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Colucci non dimentica nulla. «Non sarei mai andato via»

Leo Colucci nel derby vinto per 3 a 2 sul Chievo viene contrastato dall’ex Hellas Foglio
Leo Colucci nel derby vinto per 3 a 2 sul Chievo viene contrastato dall’ex Hellas Foglio
Leo Colucci nel derby vinto per 3 a 2 sul Chievo viene contrastato dall’ex Hellas Foglio
Leo Colucci nel derby vinto per 3 a 2 sul Chievo viene contrastato dall’ex Hellas Foglio

Capitano si salva il Verona? «Calcio d'agosto, non ti conosco dai. Diamo un po' di tempo ai ragazzi e a mister Di Francesco, che uno dei migliori allenatori italiani». Valentino Fioravanti, avrebbe scritto: «Dall'altra parte della cornetta», c'è Leonardo Colucci. Capitano senza macchia, per chi realmente sa, come sono avvenute le cose il 5 maggio del 2002. Mentre Ronaldo piangeva all'Olimpico e s'infrangeva il sogno scudetto dell'Inter, a Piacenza andava in scena la retrocessione più inaspettata e pazzesca della storia del Verona. Invano Fulvio Collovati, bravo ragazzo ed ex campione del mondo, cercava di consolare un Alberto Malesani scapigliato e spaesato. Mentre Colucci, a fine gara, si lasciava andare ad una dichiarazione col cuore. Gianlu, non farmi parlare dai...».

 

Eppure Leo per quello che ha dato al Verona meriterebbe molto ma molto di più. Nei «Tutti Colpevoli», striscione simbolo della curva Sud dopo Piacenza, la sua foto andrebbe tolta. «Eravamo una squadra giovane, che giocava un grande calcio ma non sapeva difendersi. In un undici occasioni dopo essere stati in vantaggio siamo stati ripresi o superati. Con Fiorentina e Parma eravamo addirittura sopra di due reti. L'unica cosa che posso dire oggi è che non cerco scuse. Ho giocato quasi sempre infiltrato per una fascite plantare. Andavo dal professor Zorzi. Poi a Lecce mi strappai e saltai molte delle ultime partite”. Diciamo che il gol dello juventino Tudor dopo che aveva spostato Paolo Cannavaro o il rigore concesso da Saccani all'Udinese col Lecce per fallo dubbio su Di Michele era stato molto contestato. Senza parlare di altre decisioni dell'internazionale Farina poco favorevoli al Verona. E questo disse il fato. Il resto fu sottovalutazione della situazione tecnica e molti giocatori non di proprietà in rosa . Per non parlare delle procure. Tante cose che chi, seguiva l'Hellas da vicino in quel periodo denunciò. Ma Colucci resta un Hombre Vertical con le maiuscole scolpite nella pietra. Stessa pasta di Totò De Vitis e altri ex di fine Anni Novanta che mettevano l'integrità morale prima di tutto.
 

 

Hellas, Piacenza e Bologna In quella stagione Giambattista Pastorello cedette in pratica tutti. Malesani si tagliò del 33% lo stipendio pur di restare con Yllana e Gomez ad evitare una doppia retrocessione. Il Leo fu tra gli ultimi ad essere ceduto. Per lui 174 presenze nel Bologna. “Chi mi conosce sa che non sarei mai andato via. Inutile rivangare e non serve più bagnare il pane. A Bologna ho scritto un altro capitolo della mia carriera. Alla fine sono stati i figli a decidere ma io sarei tornato a vivere a Verona”. Leo resta un capitano. Ancor oggi protegge chi non è stato uomo e ancor oggi non tirerebbe indietro la gamba. Ma la realtà incombe. “Lunedì sera guarderò la partita” dice, “il Bologna ha cambiato molto soprattutto dietro, però ha mantenuto l'intelaiatura della passata stagione con un efficace 4-2-3-1. Se ne sono andati Poli, Danilo e Da Costa. Ma è arrivata gente giovane ed in gamba”.

 

I gialloblù “Ho visto le due partite del Verona. Con l'Inter mi hanno impressionato davvero. Bisogna avere pazienza. Poi credi che pure la società l'abbia dichiarato. L'obiettivo resta la salvezza e l'Hellas è in quel gruppo di sette o otto squadre che lotteranno sino alla fine per rimanere in serie A”.

 

Equivoco tattico Prematuro dare giudizi per carità, però con Sassuolo e Inter è sembrato, molto spesso, di assistere ad un equivoco tattico in casa del Verona. “Ho capito cosa intendi” spiega Colucci, “può essere perchè in fase di non possesso la squadra guarda più alla palla che all'avversario. Cosa che con Juric non avveniva”. Già i tempi di aggressione erano diversi. Un fatto questo che sembra nuocere ai gialloblù. “O cambi subito o lo fai gradatamente. Però hanno deciso così e ci vuole tempo. Bisogna dare tempo all'allenatore perché sia lui che la squadra hanno grandi qualità”

 

Zaccagni e Hongla A proposito di tempo e qualità. Zaccagni se ne è andato e Hongla non ingrana. «Zac è uno dei migliori centrocampisti italiani. Mi dispiace se ne sia andato ma bisogna tener conto delle esigenze del club e delle velleità del calciatore. Hongla non lo conosco bene ma vi assicuro che giocare in mezzo non è per niente facile e ci vuole tempo. Siamo solo alla seconda giornata». Sono arrivati Caprari e Simeone. Che ne pensi? «Gente esperta, anche se il Cholito ha solo 26 anni. Saranno fondamentali. L’importante è che Simeone qualche golletto lo faccia. Di questo ha bisogno il Verona. E poi a me lui piace. È un lottatore. Date tempo al mio Hellas e scusate se ho detto mio». Ma di che capitano, sono altri che si devono scusare per quel 5 maggio 2002 e non l'hanno ancora fatto.

Gianluca Tavellin

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