Fedeli, il buio è alle spalle «Pronto a ripartire forte»

Voglia di sorprendere Alessandro Fedeli riparte dalla Eolo Kometa

e all’Ucraina da parte della Russia. «Avevo un contratto di due anni con la Delko Marseille», ricostruisce, «ma a fine 2021 è arrivato il fallimento. Avevo firmato con la Gazprom per il 2022 e, d’improvviso, sono rimasto senza squadra, temendo molto di non avere più un futuro in bicicletta. Ora l’incubo è finito con la firma per l’Eolo Kometa, anche per il 2023». È indubbio che tutto questo abbia frenato la crescita di un corridore già vincente al suo passaggio nel professionismo (tappe al Tour of Rwanda e alla Cro Race nel 2019, al Tour du Limousine nel 2020), poi limitato dalla situazione della Delko (e dal Covid, nel 2020). Resta «il fastidio per quanto successo, visto che mi hanno fatto perdere la parte più bella della stagione in corso». Eppure, «le batoste prese alla Delko e alla Gazprom non sono le peggiori vissute in carriera». Il ricordo va «al secondo anno juniores dopo che al primo avevo vinto corse importanti e indossato la maglia azzurra al Mondiale, concluso al 18esimo posto». Alessandro era in maglia Ausonia, una delle società più apprezzate a livello nazionale, dove aveva cominciato sin dai giovanissimi e con la quale mantiene «rapporti di amicizia. Al secondo anno da junior», spiega, «ebbi una grossa diatriba con la società, tanto che non mi fece correre per buona parte della stagione. Ero partito fortissimo, è stata la batosta più grossa». Anche «perché quella delusione mi fece perdere le mie sicurezze, non credevo più in me, non avevo fiducia nell’approcciarmi con la gente nel ciclismo, mi sono trovato e sentito solo e da lì sono nati altri problemi». Il riferimento è ai successi ottenuti da Under in gare di livello internazionale come la tappa al Giro della Valle d’Aosta, il Liberazione e Collecchio che, uniti alla presenza al Mondiale, avrebbero meritato maggiore attenzione sul mercato. Invece il passaggio è avvenuto con la francese Delko dove, comunque, Fedeli ha vinto la prima e l’ultima corsa del calendario, convivendo con «le difficoltà insite nel lavorare in un Paese estero, con un calendario limitato e il dover prendere l’aereo anche per andare a fare una piccola corsa». Fedeli, però, ha sempre lavorato duro e alla terza stagione in Francia «la squadra era incentrata su di me», solo che «sin dall’inizio ci avvertirono che ci sarebbero stati problemi economici». Così, dopo il fallimento della Delko, è stato accolto alla Gazprom, «una delle professional migliori al mondo, dove si era creato un buonissimo gruppo, con un dirigente come Renat Khamidouline, che tra l’altro abita a Verona, al quale auguro di rientrare presto perché è uno che si spende tutto per i dipendenti e che fa bene al ciclismo». Fedeli dice che «alla Gazprom avevo veramente trovato la mia dimensione» e proverà sempre riconoscenza, come ora per l’Eolo Kometa che già in occasione dell’arrivo finale del Giro d’Italia a Verona aveva avuto «un primo contatto con me con Stefano Zanatta» e qualche chiacchiera per la prossima stagione «sino a quando è arrivata una telefonata da Ivan Basso che mi confidò l’ingaggio già per quest’anno». Fedeli aveva continuato ad allenarsi e «avrei voluto ricominciare bene al Tricolore, ma l’aver cambiato tutto in una settimana, vedi bici, scarpe, sella e aver commesso un errore allenandomi troppo forte nei tre giorni precedenti, trovandomi poi con le gambe affaticate in gara». È già alle porte la seconda parte dell’annata, «nella quale intendo ripagare la squadra della fiducia concessami, il 25 luglio alla Prueba Villafranca, in Spagna, cui seguirà il 27 e 28 la Vuelta a Castilla y Leon e il Circuito de Gexto il 31». A 26 anni ne ha passate tante «ma ho ancora tanta fiducia nel futuro». •. (...)

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