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Tanti attaccanti, pochi gol Chievo, ora bisogna sfoltire

Filip Djordjevic, superato l’infortunio, è atteso a un girone di ritorno da protagonista FOTOEXPRESSEmanuel VignatoAlejandro RodriguezDamir Ceter
Filip Djordjevic, superato l’infortunio, è atteso a un girone di ritorno da protagonista FOTOEXPRESSEmanuel VignatoAlejandro RodriguezDamir Ceter
Filip Djordjevic, superato l’infortunio, è atteso a un girone di ritorno da protagonista FOTOEXPRESSEmanuel VignatoAlejandro RodriguezDamir Ceter
Filip Djordjevic, superato l’infortunio, è atteso a un girone di ritorno da protagonista FOTOEXPRESSEmanuel VignatoAlejandro RodriguezDamir Ceter

Sette attaccanti. Otto con Millico, a Veronello appena deciderà il Torino. Tante carte ma pochi gol sul piatto. Il punto è chiaro. Il nervo scoperto dell’andata del Chievo non è stato ancora ripulito, nonostante la forza del gioco e il talento purissimo di Vignato ormai al livello dei migliori. Ormai pronto a prendere tutti per mano. Marcolini oggi avrà per la prima volta Ongenda, uno con la smania di tornare anche solo parente stretto di quel gran prospetto che aveva convinto anche il Psg ma che la confidenza con la porta non l’ha mai davvero avuta. Difficile che il Chievo vada oltre Millico, 19 anni e tanti gol alla Primavera del Toro senza mai la verifica vera coi grandi. Profilo di periferia nell’organico di Mazzarri. Di certo utile, perché di palloni nelle aree avversarie in questi mesi ne sono passati molti e il suo istinto sotto porta avrebbe fatto comodo ma non proprio quel certificato di garanzia di cui ci sarebbe bisogno adesso. E gli spiragli sono tutti rimandati agli ultimi giorni, quando il solito e spesso casuale giro di punte potrebbe mettere nelle mani del Chievo l’occasione di alto valore che per adesso non s’intravede. IL NUOVO RE. Se Marcolini dovrà arrangiarsi con gli ingredienti che ha in casa la differenza dovranno farla le invenzioni di Vignato. Prima fumoso, ora decisivo. Tre gol, tanto calcio d’altissima qualità, margini ancora notevolissimi, gambe ogni giorno più toniche. Fra oggi e domani sarà del Bologna, ma il Chievo l’avrà fino alla fine del campionato in prestito. Pura luce, dopo essersi di fatto rassegnato nei giorni scorsi a doverlo consegnare subito a Mihajlovic. Vignato ha in mano con Giaccherini le chiavi di una squadra che molto probabilmente un terminale di primissimo livello non ce l’avrà. Con l’aggravante di uscite necessarie in caso di eventuali ingressi, operazioni non così semplici in un mercato dei bomber che finora hanno mosso solo le big. Come sempre, all’inizio dei giochi. Di responsabilità offensive dovrà prendersene tante Vignato, proprio insieme a Giak. Ma lui c’è abituato. Desideroso di salire sul trono, di cambiare passo, di non fermarsi più. Ai gol dovranno pensarci anche loro. Uno a tre, l’altro a due. Ne servono tanti altri, se l’obiettivo vero è finire fra le prime due. PALLA A QUEI DUE. Il salto vero dovrà farlo anche Filip Djordjevic, un lusso per la B in condizioni normali ma con un peso specifico difficile da quantificare per chi come lui viene dal periodo buio alla Lazio e dalla faticosa ripartenza dell’anno scorso. Cadendo e rialzandosi a fatica. A quota quattro, ma se il centravanti è lui e il Chievo vorrà andare in Serie A ce ne vogliono almeno 15 proprio come suggeriscono certe vecchie tabelle. Quelle che non mentono mai. Sta bene Djordjevic, superato l’infortunio di Livorno e certe vecchie ruggini. Con la faccia giusta, anche operaia, per trainare il Chievo. Quattro li ha anche Meggiorini che però ha fatto soprattutto tanto altro. Come sempre. Correndo per due e spesso anche per tre, sempre lucido e punto di riferimento irrinunciabile. Di altra categoria, semplicemente per il suo modo di giocare a pallone. Arrivasse in doppia cifra sarebbe già tanto, ma a lui Marcolini non può chiedere di più. Avesse avuto anche l’istinto del killer avrebbe giocato a lungo per lo scudetto. Le risorse supplementari devono arrivare da altri. PUNTI DI DOMANDA. Nelle retrovie dell’attacco c’è stato per adesso poco. Lo spunto di Rodriguez al Crotone, quelli di Pucciarelli a Livorno e Juve Stabia, in attesa di un lampo non ancora pervenuto di Ceter però a lungo indisponibile. Ha scavato a fondo Marcolini, cercando di consegnare ad ognuno il proprio momento di gloria. Prima dando molta fiducia a Rodriguez, poi sfruttando Ceter, quindi stuzzicando Pucciarelli ricordandogli che è stato a lungo uno di Serie A. Con risposte ad intermittenza, fra limiti naturali e titolari molto distanti da tutti e tre. Uno potrebbe partire, col condizionale d’obbligo, quando ci sarà finalmente Millico ormai promesso dal Toro. Altro scenario di fine mese, quando anche le altre dovranno in tutta fretta chiudere i conti. Nel plotone delle seconde punte c’è adesso anche Ongenda, attore appena entrato in scena e tutto da decifrare. Pieno di motivazioni, più le doverose incognite per chi negli ultimi anni non è mai stato quel che mostrò ai primi tempi al Psg. Di quel che darà oggi non v’è certezza ma Marcolini non può più permettersi di perdere altro tempo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro De Pietro

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