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EMOZIONI

«Credete in voi stessi Così si arriva in alto»

Rafael con la fidanzata Isabel alla notte del Museo Nicolis e il premio ricevuto da L'Arena FOTOEXPRESS
Rafael con la fidanzata Isabel alla notte del Museo Nicolis e il premio ricevuto da L'Arena FOTOEXPRESS
Rafael con la fidanzata Isabel alla notte del Museo Nicolis e il premio ricevuto da L'Arena FOTOEXPRESS
Rafael con la fidanzata Isabel alla notte del Museo Nicolis e il premio ricevuto da L'Arena FOTOEXPRESS

L'ammirazione dei papà, i sorrisi delle mamme, l'incanto dipinto negli occhi dei bambini, i piccoli calciatori di oggi che riconoscono un modello assoluto nei modi gentili e nello sguardo un po' imbarazzato di Rafael de Andrade Bittencourt. La scena è quella del Museo Nicolis di Villafranca, l'occasione la premiazione del portiere del Verona, «sportivo dell'anno» 2013 secondo la redazione de L'Arena.
APPLAUSI. Quando «Rafa» si fa largo tra la gente accompagnato dalla fidanzata Isabel - il piano alto del museo è fitto di persone - il moto di apprezzamento è collettivo.
Proprio come quando il portiere del Verona si siede tra Paola Pezzo, Osvaldo Bagnoli e il capo-settore dello sport del giornale Raffaele Tomelleri: «Abbiamo pensato di premiare la bravura di Rafael ma anche la sua serietà», racconta proprio Tomelleri, «e il modo col quale, negli otto anni qui, ha saputo convincere gli scettici sulle sue qualità, passando dalla C alla B, dalla B a superare pure l'esame della A. Lui rappresenta la Verona che vince ma anche la Verona che sa soffrire. E ora glielo possiamo confermare: sì, sei un portiere da Serie A». Applausi.
Lo stesso Rafael annuisce, quasi stupito. Poi saranno autografi a pioggia, la lunga lista di tifosi e tifose da accontentare con foto e selfie, la contemplazione diffusa che fa da scorta alla bandiera gialloblù. Il brasiliano adottato dalla città.
L'ORGOGLIO. Prima si era consumato il dialogo coi media.
Soddisfazione e orgoglio, riconoscenza e aspettative distillate con la solita naturale disponibilità, l'occhio acceso e la proverbiale modestia: «Sono molto felice», l'esordio al microfono, «perché ho fatto tantissimi anni qua con la maglia del Verona, sono riuscito ad arrivare in A e a vincere questo premio». Che «è una cosa molto importante per me. Il mio segreto? La cosa principale resta il lavoro, lo sforzo nel cercare di migliorarsi. Io ho sempre creduto nel progetto, nelle persone che c'erano prima e quelle che sono arrivate dopo. Come il presidente Setti che mi ha voluto confermare, assieme al direttore Gardini e a Sean Sogliano. Ho creduto nel progetto e i fatti mi hanno dato ragione. Perché non è mai facile vincere, noi siamo riusciti a farlo in Serie B, adarrivare in Serie A e anche quest'anno siamo partiti bene».
I bambini si affollano e Rafael non può esimersi dal dare loro il consiglio più prezioso: «Allenarsi cercando sempre di migliorarsi, ascoltando il mister, soprattutto credendo in se stessi. Così si può arrivare anche al professionismo».
NON SOLO CALCIO. Il numero uno dell'Hellas è uno di quelli che crede fermamente nel valore del gruppo.
Così dribbla con eleganza la domanda sul compagno di squadra che a sua volta avrebbe votato: «Meglio approfittare dell'occasione per condividere questo premio coi compagni e gli ex compagni, anche perché il nostro è un percorso che parte da lontano. Tutto il gruppo merita il premio, compresi staff tecnico e società».
E uno sportivo veronese, extracalcio, da segnalare? «Penso che ce ne siano tanti... Questa è una città che ti permette di fare sport in maniera importante. Io penso che tutti quelli che sono stati premiati prima di me, compreso il mister, hanno portato al massimo la spirito della competizione, l'idea di voler vincere».
ADOTTATO DA VERONA. Otto anni dopo è bello anche parlare del suo legame con la città, con l'ambiente: «Credo che negli ultimi otto anni non siano stati molti i portieri che sono rimasti fedeli alla stessa squadra», anche perché «questo è un ruolo molto delicato».
Ma «io sono molto contento di essere ancora qui», rivela, «centrando anche gli obiettivi del club. Ed è un piacere immenso essere qua a rappresentare il Verona».
E poi, guardando al campo: «Di questi anni mi sono rimaste tante bellissime immagini», racconta. «L'ultima è quella del rigore parato a Torino. Però ricordo anche le giornate della promozione in Serie B a Salerno e la promozione in A. La giornata più bella - per me ma anche per tanti compagni che hanno condiviso con me la scalata dalla C o dalla B - è stata però quella dell'esordio in A con tanto di vittoria sul Milan. Sogni europei? Chi lo sa? Il nostro obiettivo resta quello di arrivare alla salvezza, che è ancora molto lontana. Poi vedremo. Ma cercheremo di fare ancora bene perché all'Hellas c'è un gruppo fantastico con ragazzi bravissimi e so che ce la metteremo tutta».
A Villafranca ancora non si è consumata l'eco del successo al fotofinish di sabato scorso sul Cagliari: «Era molto importante vincere e noi siamo riusciti a farcela anche soffrendo. Bene: contavano i tre punti». Quanto al Milan, atteso a Verona dopo la pausa del campionato, «sarà un'altra partita molto difficile», anche perché «ci sono campioni come il mio amico Alex» che però «voglio battere a tutti i costi».
PORTA BLINDATA. Tra i segreti del nuovo Hellas, lo dicono i numeri, c'è anche l'accresciuta tenuta difensiva.
Rafael, per dire, ha subito un solo gol nelle cinque partite ufficiali disputate finora: «Siamo contenti perché su questo aspetto abbiamo lavorato tanto fin dal ritiro», dice. «Sappiamo che in A se riesci a tenere la porta inviolata è già una gran cosa. Anche perché abbiamo giocatori forti davanti che possono sempre fare gol. Ma dobbiamo cercare di mantenere i piedi per terra perché siamo partiti bene ma bisogna cercare di finire altrettanto bene».
E su Gollini, che il suo esame l'ha superato, «dico che diventerà un grandissimo portiere perché ha doti importanti ed è umile, ha iniziato a lavorare tantissimo in ritiro e ancora lo fa con grande cattiveria».
Infine le parole dolci su Hallfredsson dopo la scomparsa del papà: «Emil sta con noi da tantissimi anni, fa parte di questo gruppo. Attraversa un momento di dolore ma io gli dico che faremo il massimo per rasserenarlo. Emil deve sapere che qui c'è tanta gente che gli vuole bene: la squadra, i tifosi e tutta la gente di Verona».

Francesco Arioli

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