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Cunego, missione Autozai «Alleneremo le persone prima ancora che gli atleti»

Tandem vincente Enrico Mantovanelli con Damiano Cunego: l’Autozai Petrucci Contri prepara la svolta
Tandem vincente Enrico Mantovanelli con Damiano Cunego: l’Autozai Petrucci Contri prepara la svolta
Tandem vincente Enrico Mantovanelli con Damiano Cunego: l’Autozai Petrucci Contri prepara la svolta
Tandem vincente Enrico Mantovanelli con Damiano Cunego: l’Autozai Petrucci Contri prepara la svolta

Venticinque anni fa, di questi giorni: Damiano Cunego sta correndo le ultime corse della sua prima stagione in bicicletta, secondo anno da allievo, in maglia Gaiga. Si è messo presto in luce, ha vinto già alla sua quarta corsa, ha indubbie doti in salita. Insomma, è quanto mai promettente. Riceve una proposta per le due stagioni che l’attendono tra gli juniores da parte della società di Gianni Tebaldo, di Lucio Cordioli, di Beppe Cusini. «Ci ha detto no per riconoscenza nei confronti della società che l’aveva scoperto», ricorda “el dotor”. «Avevo fatto fatica a trovare una squadra che prendesse un ragazzo di quindici anni», conferma Cunego, «e non mi pareva giusto abbandonare la Gaiga, che mi aveva accolto, seguito in tutto per tutto. E dove mi trovavo bene. Loro hanno capito». Il cerchio si chiude. Damiano Cunego è, oggi, un membro dello staff di quella società, Riboli alla nascita poi Contri, poi Autozai, oggi Autozai Petrucci Contri. «Sto studiando a Scienze motorie e ho sempre detto che, dopo la carriera, mi sarebbe piaciuto seguire la preparazione degli atleti», dice. «A Verona ci sono buone società con allenatori e preparatori di livello. Al presidente Enrico Mantovanelli mi lega una lunga amicizia e ho chiesto se poteva interessare una figura come la mia. Non so, forse ci pensavano anche loro, fatto sta che eccomi qua». Con quale ruolo? Seguirò la preparazione, confrontandomi con Davide Bastianello e il dottor Cordioli. Salirà anche sull’ammiraglia? Quando si comincia non si sa dove si potrà arrivare. Potrà capitare anche di essere sull’ammiraglia. Va da sé che, in futuro, dovrò avere anche il patentino di direttore sportivo. Ma facciamo un passo alla volta. La categoria è anticamera al dilettantismo ma sempre più vicina al grande ciclismo. Bisogna allenare un ragazzo nel modo giusto, secondo la sua età, sapendo bene che il meglio dovrà darlo dopo. Così è stato per me quando avevo cominciato a correre. In questa società si è capita questa esigenza. Non è proprio alla prima esperienza. Ma sì, già da qualche anno mi cimento con i ragazzi della Gaiga. L’obiettivo è dare a ciascuno step di crescita senza esagerare perché diano il meglio dopo. Sotto quali aspetti ci sarà da lavorare? Non sono pochi: a livello mentale dare consigli, far capire l’importanza di una sana e giusta alimentazione, l’andare a letto presto alla sera e poi tutta la parte degli allenamenti e dell’analisi della parte tecnica. I ragazzi salgono in bici per divertirsi e i consigli di uno che ha già vissuto le stesse situazioni possono essere utili. I ragazzi colgono velocemente quello che si dice. Siamo qui, io e tutto lo staff, per loro, per ascoltare e bisognerà avere tutti pazienza. Anche a me, da giovane, a volte ci voleva un po’ di tempo per capire. E poi c’è un altro aspetto. Quale? Dobbiamo formare non solo l’atleta ma anche la persona. Non ci sono solo le corse in bicicletta per cui bisogna ribadire l’importanza della scuola e avere sempre pronto un piano B, pensando che ogni persona deve sapersi realizzare in un mondo dove tutto corre veloce. È chiaro che si lavora perché i ragazzi vadano forte in bici, senza mai dimenticare che non c’è solo quello. Che impressione ha dell’Autozai Petrucci Contri? Di una società che si è messa al passo coi tempi: lo dimostra il numero dei suoi atleti che ora son professionisti. •.

Renzo Puliero

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