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Una notte senza magia Non sempre sono...miracoli

Una grande illusione. Bagnata illusione. Triste illusione. Senza tocco di bacchetta magica, la notte in laguna si è trasformato in triste passo d’addio. Ingeneroso sarebbe dire che Alfredo Aglietti ha perso il fluido. Eppure, il Chievo s’è perso a Venezia. No, non si è smarrito. Si è perso giusto alla fine, quando il Venezia – merito suo – ha tolto la luce, ha cancellato la traccia che portava all’isola del tesoro. Ad Aglio non riesce il terzo miracolo di fila. Aveva portato il Verona in serie A, due stagioni or sono. Ed aveva portato il Chievo ad un passo dalla finalissima promozione lo scorso anno. Forte, fortissimo spalle al muro. Coraggioso nel prendersi rischi, non sempre calcolati, dall’inizio alla fine del suo percorso. La storia, un po’, del campionato. La storia, anche, della partita di ieri. In 120’ vissuti dentro ad una tonnara è passato davanti agli occhi il riassunto di un Chievo bello, spigliato, cattivo, a volte spettinato. Magari incapace di essere perfidamente cinico. Avanti, in equilibrio, in rincorsa. Disperata rincorsa di un biglietto per una destinazione chiamata Speranza, sfuggito di mano. Commovente, pure, il tentativo finale di rimetterla in piedi, di trovare quel terzo gol che avrebbe lasciato la porta ancora aperta alla serie A. Da oggi saranno solo analisi, riflessioni, pure frustrazione. Da oggi si guarderà anche con un certo fastidio a quella lunga serie di partite giocate sotto ritmo, sotto Chievo. Pesante la punizione finale della sconfitta. Con i gialloblù protesi alla disperata ricerca di un’illuminazione. Che non è arrivata.

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