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Veronello sarà «Casa Ceo» fino al 2026

L’ingresso di Veronello costruito nei primi Anni Settanta
L’ingresso di Veronello costruito nei primi Anni Settanta
L’ingresso di Veronello costruito nei primi Anni Settanta
L’ingresso di Veronello costruito nei primi Anni Settanta

Veronello sarà sempre più la casa del Chievo. L’accordo per la gestione dell’impianto di Calmasino di Bardolino è stato prolungato fino al 2026, confermando così il desiderio della società di mettere radici ancor profonde nel centro sportivo diventato nel tempo una delle grandi icone del Chievo e dell’intero calcio italiano. «C’era la volontà di proseguire insieme, come testimonia la soddisfazione di entrambe le parti. Ringrazio la famiglia Garonzi per la disponibilità. Vogliamo rendere Veronello il più possibile fruibile da tutti», la visione di Corrado Di Taranto, dg del Chievo, sfruttando un potenziale più volte espresso in passato prima dei blocchi e delle restrizioni degli ultimi mesi. Un posto speciale Veronello, più che mai ambito. Strategico per la sua posizione, ma anche dal grande richiamo per lo straordinario laboratorio di calcio in cui s’è trasformato in fretta. Direttamente proporzionale all’ascesa del Chievo. Coi suoi grandi allenatori, coi suoi giovani poi saliti sul tetto del mondo, con quel marchio sempre più splendente in tutti i continenti. Prima in C1, poi in B, quindi anche nell’alta Serie A. Quando Veronello era l’espressione del calcio della perfetta provincia, del pallone più che mai azienda, di una grande favola ma con basi tremendamente solide secondo un modello a cui in tanti si sarebbero ispirati. Quando erano in tanti, presidenti e direttori sportivi, a dire che «il nostro punto di riferimento è il Chievo». È cambiato Veronello, sempre più aderente alle esigenze di una società moderna. Una seconda sede in piena regola ormai, complementare a quella di via Galvani. Con gli uffici ad affacciarsi sui campi come succede ormai in molti angoli d’Europa, con vari uffici per il lavoro quotidiano. Vicino allo staff tecnico, sempre a contatto con la squadra. Una vera e propria icona ormai, riconoscibile pure all’estero da società anche di primissima fascia che hanno puntualmente scelto Veronello per i propri ritiri estivi e non. Soprattutto con le giovanili, senza contare tutti i raduni delle selezioni azzurre di varie fasce d’età. «Sarà di nuovo destinazione di primo livello per il turismo sportivo internazionale, visto anche il suo altissimo grado di riconoscibilità», rafforza il concetto Di Taranto, nel pieno di una profonda opera fra il cambiamento della struttura societaria che dovrà tornare ad avere una filiera molto snella così com’era una volta. Un cammino iniziato 91 anni fa, rinverdito dal libro «1929 Chievo Verona - Una storia di passione» che sta andando a ruba così come dalla rivisitazione di luoghi diventati pilastri impossibili da rimuovere. E soprattutto da dimenticare. Nella collezione non poteva mancare Veronello, valore aggiunto invidiato da molti altri club. Coi suoi tre campi in erba, altrettanti in sintetico più l’area tecnica, una palestra, una sala video, la sala medica, l’infermeria, la sala stampa, sette spogliatoi, due magazzini, due piscine coperte più 25 camere. Passato, presente e futuro del Chievo.

A.D.P.

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