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CICILISMO SU PISTA

Elia Viviani: «L’Italia della pista ora è al top e facciamo di tutto per restarci»

Sfatato un tabù, conquistando l'oro mondiale a Roubaix nell'eliminazione
Elia Viviani festeggia l’oro mondiale col quale ha chiuso trionfalmente la stagione
Elia Viviani festeggia l’oro mondiale col quale ha chiuso trionfalmente la stagione
Elia Viviani festeggia l’oro mondiale col quale ha chiuso trionfalmente la stagione
Elia Viviani festeggia l’oro mondiale col quale ha chiuso trionfalmente la stagione

Elia Viviani ha sfatato un tabù, conquistando la maglia iridata nell’eliminazione all’ultimo Mondiale di ciclismo su pista, disputato sulla pista di Roubaix.

Qual è stato il primo pensiero?
Aver raggiunto un obiettivo che mi mancava da tanto. Ero contento per il bronzo nell’omnium, ma per il modo in cui ero uscito dall’eliminazione e per essere sicuri, ho saltato la madison. Soltanto se avessi vinto lo scratch o l’omnium, avrei rinunciato all’eliminazione e corso la madison.
 

All’eliminazione ha pensato da quando è stata inserita nel programma iridato.
È diventato da allora un grande obiettivo, non è la medaglia dell’omnium, ma in una specialità che mi si addice. Marco Villa mi diceva che solo io potevo inaugurarne l’albo d’oro. L’essere uscito presto dall’eliminazione dell’omnium, però, mi aveva fatto pensare che sarebbe stata ancora più dura di quanto immaginato.
 

Ha fatto venire i brividi quando è uscito Hoover.
Me l’hanno detto tutti, ma ero tranquillo, non ho mai avuto paura, sapevo di essergli davanti. Il momento veramente difficile è stato un altro.
 

Quando?
Quando siamo rimasti in tre. Fin lì avevo fatto l’eliminazione in testa. Quando è uscito Grondin avevo dato tutto e avevo bisogno di rifiatare. Per fortuna il russo, sicuro del bronzo, si è rialzato e io ho avuto due giri per recuperare.
 

E con Leitao non c’è stata storia.
È un bel corridore, un velocista che ha vinto anche su strada e che però non conoscevo. Ho fatto la volata di sempre, superandolo sul rettilineo opposto, lui ha tenuto bene sino alla curva, poi ha mollato.

Soddisfatto del bronzo nell’omnium?
Ero partito bene con il terzo posto nello scratch, nella tempo race sono stato in linea, avevo attaccato nel momento giusto con Hayter e Leitao, ma mi hanno lasciato lì e già avevo capito che mi erano superiori nell’omnium.


Ma se avesse vinto l’eliminazione?
Sarei ripartito per provare a vincere, invece mi sono reso conto che potevo puntare solo ad una medaglia. Come all’Olimpiade sono soddisfatto del risultato raggiunto, a Tokyo Walls e a Roubaix Hayter avevano una marcia in più. Hayter è stato impressionante. Insomma era difficile fare meglio anche se, come a Tokyo, l’argento era lì a tre punti.

La concorrenza aumenta.
È così, certo. E sarà sempre più dura».

Aveva cominciato il meeting iridato con lo scratch.
L’avevo corso per rompere il ghiaccio ma anche per fare risultato. Ho corso il miglior scratch di sempre, là davanti, in controllo.


Racconti...
Negli ultimi cinque giri, ero in settima-ottava posizione, ma davanti hanno fatto una volata di testa ed io, con un rapporto agile, non ho potuto rimontare. La delusione è stata grande perché ero stato il più forte sino all’ultimo. Villa mi ha detto che un rapporto più duro sarebbe stato più adatto.

L’oro del quartetto le ha dato una bella spinta.
Non avevo mai vinto un Mondiale e vedere i cinque ragazzi prenderselo è stato come darmi una svegliata. Era ora vincessi anch’io, era arrivato il momento.

Non ha corso la madison ma Consonni e Scartezzini si sono superati.
Bravi perché, teoricamente, erano da quinto-sesto posto. Scarte ha fatto un attacco coraggioso che ha consentito di guidare a lungo la classifica e corso per l’oro sino all’ultimo. Era dal 2015 che non prendevamo una medaglia. Solo i danesi, favoritissimi, hanno fatto meglio.


Proprio nella madison aumenta la concorrenza interna.
Sì per Scarte, che negli ultimi anni ha preso batoste per il quartetto, può guardare con fiducia e forza alle gare di gruppo, una corsa a punti, un’americana. Il nostro gruppo è sempre più forte, c’è Milan, c’è Moro che ha fatto 4’10” nell’inseguimento. Insomma, al gruppo tradizionale c’è un seguito.


Martinello, in un’intervista, parla di Viviani-Bertazzo, Scartezzini-Consonni, Milan-Ganna come possibili coppie e aggiunge perché no Viviani-Ganna, uno piccolo e uno lungo come erano lui e Villa?
Ci sono delle idee in ballo. Andando a Tokyo, sapevamo che la madison era l’anello debole. Io e Consonni siamo molto affiatati e forse troppo simili, entrambi veloci, mentre sarebbe più produttivo, probabilmente, avere un velocista e un attaccante per prendere il giro.


Ganna e Milan?
Sicuramente potrebbero essere utilizzati ma entrambi partono da zero a livello tecnico, non avendo mai fatto la specialità nemmeno da giovani. Bisognerà vedere quanto lavoro servirebbe.

Per crescere tecnicamente cosa serve?
Bisogna frequentare le Sei Giorni e fare tante madison, possibilmente su piste da 250 metri per affiatare la coppia e il gesto tecnico. Le Sei Giorni, in particolare, dove sei sempre a tutta e devi essere sempre ben sveglio, sono davvero utili.

A Londra 2012 era l’unico azzurro in pista: di strada a quanto pare ne ha fatta...
Ci ho pensato. Olimpiadi e Mondiali, quest’anno, sono stati fantastici. Il gruppo della nostra nazionale ha raggiunto l’apice. Ora bisogna lavorare per restarci, ben sapendo che e le aspettative aumenteranno.

Renzo Puliero

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