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Caro Hellas, ti ricordi Lepiller?
«Volevano che tirassi sempre...»

Matthias Lepiller con Gepy Pugliese e Luca CeccarelliI compagni dell’Hellas festeggiano Matthias Lepiller dopo la rete al Livorno FOTOSERVIZIO EXPRESS
Matthias Lepiller con Gepy Pugliese e Luca CeccarelliI compagni dell’Hellas festeggiano Matthias Lepiller dopo la rete al Livorno FOTOSERVIZIO EXPRESS
Matthias Lepiller con Gepy Pugliese e Luca CeccarelliI compagni dell’Hellas festeggiano Matthias Lepiller dopo la rete al Livorno FOTOSERVIZIO EXPRESS
Matthias Lepiller con Gepy Pugliese e Luca CeccarelliI compagni dell’Hellas festeggiano Matthias Lepiller dopo la rete al Livorno FOTOSERVIZIO EXPRESS

Niente più calcio, tranne quello giocato con gli amici nella squadra vicino a casa. Nei ritagli di tempo tra il suo ristorante e la bimba che proprio a Verona aveva vissuto i primi mesi di vita. Matthias Lepiller si gode la tranquillità di Le Havre dove ha staccato completamente dal mondo del pallone, a parlare di Hellas però la voce si emoziona subito dall'altra parte del telefono. Un solo anno in gialloblù, nella B del 2011 - 2012 con Andrea Mandorlini in panchina e terminato con la sconfitta ai playoff contro il Varese: quanto basta però per far entusiasmare i tifosi scaligeri che con l'attaccante francese hanno sempre avuto un rapporto speciale, fin dall’esordio. Perchè spesso più che dei giocatori vincenti ci si ricorda di loro, dei calciatori che sanno regalare brividi tra dribbling, finte e scatti brucianti. O con qualche tiro da lontano di una potenza straordinaria.

Partiamo proprio da lì, ricorda il boato del Bentegodi quando stava per calciare?

Non potrò mai dimenticarlo, perché già quando passavo la metà campo sentivo i tifosi che mi gridavano di tirare, prendevo palla e subito c'era il boato della gente, fantastico.

Cosa ricorda di Verona?

Sono stato solo un anno ma è la città dove sono stato meglio. Quello che mi colpiva era l'affetto delle persone, mi seguivano in allenamento e si chiedevano perché poi non giocassi mai. Ero arrivato fuori forma, ci ho messo un po' a convincere il mister ma la seconda parte della stagione è andata bene.

Esordio con gol dopo due minuti con il Modena al Bentegodi, che serata...

Fantastico. Qualche giornata dopo segnai una doppietta con il Grosseto. I tifosi erano incredibili, continuavano a dirmi di tirare da qualsiasi posizione ma anche fuori dal campo c'era grande affetto.

Pensa ancora a quei playoff?

Sì, ma il pensiero fa sempre male. Contro il Varese dovevo giocare titolare già all'andata ma mi sono stirato al venerdì e ho saltato anche il ritorno: al Bentegodi ero in tribuna e vedevo bene il punto dove ci fu il fallo su Ferrari, mi fa ancora una rabbia pazzesca quel rigore non fischiato da Massa. Andare in A avrebbe cambiato le cose per tutti.

Perchè è passato al Novara?

Volevo restare a Verona a tutti i costi, ma ero della Fiorentina e sono tornato lì. Poi ho rescisso il contratto ma forse si erano già accordati con i piemontesi, non l'ho mai capito. A Novara ho fatto bene nei due anni di B fino a quando mi sono rotto il crociato: avevo delle richieste dalla A e non avevo firmato il prolungamento con il Novara, che dopo l'infortunio si è dimenticato di me.

Poi cos'è successo?

Sono stato alla Juve Stabia, ma c'era una situazione disastrosa e ho deciso di chiudere. Avevo richieste da paesi esteri lontani ma sono tornato in Francia a Le Havre dove ho aperto un ristorante, volevo fermarmi con quel mondo.

Cosa non le andava?

Non riuscivo più ad essere felice, tra gente che si dimenticava troppo in fretta di te e che ti considera solo fino a quando gli servi. Se non è un piacere allora non ha senso, così mi sono fermato completamente. Ora ho ripreso ad allenarmi con una squadra di amici, in una categoria simile alla vostra Serie D.

Segue ancora il calcio italiano?

Certo, in tv sempre. La B da noi non si vede ma guardo i risultati delle squadre dove sono stato, Hellas e Fiorentina su tutte. Verona mi è rimasta nel cuore e forse avrei potuto stare lì molto di più: peccato, ma quello che conta è che adesso la squadra riesca ad andare in Serie A.

Lepiller, calcia ancora così forte?

Anche se ora gioco tra i dilettanti quello non si perde mai, ti rimane sempre. Anche se sinceramente mi manca quel pubblico che gridava «tira», ogni volta che prendevo la palla.

Luca Mazzara

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