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L'addio al grande portiere

L'addio alla leggenda Ray Clemence: quei due giorni a casa dell'Hellas

Di Palma e Clemence al loro arrivo al Bentegodi
Di Palma e Clemence al loro arrivo al Bentegodi
Di Palma e Clemence al loro arrivo al Bentegodi
Di Palma e Clemence al loro arrivo al Bentegodi

Forse tutti non sanno o non non ricordano che Ray Clemence, più titolato di Gordon Banks, portiere mito dell’unica Coppa Rimet vinta dagli inglesi, trascorse due giorni nella nostra città per apprendere i segreti del mestiere da Vincenzo Di Palma, tra i più bravi preparatori dei portieri italiani. «Grazie del ricordo e delle foto che mi avete inviato» racconta dalla sua casa a Milazzo Di Palma. «Sono molto dispiaciuto della scomparsa di Ray, voleva che lo chiamassi semplicemente così».

 

 

Di Palma forgiò Frey nell’anno del nono posto con Prandelli in panchina e poi rimase anche con Perotti l’anno successivo. Nel suo curriculum gente come Taffarel e Buffon. «Clemence all’epoca curava i portieri della nazionale inglese. Noi ci allenavamo all’Antistadio» ricorda Di Palma, «sorriso stampato in fronte e quando non ci capivamo c’era il vocabolario. Spesso mi diceva «Why?» e in quei due giorni di lavoro è stato bellissimo anche per i portieri del Verona Ferron e Doardo. Questo ha vinto scudetti, coppe e tre Champions oltre alla Uefa. Era un mito. è stato la leggenda del Liverpool ma in quelle giornate sembrava l’ultimo degli ultimi. Questa era la sua forza. Guardava sempre avanti ed è stato trai i primi a capire che il ruolo stava cambiando».

 

Di Palma spiega. «Con Taffarel già abile con i piedi avevamo iniziato a far sì che il territorio del portiere fosse molto più ampio. Clemence era molto preso dall’esercitazioni con i piedi. «Prendeva un sacco di appunti sul suo quadernone. Purtroppo sono passati vent’anni. Vi posso dire che aveva una personalità incredibile ed un grosso vissuto. Ci siamo scambiati tante informazioni. Ma come diceva lui, questa cosa la ricordo bene, il vissuto è importante però non bisogna fermarsi e guardare al futuro. Lui diceva che i portieri inglesi costruivano poco e voleva apprendere questa cosa dalla nostra scuola».

Di Palma oggi organizza corsi per allenatori per portieri e sostiene esami a Coverciano al Settore tecnico della Figc. «Come si fa a dimenticare Verona» ricorda Di Palma, «Venturati, Zecchini e naturalmente Prandelli». Lo sente Cesare? «Come no. Magari torno a fare il consulente alla Fiorentina» sorride Di Palma che analizza per noi anche Marco Silvestri. «Mi hanno chiamato l’anno scorso per sapere chi era il miglior portiere italiano dopo Donnarumma. Per me sono due: Meret anche perchè è giovane e Silvestri. Quest’ultimo ha avuto un calo solo sul finire della scorsa stagione ma per il resto è stato fondamentale per il Verona. Ha ancora margini di miglioramento e per me potrà diventare anche l’alternativa a Donnarumma a patto che mantenga un rendimento costante». Mister Di Palma, di poche parole ai tempi di Prandelli, si congeda con un complimento nei confronti di Cataldi, il suo preparatore. «Silvestri ha talento e la giusta cattiveria tra i pali. E’ ben allenato e in generale non dovete sottovalutare il lavoro del preparatore dei portieri perchè gli allenatori sono sempre più presi dalla gara e non sulla tecnica dei numeri uno». L’aveva capito da tempo Clemence, mito degli Anni Settanta e leggenda del Liverpool e della nazionale inglese. •

Gianluca Tavellin

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