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Sabato pomegrigio

COSENZA L’amarezza si confonde con gli interrogativi, le giustificazioni lasciano spazio a qualche attenuante appena. Senza però il conforto dello straccio di un punto, che avrebbe rappresentato di gran lunga la miglior medicina dopo gli sgarbi degli arbitri e relative sconfitte dei due precedenti turni. E invece il Chievo cade ancora - ed è la terza volta in tredici giorni - malgrado un buon primo tempo e l’ottima volontà di regalarsi la svolta. Cade vittima prima di una disattenzione collettiva in zona Semper, dopo undici minuti, e poi della mancanza di lucidità al cospetto del portiere avversario. Infine dell’incapacità di venire a capo dell’ostinata - ma funzionale - resistenza del Cosenza. Irriducibilmente aggrappato a tre punti di valore fondamentale, quasi vitale. Forse hanno vinto i più affamati, probabilmente i più determinati, comunque i più concreti. Animati da corsa e cuore. E nessuna concessione ai gialloblù pure belli - almeno a tratti - ma non abbastanza incisivi, né cattivi, a ridosso della porta di Falcone. La guerra, nelle zone di vertice della classifica, resta apertissima. Perché se il Chievo piange non è che le altre - leggi soprattutto Spal, Frosinone, pure Lecce -si sbellichino dalle risate. Così a guardare il bicchiere mezzo pieno conforta che la banda Aglietti - nonostante la tripla inchiodata - abbia ancora entrambi i piedi ben piantati in zona playoff. Altra è la riflessione per chi tende a leggere i fatti col filtro del grigio, perché sarebbe bastato vincere ieri per ritrovarsi, malgrado tutto, ad appena quattro lunghezze dall’Empoli capolista. “Aglio”, considerati i piccoli e grandi acciacchi, ha fatto più o meno con quel che aveva. Classico 4-4-2, difesa titolare, mediana arricchita sui lati dalle corse nobili di Ciciretti e Canotto, attacco consegnato a De Luca e Fabbro, i più affidabili del reparto quanto a condizioni di salute. Peccato che non tutti siano da subito connessi sul match e che, al secondo tentativo, il Cosenza trovi lo spiraglio giusto per passare, nell’area intasata da troppi giocatori immobili. Dalla parte del Chievo, naturalmente. Terzo gol incassato nelle ultime tre partite, che anche stavolta si rivelerà sufficiente per garantire il pieno. La risposta dei gialloblù in realtà non si fa troppo attendere. Per tre quarti di partita si giocherà a una sola porta e Falcone avrà la possibilità di sfoggiare in almeno tre, quattro situazioni intuito e riflessi. Chievo insomma in ostinata pressione, più ispirata prima dell’intervallo, assai più confusa dopo. Nemico all’angolo ma sempre in piedi. Applausi all’ingresso del cosentino Garritano (cui il club rossoblù deve la salvezza dell’anno passato) e applausi anche all’altro ex, Palmiero, al momento della sua uscita. Resteranno le uniche, ultime soddisfazioni di un pomeriggio dal gusto agro. •

Francesco Arioli

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