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Mimmo e poi «Genio» Chievo, le tue bandiere son diventate ostacoli

Aglietti (sulla destra) e l’intera panchina in piedi dopo il gol di Fabbro al Pordenone FOTOEXPRESS
Aglietti (sulla destra) e l’intera panchina in piedi dopo il gol di Fabbro al Pordenone FOTOEXPRESS
Aglietti (sulla destra) e l’intera panchina in piedi dopo il gol di Fabbro al Pordenone FOTOEXPRESS
Aglietti (sulla destra) e l’intera panchina in piedi dopo il gol di Fabbro al Pordenone FOTOEXPRESS

Confronto e suggestioni, storie di guerre e di affetti. Ancora una volta la favola del Chievo fatta e fette, le vicende sportive che si incrociano a rapporti umani ancora solidi, al di là delle distanze. Stavolta però il calendario ha voluto esagerare. E se sabato prossimo Alfredo Aglietti andrà a misurare la febbre al Vicenza (partito un po’ a rilento) di Mimmo Di Carlo, nel turno successivo - stavolta al Bentegodi - i gialloblù verificheranno la portata della crescita del Lecce di Eugenio Corini. Di Carlo e Corini, appunto. Uno dopo l’altro, a distanza di appena una settimana. Gente da Chievo, bandiere e icone. Cinquantenni in carriera che tra Veronello e il Bentegodi hanno seminato nelle scorse stagioni piuttosto bene. In sintesi: tre salvezze centrate da Mimmo da Cassino, sempre in A, e due salvezze per «Genio» da Bagnolo Mella, ancora nel campionato dei grandi. Per l’uno e per l’altro pure un esonero che però non diluisce troppo i bei ricordi. AMBIZIONI E IMPICCI. «Aglio» dovrà scavare insomma nei trascorsi del club. Lui che potrebbe col tempo fare a sua volta ingresso trionfale tra i grandi della panchina gialloblù dovesse per caso diventare il terzo (dopo Delneri e Iachini) a centrare la missione Serie A. Poco meno di un sogno, adesso. Obiettivo comunque complesso. Ambizione e ostacoli a fare a pugni. Però, traguardi a parte, è stato lo stesso tecnico toscano, tre giorni fa, a confessare che gli piacerebbe «restare ancora per tanti anni al Chievo», club che gli permette di «lavorare al meglio», nel quale ha «un ottimo rapporto col presidente Campedelli e totale sintonia col gruppo e con l’ambiente intero». Gli uomini giusti al posto giusto, gli ingredienti del successo tutti mescolati con equilibrio e maestria. Se anche le dosi si riveleranno corrette - e gli agenti esterni non troppo nocivi - le basi per una lunga e felice convivenza ci sono tutte. QUI BIANCOROSSI. Il testa a testa con Di Carlo è il primo in ordine cronologico e per certi aspetti il più intrigante. Perché Di Carlo ha sempre esaltato il suo feeling col club della Diga. E perché è stato l’ultimo tecnico avuto in Serie A. Mai una parola fuori posto, comunque. Nessuna polemica neppure dopo l’esonero dell’ottobre 2012. Una salvezza, tra le altre, quasi miracolosa nel 2009. E un’identità - spirito, umiltà, conoscenze - molto vicina a quella della società di Campedelli. Nella scorsa stagione la promozione alla guida del Vicenza prima dell’avvio a strappi del campionato in corso, coretto efficacemente dal raid di Cremona del 7 novembre firmato da Padella sul calare del match. La classifica resta delicata, il Covid gli sta decimando l’organico però il suo modo di trasferire energia alla squadra è ben noto a Veronello e dintorni. Oltre 140 panchine per lui col Chievo (136 in A) e la proverbiale capacità di restare sempre cocciutamente sul pezzo. Lui e Meggiorini - altro ex coi fiocchi - preparano trappole. Occhi aperti dunque. QUI SALENTO. E soprattutto se al Menti dovesse andare dritta, quello col Lecce si potrebbe presentare come il primo, vero big match del torneo. Più ancora di quelli col Brescia e col Monza della quarta e quinta giornata. Perché il Lecce ammirato nelle ultimissime performance ha proprio l’aria di chi si è scrollato di dosso riserve mentali e grane di ordine fisico per lanciarsi (meglio, rilanciarsi) in grande stile all’inseguimento del primato. Intendiamoci: i salentini di Corini avevano appiccicate addosso, già a settembre, le credenziali della fuoriserie. Un dettaglio? Rileggetevi i nomi della batteria d’attacco: Coda, Pettinari, l’ex Stepinski... Senza contare la spinta e la fantasia di Falco. Sarà dura, senz’altro, ma anche parecchio appassionante. Tanto più che «Genio» sta innestando sul gruppo le sue idee di calcio propositivo, la sua vocazione al palleggio e all’offesa che già avevano riscosso notevole successo (e il salto in A) due stagioni fa con il Brescia. Sessantacinque le sue panchine in gialloblù, l’esonero proprio quando era alla guida della squadra - anche sulla carta - più attrezzata. Nessun desiderio di rivincita ma il massimo delle motivazioni per trascinare in alto - più in alto che si può - il Lecce costruito per palcoscenici più rappresentativi. Due grandi ex sul percorso: caro Chievo, la sfida si fa dura ma assai avvincente. •

Francesco Arioli

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