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L'intervista

Davide Faraoni, cuore e rispetto: «L’Hellas è storia d’amore»

L’incontro con Faraoni nella sede dell’Hellas Verona (FOTOEXPRESS)
L’incontro con Faraoni nella sede dell’Hellas Verona (FOTOEXPRESS)
L’incontro con Faraoni nella sede dell’Hellas Verona (FOTOEXPRESS)
L’incontro con Faraoni nella sede dell’Hellas Verona (FOTOEXPRESS)

Ma che bello Marco Davide Faraoni in sede. Rilassato in tuta nera e ginnica. Al tavolo che solitamente ospita Igor Tudor. Le sue doti tecniche e atletiche sono note ma al Verona è diventato pure capitano. «Solo perchè manca Veloso» precisa, «certo quando c’è da alzare la voce nello spogliatoio ci pensiamo io, Barak e Miguel. Quest’anno è successo di raro». Concreto e solido, l’ex enfant prodige della Lazio. Tanto da non comparire nel selfie collettivo al termine del poker con l’Udinese.

«I miei compagni hanno fatto bene a celebrare la vittoria, io non me la sono sentita. Quando saremo salvi, lo farò anch’io». Tutto lavoro e rispetto, il Fara. «Ero scivolato in serie B, Verona mi ha ridato un’altra possibilità. Sento l’affetto della gente quando vado a prendere a scuola i miei figli o faccio la spesa. Sono un privilegiato per il mestiere che faccio ed insieme a mia moglie Daniela ci svegliamo presto al mattino. Abbiamo tre figli che vogliamo seguire passo dopo passo».

Asia, Davide Elias e Mia Stella, sono la formazione preferita del Fara. «Sì, non mi piace parlare tanto della mia vita privata, che volete sapere?». Hobby? «Mi piace andare a pesca e quando posso gioco a golf. Adoro i Lego. A casa ho già costruito il Colosseo, l’Old Trafford e il Castello di Harry Potter». Per l’Arena c’è tempo ma lì non dipende solo dall’ala gialloblù ma dalla maison dei mattoncini danese. Una cosa è certa, Faraoni gode del rispetto dei veronesi.

«Io rispetto tanto loro. Me ne accorgo da quando gioco così così. L’applauso c’è sempre. Sanno che lavoro e noi tutti lavoriamo tanto. Mi piaceva quello striscione esposto in curva sud: “Sono finite le gite a Verona“. Vuol dire tutto. Venire al Bentegodi è diventata dura per tutti, anche per le formazioni più blasonate. Se ho avuto richieste? Credo di sì ma per andare dove? O arriva un top club oppure l’Hellas in questi ultimi anni ha superato squadre di valore come Bologna e Udinese per dire. La mia è una storia d’amore. E poi come diceva Gonzalez ai tempi del Novara: “Meglio essere nella testa del topo che nella coda del leone“. O no?».

Determinante. Parla poco, corre, fa gol e fa segnare. «La rete più importante è stata quella con la Roma. Il gruppo ha vinto la prima partita. L’altra me l’hanno annullata a San Siro contro l’Inter. Sabato scorso? Ho ancora un po’ di nervoso, però abbiamo fatto tremare i giallorossi e preso un altro punto. Adesso concentrati perchè col Venezia non sarà facile».

Tudor e gli altri. Faraoni ha vissuto molti allenatori. Dalla serie B alla massima serie. «Grosso non ha avuto i risultati ma il suo calcio mi intrigava. Partivamo dal basso ed io venivo impiegato da mezz’ala. Aglietti è stato umile e rapido nel capire la situazione. Gli dobbiamo molto. Juric ha portato una mentalità vincente. Il suo modo di giocare mi ha concesso una visibilità incredibile. Spiace per Di Francesco. Il mister è molto preparato, peccato non siano arrivati i risultati. Infine Tudor. Lui ti dà sempre qualcosa e ha allenato la nostra autostima. Siamo più forti dell’anno scorso come squadra ma questo concetto l’avevamo un po’ smarrito, grazie a Igor l’abbiamo ritrovato. Quando attacchiamo, facciamo paura».

L’ultimo pensiero di Marco Davide Faraoni e Maurizio Setti. «Il presidente è molto presente. Mi auguro ci aiuti a trovare insieme al gruppo nuovi obiettivi dopo aver raggiunto la salvezza. Non vogliamo ripetere il black out patito l’anno scorso. Abbiamo fatto un’ottima stagione e non volgliamo rovinarla». Sorridente e sereno come il Verona, anche quando parla del suo futuro. « Ho trent’anni. Magari arretro dietro e così mi allungo la carriera. Fare su e giù la fascia alla lunga distrugge»

Gianluca Tavellin

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