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«Conta l’equità Non due pesi e due misure»

Giangiacomo MagnaniIgor Tudor
Giangiacomo MagnaniIgor Tudor
Giangiacomo MagnaniIgor Tudor
Giangiacomo MagnaniIgor Tudor

La discriminante è l’equità. Nient’altro. I tifosi del Verona fissano un unico paletto. «L’importante è che ci siano regole e disposizioni uguali per tutti. Senza trovarci di fronte a due pesi e due misure», la condizione di Chiara, concetto sposato da tanti altri fra i numerosissimi messaggi e le telefonate a RadioVerona nel corso di Fuorigioco. «Giusto giocare se più della metà dei giocatori sono negativi», lo spartiacque di Christian, sentiero imboccato pure da Alessia, Marco e Guido. «Dovremo convivere col virus, per quanto contagioso arriverà il momento in cui il covid dovremo accettarlo. Punto. Meglio quindi iniziare dal pallone, da una categoria super controllata come i calciatori», il fermo immagine di Mattia condiviso da Giorgio, Luca, Faustino e Marcello. Tocca un’altra questione Manuel: «Avanti così gli stadi saranno sempre più vuoti, le partite sempre più silenziose, il pallone per quel che mi riguarda sempre più sgonfio. D’accordo che lo show deve proseguire, ma ragionando così non si tengono per niente in considerazione le problematiche dei tifosi che in un contesto così complesso non si spostano tanto serenamente per una partita per quanto della propria squadra del cuore. È un assist non a caso invitantissimo per le televisioni, ma con stadi vuoti il prodotto sarà sempre più arido. Mi pare però che questo non importi a nessuno». Gabriele è sulla stessa linea: «La poesia ormai non c’è più, mancava solo il covid. Nessuna obiezione per la partita, è stato corretto andare se così hanno deciso autorità che certo ne sanno più di noi. Tanto sono sicuro che il Verona vincerà». Sereno anche Michele: «Si giochi pure, completamente d’accordo. Un giocatore positivo è ormai un giocatore infortunato. Se io non sto bene per una settimana c’è chi mi sostituirà in ufficio. Così sarà all’Hellas. Non ci vedo nulla di clamoroso». Per Angelo invece «così si rischia di falsare il campionato. Sotto i dieci positivi ci sta di far finta di niente e guardare avanti, ma se gli indisponibili fossero tutti di un unico reparto come la mettiamo? Se non ho neanche un difensore che fa Tudor? Gioca lui?». Federico va in un’altra direzione: «Quel che non vorrei vedere a breve è una classifica con squadre che devono recuperare tre o quattro partite come sta accadendo in Inghilterra. Capisco la frammentazione del calendario, ma fino a un certo punto. O vi sembra logico che il Torino, in corsa per la salvezza, abbia avuto il privilegio di giocare il 18 maggio prima dell’ultima giornata potendo farsi tutti i conti che voleva? Cerchiamo di evitare certe soluzioni all’italiana. Si chiama correttezza, anche se non riguarda il Verona. La lotta in basso non è affare nostro». Angelo sposta l’obiettivo: «Non immaginiamo chissà quali trucchetti. Chi proverà a farli certo non cambierà il corso dell’annata. Per fortuna nel calcio non puoi dire bugie, il campo è una sentenza». Passa e chiude Matteo: «Abbiamo bisogno di riferimenti veri, sempre più lontani da colleghi e amici. Sempre più distanziati, sempre più a guardarci dallo schermo di un computer. Per fortuna gioca l’Hellas, per un paio d’ore ci sembrerà che il mondo vada avanti come sempre. Anche se non è così». •. A.D.P.

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