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Dopo l'esclusione dai pro

La rinascita Chievo. Pellissier e i «miti»: la chiave del futuro

Sergio Pellissier con il patron del Chievo Campedelli
Sergio Pellissier con il patron del Chievo Campedelli
Sergio Pellissier con il patron del Chievo Campedelli
Sergio Pellissier con il patron del Chievo Campedelli

Il Mito prende forma. E genera speranza. Sergio Pellissier, oltre ad essere l’uomo dei record, potrebbe diventare il simbolo della rinascita del Chievo. L’uomo giusto nel momento giusto. Uscito di scena. Pronto a rientrarci. In tempo per garantire - seppur con modalità e protagonisti diversi - la continuità temporale all’essenza Chievo.

La storia

In più, Sergio è la Storia. Il depositario della memoria del Chievo. L’ideale trait d’union tra quello che è stato e quello che potrà essere. In mezzo un black out di dolore, la spina che si stacca, il mondo che ti frana addosso. L’addio al calcio professionistico del club della Diga dopo 35 anni vissuti quasi sempre alla grande, alla stra grande.

Un concetto

Il Chievo non è solo una squadra, è un’idea, un esempio, un’immagine. «E io faccio fatica a farne a meno. Non posso starne senza». Ci raccontava Pellissier pochi giorni fa dal suo ufficio di direttore generale al Centro Atlante. «Stare senza Chievo è come stare senza famiglia. E io non voglio farne a meno».

Ricostruzione

Il finale è stato scritto. Dolorosissimo. E Pellissier non ha mai smesso di pensare all’ipotesi concreta di costruire, in fretta, un nuovo Chievo. Percorso non facile. Nemmeno impossibile. Il massimo sarebbe ripartire dalla serie D, giusto un passo dietro il professionismo. Per sognare di tornare lassù. Con Sergio magari presidente, o vice, o direttore generale. Recuperando, piano piano (ma non troppo piano), le tessere di un mosaico deturpato dagli eventi.

Struttura

Pellissier, sul Chievo, ha avuto sempre chiare. Per ripartire, Sergio avrà bisogno di una struttura solida, di una solidità imprenditoriali, di una strategia di rilancio, ma soprattutto di compagni di viaggio, di amici, di facce conosciute, di “gente da Ceo“. Cioè: gli stessi che con lui hanno combattuto mille battaglie di campo. E che magari, per diversi motivi, sono finiti fuori dal Chievo. Chi più vicino, chi più lontano, chi per scelta, chi arrabbiato, chi deluso.

Gli ultimi anni

Pellissier si è defilato nel tempo. Ma la sua è sempre stata presenza ingombrante. Quando il Mito si muove, è destinato a far rumore. E Pellissier, oggi, è sopravvissuto alla grande tragedia sportiva del Chievo. E potrebbe avere tra le mani le carte giuste per poter dare un futuro alla società franata su se stessa. «Penso ad un Chievo che torni a viaggiare a testa alta» ci aveva raccontato ancora qualche giorno fa. «Un Chievo che torni ad essere quello del passato. Il mio Chievo, quello che ho fatto in tempo a salutare due anni fa». Parole che adesso in molti sperano possano avere un seguito. Perchè di tempo non ce n’è tanto.

Percorso

Chievo in serie D? Ad avviare l'iter dovrà essere una richiesta del sindaco Federico Sboarina alla Federcalcio. L'iscrizione in sovrannumero è consentita solo in D ed in Eccellenza. Quindi, serve muoversi in grande velocità: per valutare la fattibilità dell’operazione, per verificare i costi (non di certo inferiori ai 300mila euro), individuare una struttura tecnica, giocatori, amministrativi, campi, sede, tutto.

Strade

Detto questo, non è da escludere, però, che possano palesarsi pure altre figure imprenditoriali destinate a dare nuova vita al Chievo. Di fatto, questi sono i giorni della frustrazione e delle dolorose riflessioni dopo che anche il Consiglio di Stato ha tolto speranza al Chievo, che lottava per essere ammesso al prossimo campionato di serie B. Ma questo è già trapassato remoto. E adesso potrebbe iniziare una corsa contro il tempo nel tentativo di consegnare al semiprofessionismo, o al campionato di Eccellenza, un nuovo Chievo. Matricola immacolata, nessun passato, elementi riconoscibili. E Pellissier potrebbe essere uno di questi. Magari, finita una Favola, se ne potrebbe scrivere un’altra. «Un Chievo deve esserci sempre» ha sussurrato Pellissier «ma dobbiamo essere in tanti a volerlo».

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