siete salvati?

Tutto ruota intorno alla sconfitta di Udine (0-2 al Friuli alla ventisettesima giornata ndr) alla quale ha fatto seguito lo stop in casa con la Samp. Ci è venuto a mancare il terreno sotto i piedi. Pure noi venivamo da lunga rincorsa. Ed è finita purtroppo come sappiamo tutti.

 

Zaffaroni e Bocchetti che miscela offrono?

Mi pare equilibrata. L’inizio è stato promettente. Alla ripresa del campionato avevano trovato una quadra, gioco, ritmo, punti. Poi è arrivato il difficile.

 

La parola chiave è qualità?

La parola giusta è “intensità“. Senza non si va da nessuno parte. Lo dicevo del mio Chievo. Senza intensità diventavamo una squadra normale. Il Verona oggi resta in corsa. Una corsa in salita. 

Simone Antolini

Suggerimenti