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Ginettaccio sarà ricordato nel «Giardino dei giusti»

CICLISMO. Bartali salvò molti ebrei dall'Olocausto. Ci sono le prove

 Gino Bartali
Gino Bartali

 Gino Bartali
Gino Bartali

FIRENZE
Per l'avvio delle procedure che potrebbero portare il museo israeliano dell'Olocausto a piantare nel «Giardino dei Giusti» un albero in memoria di Gino Bartali manca solo una nuova testimonianza diretta: il racconto di un'altra persona salvata grazie alle gesta del campione di ciclismo. Lo spiega Sara Funaro, psicologa, che insieme al figlio del ciclista, Andrea, si occupa della questione. Negli anni 1943-'44, durante gli allenamenti tra Toscana, Umbria e Emilia Romagna, Bartali nascondeva nella bici documenti falsi per salvare la vita agli ebrei. «Negli anni scorsi», spiega Funaro, «il rabbino capo della comunità ebraica di Firenze Rav Joseph Levi ha raccolto una serie di documenti e articoli di giornale. L'ambasciata israeliana disse che servivano anche delle testimonianze. Ne abbiamo trovate due. Una è quella di Giulia Donati, un'anziana fiorentina che adesso vive in Israele: durante la guerra con la famiglia era nascosta in Versilia e un giorno vide arrivare Bartali con i documenti. L'altra è quella di suor Eleonora, del convento di San Quirico di Assisi, dove erano rifugiati molti ebrei e dove Bartali andava spesso a recapitare carte d'identità false». Adesso serve solo un'altra testimonianza di una persona che, come la signora Donati, è stata salvata grazie a Bartali. «Siamo fiduciosi di trovarla», conclude Sara Funaro. «In ogni caso, fra un po' noi la documentazione la invieremo ugualmente. Niente vieta che venga accolta lo stesso». Sarebbe l'ennesima vittoria del campione rivale di Fausto Coppi.

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