<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Lanerock

La frenata fa rumore. Il derby si risolve in un (doppio) cazzotto allo stomaco che toglie il fiato, un enorme boccone finito di traverso, una secchiata di acqua gelida sulle ambizioni di vertice del Chievo. Non c’è gloria per i gialloblù, che incespicano rumorosamente al Bentegodi. Prima storditi e poi travolti dal ritmo serrato del Vicenza, quindi incapaci di rimettere sui binari dell’equilibrio una partita tragicamente deragliata già alla mezz’ora. E che ora, al di là dei nefasti effetti sulla classifica, rischia di intaccare meccanismi virtuosi, inquinare certezze, intaccare robuste fette di quella fiducia che nei mesi era diventata una delle principali fonti di nutrimento e di energia della banda Aglietti. Il Vicenza, va premesso, ha fatto di più e di meglio. Spremendo da subito nel match tutta l’intensità che occorreva, costruendo efficacissimi sbarramenti soprattutto lungo le vie laterali - laddove si sarebbe rivelato terribilmente efficace anche in fase offensiva - e sopravvivendo pure al rischio di un possibile rigore sul punteggio di 0-1. Quando Cappelletti, pur a palla lontana, ha investito in pieno De Luca a ridosso della linea di fondo. Un episodio, va ribadito, nel quadro di una frazione di insospettabile sofferenza. Tra le aggravanti il fatto di non essere stati capaci di mettere riparo alle scorribande di Giacomelli, signore quasi incontrastato della sua fascia sinistra, al di là delle gravi leggerezze in mezzo all’area. Senza troppo soffermarsi sul fatto che il raddoppio sia stato firmato dall’ex Luca Rigoni, un falco sull’ennesima palla centrata dal lato mancino, più rapido dei difensori centrali della Diga, apparsi pure loro in serata insolitamente svagata. Tutto storto insomma nonostante le buone avvisaglie. Perché Aglietti al 1’ può distribuire sul rettangolo il suo undici titolare, perfettamente addestrato al 4-4-2 da corsa ideato dal tecnico, apparentemente più solido col rientro di Gigliotti e tornato pure a far punti grazie al secco 3-0 rifilato al Pordenone. Il Lane però ha più anima, più spinta, più aggressività. Quasi chirurgico nel soffocare le velleità di Ciciretti e Garritano, almeno altrettanto feroce nello sgommare lungo le medesime corsie. Segna Lanzafame, raddoppia Rigoni. I gialloblù sparano a salve e rischiano pure qualcosina in contropiede. “Aglio” cambia tanto nell’intervallo, arretrando Garritano e affidandosi a una sorta di 4-3-3 (con Canotto e Di Gaudio) che pare poter partorire da subito frutti corposi. Palmiero sfiora il gol, i gialloblù occupano più campo, sperimentano l’ennesima svolta tattica, pescano nel serbatoio del carattere ma graffiano troppo poco, pur arrivando a cogliere l’1-2 dopo uno spunto di Di Gaudio sgambettato sull’uscio dell’area di rigore. Giaccherini accorcia dal dischetto ma il tempo è troppo poco, ormai. Persino per i miracoli. •

Francesco Arioli

Suggerimenti