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Viviani è al centro del Chievo. Brescia, nessun rimpianto?

Mattia Viviani, vent’anni, al Chievo dal settembre 2020 FOTOEXPRESS
Mattia Viviani, vent’anni, al Chievo dal settembre 2020 FOTOEXPRESS
Mattia Viviani, vent’anni, al Chievo dal settembre 2020 FOTOEXPRESS
Mattia Viviani, vent’anni, al Chievo dal settembre 2020 FOTOEXPRESS

Era nella lista, ma parecchio defilato. Quando il Chievo, all’ultimo giorno di mercato, s’è incamminato di buonora verso Milano non avrebbe mai immaginato che sarebbe tornato col triennale di Mattia Viviani. Troppo futuribile perché il Brescia lo lasciasse andare. Troppi margini davanti. Proprio lì poi, nella terra dei registi, quel solco percorso da splendidi prodotti fatti in casa. A cominciare da Corini, passando per Baronio e finendo all’amico Tonali. Con Guardiola a guardare tutti dall’alto. Terra di talenti e di cervelli Brescia. Non tutti però capiti fino in fondo. EVOLUZIONE CONTINUA. Non mancava molto alla fine della giornata quando - fra una chiacchiera e l’altra - Tullio Tinti, l’agente di Viviani, disse al Chievo che il Brescia avrebbe anche potuto muoverlo. Che uno dei centrocampisti giovani più interessanti della scena non era proprio un intoccabile. Sorpreso Giorgio De Giorgis, quasi spiazzato ma reattivo il giusto per cogliere al volo l’opportunità. Le altre trattative arenate, bisognava a quel punto concentrarsi solo su di lui. E non metterci molto, perché i minuti cominciavano a correre veloci. L’obiettivo era quello, la miglior soluzione possibile per chi poteva all’improvviso coniugare la necessità di dotarsi di un talento pronto per l’immediato ma non solo. Il Brescia ha sempre avuto qualche riserva soprattutto sul carattere di Viviani, più che sulle sue indiscutibili doti tecniche. Mai deciso abbastanza, senza rompere il cordone col calcio dei giovani, senza mai andare a muso duro davanti ai grandi. Prima mediano davanti alla difesa e poi mezzala, per tanto tempo agli occhi del Brescia l’erede di Tonali senza mai però vere investiture. Gli mancava l’ultimo slancio, quel che gli ha dato Aglietti. Proprio quel di cui aveva bisogno. Proprio al momento giusto. A vent’anni. Con una vita davanti. Da predestinato. FUTURO SCRITTO. Viviani è uno dei mattoni più intriganti del Chievo, materia pregiata in costante evoluzione. Deciso, forte, determinato, acuto. Applicazione totale al servizio della causa, più quella personalità a Brescia mai davvero fuoriuscita. Sempre nel limbo, sempre ad un metro dal traguardo senza mai tagliarlo, spesso relegato alle spalle di interpreti più pronti. Col tempo che però correva via come un fulmine. Un tesoro nelle mani del Chievo, non solo perché adesso Viviani - con già 18 presenze nell’altissima Serie B - ai primi di febbraio vale molto più di quanto abbia investito la società per averlo. Uno così soddisfa anche la voglia di lavorare nel profondo di Aglietti, di far venire a galla tutto quel che ancora non s’è visto. C’è ancora tanto da scavare ma nel frattempo Viviani sostituisce come se nulla fosse Palmiero ed Obi. Testa e cuore, idee e muscoli. Completo, soprattutto moderno. «Giocherà in Serie A», l’idea di direttori sportivi, allenatori, uomini di calcio. Tutti pronti a metterci una mano sul fuoco. Di sicuro giocherà domani, anche solo nell’ultimo spezzone di partita. Ormai dentro il Chievo in tutto e per tutto, quel che non è stato al Brescia. RITORNO AL PASSATO. S’ispira a De Jong e Verratti, sta sempre coi piedi per terra, a Veronello quel chi gli dici lui fa. E apprende in fretta. Una spugna. Imposta e tampona, corre e aspetta. Gli manca il gol ma ne faceva pochi anche alla Primavera di Baronio. Uno al Novara in campionato, uno al Bologna in Coppa Italia quando Tonali era in panchina e lui sul campo a dettare i ritmi. Uno anche al Chievo, nell’Under 17 di Fioretto contro Pavlev e Rovaglia. Quando Viviani cominciava a brillare di luce propria, ad uscire dalla mischia, a dispensare calcio di livello superiore. Un adulto lui, in mezzo a tanti ragazzini. Ancor di più oggi con le spalle larghe per poter reggere anche il peso di lottare per il vertice e guardare dritto in faccia con tanto orgoglio il suo Brescia, che l’ha lasciato andare in fretta. Nessuna rivincita, è solo il calcio che a volte è strano. Ci ha creduto il Chievo, operazione neanche a bassissimo costo ma scontata da fare. In un’oretta appena, mettendo tutti i tasselli al proprio posto. Facile anche per due presidenti da sempre amici come Campedelli e Cellino. Pareva un semplice contorno Viviani ai primi di ottobre. Quando il mercato l’ha di fatto chiuso lui, proprio un gran bel giocatore. •

Alessandro De Pietro

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