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La favola del Chievo. Vent’anni fa, il 15 dicembre 2001, una domenica da leoni a San Siro con la vittoria 2-1 contro l’Inter

Vantaggio di Corradi, pareggio di Bobo Vieri e gol della vittoria di Massimo Marazzina
La vittoria del Chievo raccontata sull'Arena del 16 dicembre 2021
La vittoria del Chievo raccontata sull'Arena del 16 dicembre 2021
Bernardo Corradi rincorso da Salvatore Lanna dopo l’uno a zero
Bernardo Corradi rincorso da Salvatore Lanna dopo l’uno a zero

Novanta minuti per prendersi l’immortalità. Vent’anni fa il Chievo diventava Favola vincendo 2-1 a San Siro contro l’Inter di Ronaldo e Vieri. Il capolavoro tra i capolavori. Notte fredda quella del 15 dicembre 2001. Il suono della tromba per ricordare la scomparsa di Peppino Prisco, l’interismo in persona. In campo il miracolo diventato epica. Corradi, Vieri e Marazzina vergano una partita entrata nella storia. E oggi che il Chievo è finito nel limbo, ricordare aiuta a non dimenticare.


«Siamo entrati nella storia del calcio italiano» ha ricordato più volte Gigi Delneri. «C’è chi segue l’immortalità senza mai trovarla. Noi siamo usciti da San Siro consegnandoci alla storia. Sapevamo di avere fatto qualcosa di straordinario. Consegnando la vittoria all’eternità».

Bernardo Corradi rincorso da Salvatore Lanna dopo l’uno a zero
Bernardo Corradi rincorso da Salvatore Lanna dopo l’uno a zero

Luciano, protagonista di una gara spettacolare, rivela. «Ricordo il riscaldamento, lo stadio pieno, un’atmosfera incredibile. Ma io ero preoccupato: non sentivo la gamba. Non mi sentivo al top. Sono corso dal nostro massaggiatore «Fofo» Casano. E lui ha fatto il miracolo. Mi ha rigenerato, in campo non sono andato mai così forte. É stato un trionfo completo, una serata indimenticabile. Noi contro Ronaldo, Vieri e Recoba. Lo stadio pieno, una vittoria per sempre».

Massimo Marazzina raddoppia ed è sommerso dai compagni
Massimo Marazzina raddoppia ed è sommerso dai compagni


Massimo Marazzina ha realizzato la rete del definitivo due a uno su imbucata di Perrotta. Da Miami ci risponde: «Una vittoria consegnata alla storia del calcio italiano. Il più bel Chievo di sempre. Vivemmo un campionato al di sopra delle righe. Qui a Miami ho la fortuna di frequentare Bobo Vieri, e ancora adesso mi ricorda che è stata una delle partite e divertenti mai vissute nel corso della sua straordinaria carriera. Giocavamo per noi stesso, non contava chi ci fosse di fronte. Questa era la mentalità che ci aveva trasferito Delneri. Volevamo far capire a tutti che non eravamo uno scherzo. E finita la partita penso che tutti avessero capito chi era il Chievo. Ho avuto la fortuna di segnare il gol della vittoria. E questo ti permette di consegnarti all’immortalità. Poi, c’è un po’ di amarezza sapendo adesso come sta. Ma resta ricordo indelebile nella mente degli italiani ma soprattutto dei protagonisti che siamo stati noi».


Genio Corini, metronomo di quel Chievo, confidò: «Non volevamo più uscire dal campo. Ai ragazzi dicevo: restiamo qui, gustiamocela fino in fondo. Perchè cose del genere capitano una volta solo nella vita. Volevamo come cristallizzare il tempo».


Ripescando, invece, le immagini del post partita, ci si imbatte in un provato Hector Cuper. L’allenatore dell’Inter ebbe ad ammettere: «Il Chievo è organizzazione, strategia, sistema». Un giovane Luca Campedelli, dando l’ultimo tiro ad una sigaretta ormai alla fine del suo viaggio, per nulla travolto dalle emozioni, disse: «La gioia è a 41. Sono i punti della salvezza». Dentro, però, aveva il Krakatoa.


E il compianto Rinaldo Danese, detto Macola, consumata la sbornia, ci disse: «Mi hanno chiesto di scambiare la maglia di Perrotta. G’ho dito: la tegno mi. Oggi la val più de quela de Ronaldo».

Simone Antolini

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