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Giro d'Italia. Quarta tappa

De Marchi nuova maglia rosa: «Corro per Regeni»

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Alessandro De Marchi
Alessandro De Marchi
Alessandro De Marchi
Alessandro De Marchi

A Sestola la strada del Giro d'Italia si impenna e regala una doppia storia di rivincita e qualche primo verdetto in classifica. Il maltempo e le salite dell’Appennino emiliano sorridono al coraggio di uno statunitense, ex promessa che si era un po' persa e oggi si è ritrovata e a un corridore italiano umile e generoso, simbolo di chi è sempre all’attacco, poche volte con soddisfazione. Joe Dombrowski (Uae Emirates) vince la quarta tappa partita da Piacenza dopo una fuga iniziata a 130 km dall’arrivo con altri 25 e un’azione in rimonta sull’ultima salita, Colle Passerino. Alessandro De Marchi (Israel Start-Up Nations), secondo, è la nuova maglia rosa: «Mi viene da piangere. È un piccolo premio per i mille tentativi di questi quindici anni di carriera», dice commosso. Ed è facile giocare a schiarire il suo soprannome, il ’rosso di Buja', come i capelli e il vino del suo Friuli. Il legame con la sua terra lo porta con sè anche in una battaglia che va oltre lo sport: un braccialetto per Giulio Regeni, lo studente di Cambridge rapito e ucciso in Egitto nel 2016. «Non ci vedo niente di politico o partitico. Si tratta di due genitori che vogliono la verità. Io prima che un ciclista - spiega - sono genitore, sono un marito. E non vorrei mai trovarmi in una situazione del genere. Non mi costa niente mettere questo braccialetto».

Gli uomini di punta hanno lasciato andare la fuga e si sono mossi negli ultimi chilometri. Buoni segnali sono arrivati soprattutto da Bernal, Landa, Vlasov, Carthy, avvantaggiati nel finale insieme a Ciccone, mentre un po' più indietro sono rimasti Yates e Evenepoel, un pò di più ancora Nibali e Sivakov, mentre in grossa difficoltà appena il ritmo è aumentato è andato il portoghese Almeida, nel 2020 a lungo in rosa: alla fine ha preso quasi sei minuti. Dopo tre giorni tutti in Piemonte, la tappa interamente in Emilia si è corsa dalla prima pedalata sotto una pioggia costante con folate di vento frontale. Chi si aspettava una corsa controllata fino alle salite finali ha invece visto nascere una fuga in pianura di 25 uomini, con dieci italiani, che hanno presto guadagnato oltre 6’ dal gruppo della maglia rosa di Filippo Ganna. Il campione del mondo a cronometro, come aveva annunciato, ora correrà per la squadra, la Ineos, per i capitani Bernal e Sivakov. Lo ha dimostrato tirando a lungo da solo per mantenere il distacco entro limiti accettabili, con una un pò inusuale immagine di un ciclista imponente e vestito di rosa, impegnato a farsi carico del grosso del lavoro, per poi sfilarsi a una ventina dall’arrivo. Nel borgo di Sestola, mille metri alle pendici del Cimone, la cima più alta dell’Appennino settentrionale ancora pezzata di neve e oggi coperta dalle nuvole, ha esultato alla fine Dombrowski, che ha ripreso Taaramae e Juul-Jensen, a lungo rimasti davanti, e poi ha staccato De Marchi.

Non vinceva dal 2019, tappa al Giro dello Utah e non aveva mai vinto da professionista fuori dagli Stati Uniti. «Ci sono momenti buoni e momenti difficili, oggi era un giorno buono per me», dice con addosso la maglia azzurra del miglior scalatore. «Cercherò di godermi al massimo questo momento», le prime parole, invece, di De Marchi, corridore che ha vinto in carriera anche il premio della combattività al Tour, per chi sta più chilometri in fuga. La sua dedica è per Silvia Piccini, ciclista 17enne morta dopo un’incidente lungo la strada che da San Daniele del Friuli va a Rodeano: «Sono pronto a portare qualcosa alla famiglia. Sarà un piccolissimo pensiero, ma è quello che possiamo fare noi. Spesso sulla strada ci si dimentica di avere rispetto per l’altro. Silvia è vittima di questo atteggiamento, ho anche paura che non sarà l’ultima».

 

La quinta tappa, mercoledì 12 maggio, è Modena-Cattolica.

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