<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Intervista all'ex Hellas

Davide Pellegrini: «Ho fatto piangere il Diavolo. E vorrei ci riuscisse Casale»

.
Davide Pellegrini in Verona-Milan del 22 aprile 1990
Davide Pellegrini in Verona-Milan del 22 aprile 1990
Davide Pellegrini in Verona-Milan del 22 aprile 1990
Davide Pellegrini in Verona-Milan del 22 aprile 1990

Un gesto gli è valso un posto nella storia. Davide Pellegrini, classe 1966, è icona di un Hellas dell’altro ieri. Da allenatore ha salvato il Verona dalle tenebre di una retrocessione in C2. Da giocatore ha regalato una speranza (di salvezza) durato sette giorni. Segnando una rete di bellezza inaudita contro il Milan stellare di Arrigo Sacchi. Prodezza dimenticata in fretta, per la triste retrocessione poi dei ragazzi dell’Osvaldo a Cesena. Eravamo all’alba dei Novanta, poco prima del Mondiale delle notti magiche.

 

Pellegrini, con lei Verona si rivelò ancora una volta fatale (dopo il maggio ’73) ai sogni scudetto del Milan. E quel gol l’ha consegnata al mito

«Senza saperlo, senza pensarci. Appena presi la palla non sapevo cosa fare. Arrivato davanti a Pazzagli, una montagna umana, mi prese la follia. E decisi per il pallonetto, giocando di psicologia. Pure usando il piede sbagliato. Trent’anni dopo dico: sono stato folle e fortunato. Se riprovassi a farlo per altre centomila volte, non ci riuscirei».

 

Chi farà piangere il Diavolo questa volta?

«Io ci sono riuscito, vorrei tanto potesse farlo Nicolò Casale. Un veronese, cresciuto a Verona, finito a fare gavetta, tornato a casa. E quest’anno protagonista di una bella stagione. Lui sarebbe perfetto per entrare nella storia. Poi, più facile capiti a Simeone e Caprari. Ma Casale potrebbe fare il... Sotomayor di turno. Angolo, mischia, stacco di testa».

 

Ha già il titolo?

Ride «Rimenbrando Sotomayor».

 

Più difficile per voi battere quel Milan di Sacchi, o per l’Hellas di oggi battere i rossoneri di Pioli?

«Quel Milan era completo, fatto di campioni e vincente. Questo Milan è ancora in costruzione. Molto forte, certo. Ma in attesa di consacrazione definitiva».

 

Lo scudetto alla fine a chi va?

«Bel rebus. Certo è che, se l’Inter non lo vince, è un fallimento».

 

Pellegrini in chi si rivede oggi?

«In Caprari. Per il tipo di gioco, per lo stare in campo, per il modo di gestirsi palla al piede».

 

Meglio Tudor o Juric?

«Li metto tutti e due sullo stesso piano. Ivan ci ha fatto divertire. E Tudor oggi è andato pure oltre».

 

Quindi, meglio Igor di una spanna?

«Mettiamola così: Simeone ha spostato gli equilibri, trasformando in straordinaria la buona stagione del Verona. Molto è dipeso dalla sua crescita personale. Il giocatore generoso e impattante si è consacrato bomber di razza. E i suoi gol hanno portato tanti punti».

 

Come si trasforma una serata speciale in una notte «fatale»?

«L’Hellas di oggi ha tutto per mettere in difficoltà il Milan. Ha da battere solo il record di punti, certo. Ma ha già centrato i suoi obiettivi. Può giocare leggero e cattivo come ha fatto fino ad oggi. L’intensità di questo Verona ti ammazza. E il talento offensivo può fare la differenza in qualsiasi momento».

 

Lei, invece, quel suo gol al Milan dove lo mette?

«Sul podio, al primo posto. Credo sia stato il più importante, anche per riverbero, della mia carriera. Poi, l’avessi fatto oggi, probabilmente ne avrebbe parlato tutto il mondo. Ma sono affezionato anche ai gol segnati alla Juve. E alla rete in B contro l’Udinese, che ci permise di tornare in serie A con il Verona».

 

Da allenatore: cosa rende accattivante questo Verona?

«Non finisce mai di stupire. Ti sta addosso. Gioca il suo calcio fino all’ultimo istante di recupero».

 

Diamoci una botta di internazionalità. Chi vince la Champions?

«Il Liverpool è leggermente favorito. Ma il Real di Ancelotti non lo ammazzi mai. E quando pensia sia finita, lui risorge».

Simone Antolini

Suggerimenti