<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Ciciretti, ultima scommessa Il Chievo «affitta» il talento

Amato Ciciretti, pezzo pregiato del mercato del Chievo
Amato Ciciretti, pezzo pregiato del mercato del Chievo
Amato Ciciretti, pezzo pregiato del mercato del Chievo
Amato Ciciretti, pezzo pregiato del mercato del Chievo

Un dilemma all’ultimo giorno di mercato. Meglio Trotta e Moncini o Trotta e Ciciretti? Meglio due punte vere o un attaccante e un trequartista? Il dubbio è durato poco, il tempo di avere un parere: quello di Aglietti. Vada per l’estro. Per l’imprevedibilità. Il dietrofront di Trotta ha lasciato il Chievo senza nulla in mano là davanti, ma l’importante era avere Ciciretti. Molto è ora nelle sue mani, nel suo talento a intermittenza da regolarizzare in fretta, nella sua abitudine a lottare sempre per il vertice come garanzia. Promosso in A col Benevento di Baroni, promosso col Parma di D’Aversa. La striscia gliel’ha interrotta proprio il Chievo, anche con la sua complicità. Non si fosse fatto parare il rigore da Semper ai quarti, la storia magari sarebbe stata un’altra. Ciciretti viene da stagioni strane, come l’ultimo scorcio di Napoli. Acquistato senza mai giocarci una partita, pacco postale da mandare in giro, sempre fuori da ogni rotazione. Un solo gettone, ma con la Primavera, vuoto assoluto che gli ha tolto le sacre partite e la continuità. Almeno prima di gennaio, quando s’è fatto avanti l’Empoli. Dove ha segnato, s’è acceso come sa, ma senza quel vecchio fuoco che l’ha spesso animato. Lontani i picchi di Benevento e gli attimi di Parma. Ma il Chievo può diventare la medicina di cui aveva bisogno. IL TOCCO IN PIÙ. La vita di Ciciretti è contornata di successi. Dallo scudetto coi giovani della Roma alla punizione allo Stadium a casa della Juventus con il piccolo Benevento cenerentola del campionato prima ancora di cominciare. Una sentenza nel dribbling, visione ampia nella rifinitura, poca attitudine col gol ma anche tanta qualità aggiunta alla manovra. Aglietti l’ha voluto anche per questo. Aveva bisogno di uno capace di fare anche un passo indietro, non solo di un funambolo che saltasse l’uomo o dell’esterno di rabbia che solo e sempre verso il fondo. Cercava un fine ispiratore di Djordjevic ma all’occorrenza anche un centrocampista aggiunto, uno che agitasse la linea di trequarti con adrenalina ma anche con intuizioni. Uno d’altissima qualità. Il Napoli ha contribuito a facilitare il prestito, ma il Chievo gli pagherà comunque un buon ingaggio da B. Un investimento di un anno, rischioso ma anche necessario. Soprattutto visto il lacunoso fatturato offensivo degli ultimi tempi. Un apriscatole in più per Aglietti, una vera e propria prima scelta. Da cui il Chievo s’attende tanto. Il suo biglietto da visita d’altronde parla chiaro. Ed ora è di nuovo al centro della scena, con nove mesi davanti per dimostrare di poter ancora spaccare le partite come e quando vuole. PUNTO DI PARTENZA. Fuori dalla mischia Ciciretti, ad un piano più alto di tanti altri. Un botto vero e proprio, anche se spesso in sospeso fra una Serie A che non l’ha mai accettato davvero e la cadetteria che a quasi 27 anni può stargli anche stretta. Fuori dagli schemi lui, non solo dentro al campo ma anche negli spogliatoi dove puntualmente ha trainato il gruppo. L’addizione che voleva il Chievo era proprio questa, giocando anche sulle motivazioni di chi viene da un’annata per metà vissuta in silenzio al Napoli e fra i silenzi di Parma, finito anche ad Ascoli pur di trovare aria vitale. Quando del Ciciretti di Benevento ma anche di quello che a Roma dettava legge non era quasi rimasta traccia. Ad onde il suo percorso, fra alti e bassi. Un pomeriggio da campione, un altro da giocatore normale in una carriera troppe volte spezzettata. In una linea mai davvero continua. Tremenda la delusione per quel rigore davanti a Semper, l’occasione per tornare decisivo che invece ha mandato subito a casa il suo Empoli solo pieno di stelle ma mai in fondo vera squadra. «Avrei voglia di poter tornare indietro per poter cambiare la sorte di quel maledetto rigore, ma purtroppo non si può. La vita è fatta di responsabilità ed io è giusto che mi assuma le mie. Spero che questa bella botta mi faccia crescere», l’amarezza di Ciciretti dopo quella notte del Bentegodi dove ora può tornare ad essere quello di una volta. •

Alessandro De Pietro

Suggerimenti