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Un Chievo senza fronzoli. Zaffaroni vuole sostanza

Nuova avventura Marco Zaffaroni sarà il prossimo  allenatore del ChievoGiorgio De Giorgis
Nuova avventura Marco Zaffaroni sarà il prossimo allenatore del ChievoGiorgio De Giorgis
Nuova avventura Marco Zaffaroni sarà il prossimo  allenatore del ChievoGiorgio De Giorgis
Nuova avventura Marco Zaffaroni sarà il prossimo allenatore del ChievoGiorgio De Giorgis

La sostanza prima di tutto. L’equilibrio al centro del sistema. Tipo pratico Marco Zaffaroni. Mai disposto a vendere fumo, mai capace di regalare illusioni. Figurarsi ora, nella Serie B che non ha mai visto da vicino se non quando giocava e in un periodo in cui al Chievo servono solo fatti. Lui di parole ne spreca poche, un taciturno che ama far parlare il campo. Il suo verbo sono i risultati, fra due playoff filati di Lega Pro con l’Albinoleffe a dispetto dei pronostici l’ultimo dei quali finito alle porte della finale dopo una bella battaglia con l’Alessandria dopo aver tolto il Monza dalle sabbie mobili della Serie D. S’è preso tutto il tempo il Chievo prima di decidere, ma fra oggi o al massimo domani tutto sarà ufficiale. Punto di partenza La centralità del suo lavoro saranno i giovani, materia che ha dimostrato di saper maneggiare e far lievitare con cura e saggezza. Ne avrà tanti Zaffaroni, tutti con qualcosa di inesplorato. Ragazzi quasi a fine percorso prima della completa maturazione ed altri agli inizi, talenti da rivitalizzare ed altri solo da accompagnare verso l’alto. Come De Luca, uno dal rendimento sicuro così come Bertagnoli e Viviani. C’è un patrimonio da curare a dovere, là dove alberga il futuro del Chievo. Zaffaroni ha sempre fatto con quel che gli è stato dato, senza chiedere molto. Senza aggrapparsi alle scuse o agli alibi. Senza volare. Le sue rose a maggio valevano più che a luglio, uno dei fattori che ha spinto Giorgio De Giorgis a consegnargli le chiavi di Veronello. È bastato questo per l’investitura. Piedi per terra e nessuna euforia, ma il Chievo viene da un sesto ed un ottavo posto. Da semifinali e quarti di playoff, matrice da confermare pur fra le difficoltà del momento e al netto di una concorrenza tremenda. La sfida più grande della vita sportiva di Zaffaroni. Da vincere, possibilmente. Il Chievo non potrà prendere assi, ma qualcuno in casa ce l’ha e l’organizzazione di gioco è di buon livello. Il punto di partenza non è male. Base tattica Di condizioni ne ha poste poche, abituato a miscelare piedi buoni e corsa. Qualità e quantità, senza chiedere nulla di straordinario. Testa bassa e via, contro tutto e tutti. Guardando dritto in faccia anche i più forti. La storia del Chievo gli dà una mano, università del 4-4-2 che Zaffaroni ha spesso sposato pur sconfessandolo quando s’è trovato catapultato in società in cui c’erano radicate altre convinzioni tattiche. Aglietti il solco l’ha tracciato, val la pena continuare su quella scia. La fase offensiva sarà tutta da plasmare, ma davanti è tutto più semplice. Dalla tre quarti in su valgono istinto e capacità di improvvisare. L’età media bassa per lui sarà un valore più che un interrogativo. Il suo calcio è genuino, vero, senza bugie. Di sicuro le sue creature prendono pochi gol, forgiato Zaffaroni dalla dura Serie C dove promettere spettacolo spesso sa di presa in giro. Meglio badare al sodo, tanto più per il Chievo. Il fatturato saranno i punti, ma anche la crescita individuale di chi non ha ancora scoperto tutti i propri margini. Sarà una lunga partita, ma è quella che anche Zaffaroni voleva. Dopo due annate positive era giunto il momento, a 52 anni, di fare il salto com’è successo a tanti suoi colleghi. Da Dionisi a Zanetti, ora addirittura in A. Non ha mai perso di vista la realtà Zaffaroni, fin da quand’era nei dilettanti e già la Lega Pro pareva la Champions League. La sana gavetta prima di tutto, la passione per il pallone, principi da conservare sempre e comunque. E quel passato da difensore a ricordargli che in fondo è meglio vincere prendendo un gol in meno che segnandone uno in più. •. Alessandro De Pietro

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