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Alberto Pomini

Alberto Pomini Il portiere veronese allenato da Di Francesco
Alberto Pomini Il portiere veronese allenato da Di Francesco
Alberto Pomini Il portiere veronese allenato da Di Francesco
Alberto Pomini Il portiere veronese allenato da Di Francesco

«Con mister Di Francesco ho passato quattro anni: uno in serie B e tre in serie A e con lui il Sassuolo ha conquistato una promozione nel massimo campionato e una partecipazione alla Europa League. Risultati prestigiosi, tanto per citarne alcuni, che ricordo con vanto e orgoglio»: inizia così il flashback di Alberto Pomini, il portiere (ora a Venezia) che tra il 2013 e il 2017 difendeva la rete dei neroverdi, guidato dal futuro tecnico dell’Hellas. Le principali qualità del mister? «Un allenatore preparato, capace di dare una personalità alla sua squadra. Un tecnico che crede nel lavoro e meticoloso nel rendere automatici i movimenti e i concetti di gioco da lui proposti. Con la ripetitività delle soluzioni». E come persona? «Una persona squisita a cui devo tanto a livello umano. Con lui ho avuto subito un grande feeling per cui ne posso che parlare solo bene». Dialoga con i giocatori? «È un tecnico che cerca di confrontarsi per capire se i concetti da lui richiesti sono stati memorizzati, ma è anche un allenatore che pretende che ogni giocatore sia a disposizione della squadra e del modulo da lui proposto». La sua filosofia di gioco? «Noi a Sassuolo abbiamo giocato col 4-3-3 con gli esterni offensivi alti in modo da sfruttare gli inserimenti delle mezzali e a volte anche dei terzini». C’è una delle due fasi che preferisce curare di più? «È molto scrupoloso nel lavoro difensivo e negli automatismi, mentre a livello offensivo lascia spazio anche alla creatività e all’estro del giocatore stesso». Mister Di Francesco come prepara le partite? «Senza dubbio. Le partite vengono studiate per tutta la settimana cercando di trovare i punti deboli degli avversari per poi mettere a punto le contromisure. Cercando però di non snaturare mai il proprio gioco». Si dice che Di Francesco sia un esteta del calcio. Fino a che punto lo è? «Per lui spesso la prestazione determina il risultato per cui, in teoria almeno, una buona prestazione quasi sempre corrisponde ad un risultato positivo. Comunque anche Eusebio vuole sempre vincere. Come chiunque del resto». Si dice che cerchi di valorizzare in modo particolare i giovani? In che misura è vero? «La stima nei giovani è uno dei suoi punti forti. Non ha paura ad inserire un ragazzo con poca esperienza se lo merita e ha qualità. Quelli di Berardi e Zaniolo sono due esempi su tutti». Crede che a Verona Di Francesco riuscirà a risalire la china dopo qualche stagione non troppo positiva? «Ne sono certo. A Verona potrà fare veramente bene La piazza è quella giusta per riprendere la strada di Sassuolo. E mettere in archivio le due ultime sfortunate stagioni Durante le quali più che le prestazioni sono mancati i risultati». Ha ancora contatti con il suo ex mister? «Sì, ci sentiamo ancora e spesso. Gli ho augurato con tutto il cuore di fare veramente bene sia per lui che per l’Hellas Verona. Di più: gli ho scritto anche che ora ha una doppia responsabilità nei miei confronti perché, oltre a dover far bene e a tornare al top come ai tempi del Sassuolo, avrà anche l’obbligo di far vincere la squadra per la quale tifo da quando sono nato».

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