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Il profilo

Un po' Juric, un po' Tudor e Gasperini: ecco come gioca Bocchetti

di Simone Antolini
Da loro ha imparato, ha respirato, ha capito che il calcio può essere sostenibile in provincia a patto che sia fatto di corsa, atletismo ed intensità. Con una dose fondamentale di talento.
Bocchetti alla sinistra di Toni, Tudor, Veloso e Pazzini
Bocchetti alla sinistra di Toni, Tudor, Veloso e Pazzini
Bocchetti alla sinistra di Toni, Tudor, Veloso e Pazzini
Bocchetti alla sinistra di Toni, Tudor, Veloso e Pazzini

Ci sono tutti: Ivan Juric, Igor Tudor e pure Gian Piero Gasperini. I primi due hanno reso grande e credibile il Verona dell’ultimo triennio. Gasp ha regalato una filosofia dalla quale ripartire. E tutti e tre sono finiti dentro la testa di Salvatore Bocchetti. Che da loro ha imparato, ha respirato, ha capito che il calcio può essere sostenibile in provincia a patto che sia fatto di corsa, atletismo ed intensità. Con una dose fondamentale di talento.

 

Il modulo di Salvatore Bocchetti

Bocchetti è il prescelto dal Verona per provare a risollevare le sorti di un Hellas imbarazzato dentro le proprie incongruenze. Prima esperienza da capo allenatore. Investimento per il presente e per il futuro. Investimento per la salvezza ma anche per una eventuale ripartenza, dovessero i gialloblù ripartire dalla cadetteria. Ma questo, oggi, è pensiero che non deve inquinare i pensieri di un Verona che ha tutto il tempo che vuole per provare a risollevarsi.
Dunque, Bocchetti è 3-4-2-1. Nessun esperimento, un’idea di calcio che oggi potrebbe apparire frammentata a causa di infortuni, infermeria piena e squadra che deve ritrovare fiducia. Bocchetti è anche “uomo al centro“ del cerchio Hellas. Conosce i senatori, riconosce le leadership, ha imparato a respirare umori e timori del Verona. Possiamo dire che il nuovo tecnico è “uno di loro“, senza esserlo più nello spogliatoio da compagno di squadra. E anche questo, oggi, è particolare di non poco conto
Juric, da allenatore, gli ha dato un’idea di calcio aggressiva, contenitiva in fase di non possesso, fatta di urla per caricare e grida per togliere pressione. Ivan gli ha consegnato l’esatto profilo di come la gente vuole il Verona: verticale. Nei pensieri di gioco, nell’orgoglio di campo.

 

Salvatore Bocchetti durante un'intervista
Salvatore Bocchetti durante un'intervista

 

Bocchetti e Tudor

E poi c’è il Bocchetti in viaggio con Tudor. Di Igor ha conosciuto le capacità di toccare corde di violino che prima del suo arrivo emettevano note stridule. Di Tudor ha imparato quel modo di recuperare, ripartire rapido, colpire veloce. L’Hellas dei croati è tornato nei pensieri di Bocchetti. Al nuovo tecnico, però, non si dovrà chiedere di ripetere un miracolo che difficilmente può essere replicabile visto l’addio di talenti e la necessaria riconversione ad un gioco più ragionato, meno esplosivo e meno verticale. 
Bocchetti, però, può essere un equilibratore. Uno che non ha bisogno di calarsi nella parte, perché lo spartito gli è già stato consegnato in passato, seppure il suo non fosse ruolo da protagonista. Il Verona malaticcio degli ultimi tempi ha bisogno di nuovi punti fermi e di arrivare a risolvere problemi di campo che in ordine andremo ad elencare.
Il Verona ha bisogno di trovare solidità difensiva. E collocazione ideale per i suoi tre centrali. Hien dev’essere, per esempio, marcatore sui monoliti avversari. Non può certo essere decentrato per andare a misurare la sua velocità in esterna e rischiare pericolosi “uno contro uno“ col rischio di vedersi infilato in duelli che non valorizzano, invece, il suo ruolo di mastino d’area di rigore.

 

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I giocatori da (ri)valutare

Bocchetti avrà anche il colpito di capire umore e valorizzare fino in fondo questo Verona. Prendiamo Henry: inizio furente. Poi si è trovato a catturare palloni troppo alti cercando di evitare ginocchia appuntite nella schiena. Spesso spalle alla porta, spesso senza forniture dagli esterni.

C’è poi Tameze, da rivitalizzare, cercando di trasformarlo in quel tuttocampista fondamentale per il Verona. Djuric ha avuto basso impiego. Ma in campo ha dato riferimenti, spizzato il giusto, usato il corpo con mestiere.

E poi c’è Lazovic: situazione da affrontare in maniera molto delicata. Se Doig è questo non si toglie dalla sinistra. Ma Darko non può continuare a girovagare fuori posto. Faraoni si riprende la destra, i trequartisti ci sono già. E Bocchetti dovrà essere molto bravo a non togliere valore a Darko.

Poi, Cortinovis: un predestinato mai visto. Siamo sicuri non serva a questo Verona? La gestione di Piccoli e Lasagna può essere rivista. Bocchetti dovrà trovare la chiave per individuare le giuste gerarchie davanti, andando contro corrente. Oggi, intanto, le prime parole. Domenica lo aspetta il Milan. 

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