Un leone, un lottatore, un difensore d’altri tempi. Elegante nella sua forza. Uomo tutto d’un pezzo, abituato ad esaltarsi nella battaglia. Luigi Ortolani è venuto a mancare qualche giorno fa, all’età di 81 anni. Lascia un vuoto profondo, non solo tra i suoi famigliari, ma anche tra le tante persone che, nel corso della vita, hanno avuto modo di apprezzarne la bontà e lo spessore umano. Tra questi, anche il tecnico e opinionista veronese Olindo Filippi, che proprio con Ortolani ha creato un legame fortissimo: «Il Bio è stato il più bravo allenatore che ho avuto, un fratello aggiunto» racconta proprio Filippi «e ho avuto la fortuna anche di averlo come compagno di squadra. Un giocatore di forza e qualità. Un generoso ed intelligente. Ma credo che la sua carriera parli per lui».
Luigi Ortolani era nato a Verona il 1 agosto 1939. Il popolare “Bio“ (questo il soprannome) in vent’anni di carriera ha dato fondo alla sua infinita passione per il calcio, che lo ha portato a vestire diversi i colori di maglia: dal Cadidavid all’Ostiglia. Per passare anche da Mantova e Carpi. Fino al viaggio in Umbria con la maglia del Narni. Quindi, il trasferimento in Sicilia dove si fermò per diversi anni, e dove nacquero i figli Cristiano e Stefania, avuti dalla moglie Carola, mentre indossava le maglie di Paternò e Marsala. Ortolani è da considerarsi, per l’epoca, uno dei difensori - stopper più forti della serie C. In attivo ha sempre messo a referto dai sette ai dieci goal a stagione. Nel 1977 Ortolani torna a Verona e veste la maglia di allenatore del Sanguinetto e della Scaligera, rimanendo sempre attivo con il gruppo dei “Gialloblù 70“ . I funerali di Ortolani si terranno oggi alle 15 nella chiesa di San Giovanni Battista a Ca’ di David. •