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«Sì, qualcosa ci è mancato. Ma torneremo il vero Chievo»

Trentuno presenze per Mogos quest’anno in campionato con tre gol segnati FOTOEXPRESS
Trentuno presenze per Mogos quest’anno in campionato con tre gol segnati FOTOEXPRESS
Trentuno presenze per Mogos quest’anno in campionato con tre gol segnati FOTOEXPRESS
Trentuno presenze per Mogos quest’anno in campionato con tre gol segnati FOTOEXPRESS

Dietro l’angolo il matrimonio, la ripartenza con la Romania, soprattutto la volata col Chievo. Preme il piede sull’acceleratore Vasile Mogos, quel che d’altronde gli è sempre riuscito benissimo. Fin dai primi passi. Fin da quando, a sei anni, arrivò in Italia. Prima mezzala e poi terzino, a lungo nascosto fra Interregionale e Lega Pro. Poi la B ad Ascoli con Aglietti. Proprio lui, la prima medicina del Chievo. «Nell’ultimo periodo qualcosa ci è mancato», ammette Mogos, «ma in questi giorni il mister ce l’ha fatto capire a modo suo. Vogliamo tornare presto ad essere il Chievo vero, quello che ad esempio ha vinto col Pisa». La miglior qualità di Aglietti? «Usa bastone e carota, pretende sempre il massimo da tutti, tiene tanto a quel che fa. E tratta tutti allo stesso modo, non importa se hai dieci anni o trentacinque. Per lui sono veramente tutti uguali. Con lui contano i meriti e basta». Dove l’ha migliorata soprattutto? «Mi piace giocare dal basso, anche col portiere. Con gli esterni che spingono e l’azione che spesso va all’esterno. Non puoi risparmiarti con lui, se non vai sempre al massimo stai fuori. Sapevo che era così da quei mesi ad Ascoli. Al Chievo non ha fatto altro che confermarmelo». Deluso quanto per la mancata qualificazione agli Europei con la sua nazionale? «Ogni calciatore sogna di giocare una competizione del genere, ma ormai non ci penso più. Adesso conta il campionato e il cammino verso i prossimi Mondiali». Ricordi delle partite della nazionale viste da bambino? «Eravamo tutti insieme, sul divano, con la mia famiglia. Tutti con la mano sul cuore ad ascoltare l’inno. Sono in Italia fin da bambino ma le radici non si dimenticano. A partire dalla lingua, fino a tutto il resto». Il suo modello? «Ho sempre creduto che Ronaldinho abbia cambiato certe regole del calcio degli ultimi anni con le sue magie, la sua allegria, quelle giocate che per altri parevano impensabili. Poi mi sono innamorato di Cristiano Ronaldo, per la sua mentalità più che per il talento. Per il lavoro continuo, per come si è sempre allenato. Una macchina, davvero». Anche lei è così? «Resto convinto che alla lunga certi sacrifici paghino. Sono fiero di quel che ho fatto finora, ma non voglio fermarmi». La più pericolosa ai playoff? «Prima bisogna arrivarci. E per entrarci servirà innanzitutto una grande prestazione martedì ad Empoli. Dovremo avere più fame di loro, da lì in avanti saranno tutte finali». E fra dieci giorni c’è la sua Cremonese... «Una parte importante del mio percorso, ritroverò tanti amici e tanti vecchi compagni anche se in campo ognuno andrà per la propria strada. Tengo molto a quella partita, come del resto è naturale che sia». L’amore della sua vita? «A giugno sposerò Francesca, il mio sogno fin da quand’ero piccolo. A lungo ho creduto di non aver nessuna speranza con lei. Le mie sorelle credevano che andassi a vedere loro alle partite di pallavolo, invece ero lì per lei. Pensavo fosse irraggiungibile, con quell’aria un po’ da snob. Invece, conoscendola, ho scoperto che abbiamo in comune gli stessi ideali. Quelli per la famiglia e per le cose semplici». Per quanto tempo si vede ancora al Chievo? «Io sono contento del Chievo, lei è contenta di stare a Verona. Il suo parere è fondamentale. Non vedo quindi grossi ostacoli». E il rapporto con sua cugina Andreea? «Siamo come fratello e sorella. Legatissimi. Sono fiero di lei, una vera e propria forza della natura. Nella scherma, da atleta paralimpica, ha vinto molto. Peccato ci si sia fermati con i grandi appuntamenti, ma presto ricomincerà. Mi spiace solo di averla vista poco quest’anno a causa della pandemia, mi auguro di incontrarla presto. Ogni volta che ci parlo lei mi insegna qualcosa». Passioni particolari? «Mi piacciono molto i film biografici, soprattutto le storie vere. Potrei citarne tantissimi, di ogni genere. Uno su tutti? Titanic, visto quando ero ancora piccolino». Il più bravo terzino che gioca in Serie A? «Dipende anche dal modulo, ma al di là dei grandi campioni a me piace molto Dimarco. Me lo sono già trovato di fronte, davvero un buon giocatore». Il più difficile da marcare a Veronello? «Totò Di Gaudio. Lo conoscevo già, ma anche ora è il motorino che è sempre stato. Quando parte non lo prendi davvero mai. Ma tutto il Chievo vale molto. E proveremo a dimostrarlo già ad Empoli». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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