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Rickler ha messo
una croce sul pallone
«Preferisco la Dakar»

Cesare Rickler, addio al calcio
Cesare Rickler, addio al calcio
Cesare Rickler, addio al calcio
Cesare Rickler, addio al calcio

Ha scelto i motori, seguendo papà Renato. Cesare Rickler non ha più in testa il calcio, prima giovane promessa catturata dal Chievo finito poi nella grande rete del calcioscommesse. «Sono uno dei tanti accusati solo per omessa denuncia, perché questa è la verità», racconta amaro lui, reduce dal Kenya, dove se n’era andato in vacanza dopo la Parigi-Dakar chiusa al quarantesimo posto nella categoria camion T4.3 col suo R Team, struttura specializzata nella gestione e nel noleggio di vetture da competizione per rally-raid con otto campionati Italiani vinti, un campionato europeo e due mondiali nel gruppo T2 più innumerevoli podi in gare internazionali e mondiali oltre alla partecipazione a varie edizioni proprio della Dakar.

Del pallone non ha nostalgia. «Magari di quello che mi ha dato il Chievo sì ma per il resto proprio no. Non è il mio mondo, soprattutto non quello che ho conosciuto io negli ultimi anni. Dell’ipocrisia e delle falsità di molti posso anche farne a meno», continua Rickler, dieci anni fa nel giro dell’Under 20 di Casiraghi nel gruppo di Candreva, Salvatore Bocchetti e Acquafresca ma pian piano finito quasi nel dimenticatoio nonostante buone stagioni di Serie B, su tutte quella al Modena sotto la guida di Pioli.

La sua ultima da professionista, dopo una squalifica di quattro anni successivamente ridotta a 14 mesi, l’ha giocata il 7 febbraio del 2015 con la maglia del Prato contro il Savona, quando era diventato un giocatore del Bologna. Prima in comproprietà col Chievo, poi con l’intero cartellino dall’estate 2012 dopo un campionato vissuto tutto in tribuna tranne la panchina con la Juve quando a Bologna l’allenatore era Pierpaolo Bisoli.

Rickler frequentò Veronello nell’anno di Pillon chiuso col quarto posto e l’anno dopo terminato con la retrocessione in B, in campo anche nella partita decisiva di Bologna quando sostituì Semioli un minuto prima del gol di Rossini che salvò il Catania.

Nipote d’arte - nonno Gianfranco Dell’Innocenti fu negli Anni ’50 giocatore di Roma, Spal, Udinese, Bologna e Vicenza - fece parte anche del Chievo che nel 2008 tornò immediatamente in A, quasi metà campionato nello squadrone di Beppe Iachini che volò dall’inizio alla fine della stagione lasciandosi alle spalle Bologna e Lecce.

Ma ora il calcio lo guarda solo distrattamente, col fascino dei motori e delle grandi gare nel deserto al primo posto: «Le mie passioni sono sempre state due, senza preferenze... Credevo di poter fare il calciatore e l’ho fatto ma non ho mai abbandonato l’altro mio amore a cui sono sempre stato molto legato. Zero rimpianti però. Meglio la Dakar e l’azienda di famiglia».

Alessandro De Pietro

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