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Intervista al vicepresidente

«Porteremo la Clivense tra i prof. Non metteteci fretta, però». La promessa di Ezio Zanin

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Ezio Zanin
Ezio Zanin
Ezio Zanin
Ezio Zanin

L’altra grande anima della Clivense non sta ferma un attimo. Pedala forte Enzo Zanin, almeno quanto Pellissier. Telefonate una dietro l’altra, incontri, riunioni. Vicepresidente ma anche molto di più. Normale per chi è nato e cresciuto col Chievo. «Trentatré anni. Undici campionati», racconta Zanin, «più il percorso da dirigente iniziato il primo luglio del 1996 e concluso a novembre del 2017. Ce n’è abbastanza per aver voglia di cercare di tenere in vita i valori con cui sono cresciuto io».

 

A che punto è il disegno societario?

«Fra poco saremo pronti con il progetto. Siamo a buon punto. Vogliamo iniziare a chiudere il cerchio».

 

Il cuore del progetto?

«Non è solo tecnico, chiaro. È anche economico. Soprattutto dovrà essere sostenibile. Pellissier l’ha detto più volte. Ci stiamo lavorando con grande attenzione ma ci vuole il giusto tempo per prepararlo ed elaborarlo. Anche interagendo con le istituzioni, come fanno tutte le realtà sportive cittadine. Non vogliamo essere né più né meno degli altri».

 

Il prossimo passo?

«Avere un campo di allenamento nostro, più che cercarne uno per le sedute settimanali. Il nostro sogno è quello di avere un centro sportivo di proprietà. Che sarà anche il centro di tutto». Nell’arco di quanto tempo? «Adesso non possiamo pretendere altro che avere una struttura di base su cui appoggiarci senza andare in giro qua e là come adesso».

 

Prime sensazioni quando il Chievo è stato estromesso dalla B?

«Di profondo vuoto, specie per chi c’è stato per più di trent’anni. Come se all’improvviso scomparisse metà della tua vita. Tanta tristezza. Il Chievo ha sempre fatto parte di me. Quando io sono uscito dalla società ho continuato a seguirlo, pagandomi l’abbonamento e andando a vedere le partite. Come se fosse ancora un grande punto di riferimento. Per me così come per tante persone che al Chievo hanno voluto bene».

 

La risposta del tessuto veronese qual è stata?

«Al momento è molto incoraggiante. In tanti hanno voglia di contribuire a veder crescere questa nuova realtà. E lo stanno facendo in maniera generosa. Ci metto dentro anche i tifosi. Ci chiedono come possono aiutarci. Se ci pensate è sorprendente. Un’ulteriore spinta ad andare avanti».

 

La prossima stagione dovrebbe essere quella dell’ingresso in Serie D. Ci state arrivando alla velocità prevista?

«Sappiamo dove vogliamo arrivare ma prima bisogna giocare questo campionato. All’Interregionale penseremo al momento opportuno. Quindi non ora. Chiaro che l’obiettivo nel breve è quello. E a medio termine è naturalmente più ambizioso».

 

Fino a che punto?

«Dipenderà dalle risorse. Ce ne fossero abbastanza per provare a salire in Serie B perché non provarci? L’idea di fondo adesso è quella di entrare fra i professionisti il prima possibile. Non ci dimentichiamo però che ci sono anche gli avversari. Di variabili ce ne sono tante».

 

Pellissier come l’ha trovato?

«È carico, lui fa sempre tutto al massimo. La sua carriera di calciatore e la sua vita di atleta sono sempre state così. Fare quindi tutto al cento per cento. Tutti i giorni, non soltanto la domenica».

 

Si ricorda il giorno in cui entrò in sede la prima volta?

«Ero già dirigente, nell’area commerciale. Rivedo Pellissier giovanissimo in ritiro a San Zeno. Vidi una delle sue prime amichevoli vicino a Giovanni Sartori, non ci volle molto a capire quanto fosse bravo. Anche se nessuno credo poteva allora pronosticargli una carriera del genere. Non è da tutti segnare più di cento gol in Serie A. Tutti nel piccolo Chievo poi».

 

È ancora viva la sua notte di Torino di Coppa Italia con la Juve? Parò di tutto…

«Per chi ha fatto una carriera come la mia quella resta una partita che ricorderò sempre, fra l’altro quella Juve che da lì a poco avrebbe vinto oltre allo scudetto anche la Coppa dei Campioni. Ma per fortuna non fu l’unica».

 

Vi aspettavate questi risultati di pubblico?

«Lo speravamo. La risposta è stata bellissima. E i risultati finora hanno superato le mie aspettative. La prevendita anche per sabato col Soave è incoraggiante. La capienza dell’Olivieri è di 1.344 spettatori, adesso con l’estensione al 75 per cento ci sarà qualche centinaio di biglietti in più. È bello vedere tutta questa passione. Sta a noi continuare ad alimentarla».

Alessandro De Pietro

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