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Joel Obi, il professore Al centro del Chievo per arrivare alla laurea

Joel Obi esulta dopo il gol segnato in pieno recupero alla ReggianaBuon periodo di forma per Joel Obi
Joel Obi esulta dopo il gol segnato in pieno recupero alla ReggianaBuon periodo di forma per Joel Obi
Joel Obi esulta dopo il gol segnato in pieno recupero alla ReggianaBuon periodo di forma per Joel Obi
Joel Obi esulta dopo il gol segnato in pieno recupero alla ReggianaBuon periodo di forma per Joel Obi

Professore universitario. La definizione è parecchio abusata a Veronello quando il discorso scivola su Joel Obi. Uno diverso da tutti gli altri, specie in Serie B. Con quel contratto scomodo, per di più in scadenza, ma anche una cilindrata più alta di tutti gli altri. Prima quasi un peso, adesso un tesoro dal valore incalcolabile. Ogni sua accelerata un colpo al cuore del nemico, ogni suo recupero un tocco di classe. Non solo di forza. Un grande centrocampista, tornato ai suoi livelli. Quelli da giovane dell’Inter. O quelli del Torino. Quel che di sicuro il Chievo non aveva quasi mai visto, se non a sprazzi. Avere lui è come essere in dodici, per come regge la trincea e come rompe gli argini. O semplicemente per il modo di stare in campo. Di prendere sempre la decisione più corretta, a 29 anni maturo il giusto e con tanta fame arretrata dopo troppo tempo speso a curare i muscoli spesso malandati. Evoluto Obi, avanti rispetto a tutti, plasmato nel tempo dagli insegnamenti di Mihajlovic, Ranieri, Mazzarri, Mancini, Donadoni, Gasperini, Benitez e Leonardo. Titolare in Champions League a vent’anni, sicura promessa della Primavera ai tempi del Triplete di Mourinho, ad Appiano Gentile in rampa di lancio insieme ai vari Destro, Biraghi, Crisetig, Giulio Donati. E Rigione, ritrovato al Chievo. Una parabola stranissima la sua, determinata dal fato e non dal suo talento. Altrimenti la storia sarebbe un’altra. Racconterebbe di un mediano che sa fare tutto oggi ai vertici della Serie A o di qualsiasi altro campionato europeo d’élite. Al destino non si comanda, ma tecnica e personalità nessuno potrà mai togliergliele. CAMBIO DI ROTTA. Obi va gestito, il suo corpo dev’essere sollecitato nel modo giusto sempre. Non solo perché è fragile, ma perché spende sempre tanto e quindi a volte ha bisogno di recuperare senza fretta. Ha i suoi tempi Obi, a volte chiamato a rifiatare anche per precauzione. A rallentare oggi per andare più forte domani. A scegliere gli attimi, a calibrare le accelerazioni, a calmierare gli sforzi. Ad un certo punto pareva perso, senza una meta se non quella obbligata negli ambulatori dei medici. A rimodellare la sua carriera, ad accorgersi che ad un certo punto nulla è stato più come prima. Il vento è un altro ora, anche se non è mai consigliabile con lui cantar vittoria. I numeri però sono dalla sua. Dentro in 11 delle ultime 12 partite, fuori solo ad Ascoli, non solo uno di livello superiore ma anche leader. Fuso nel disegno di Aglietti, disposto a buttarsi nel fuoco per gli altri. Con senso di responsabilità, spirito da guerriero ritrovato e l’adrenalina di chi non vuol lasciarsi sfuggire l’occasione di riportare il Chievo in Serie A. In ogni modo. Anche segnando. Il primo all’Empoli, l’altro alla Reggiana quando il pari era scritto. Andando controvento, nella direzione opposta della partita. A scaricare tutta la rabbia accumulata nel tempo. Tanta. POCHI MARGINI. Un capitolo prima da chiudere il più in fretta possibile, ora da allungare di un bel po’. Di un altro paio d’anni, fino al 2023, passo che il Chievo ha anche messo in preventivo. Giusto ora, col mercato finito e il silenzio giusto a Veronello per parlarne a quattr’occhi in tutta serenità. Certo non coi tetti di oggi, ingaggio fuori da ogni dimensione per la B a parte quelle poche che possono permettersi di tutto. Non solo il Monza che l’avrebbe voluto a gennaio e che potrebbe farsi avanti a giugno. Un quadro da valutare insieme, ma senza perdere di vista la realtà. Il Chievo non può arrivare alle vette che altre possono raggiungere ad occhi chiusi. Difficile l’intesa, quasi impossibile. Obi ha avuto anche la fascia al braccio, capitano pure durante la settimana. A trainare il gruppo, a distribuire consigli, a lavorare sodo. La sua miglior versione, ora anche affidabile e continuo. Un martello dall’inizio alla fine. Tandem perfetto con Palmiero, coppia che può far saltare il banco. Con la Reggiana ha dispensato calcio, dalle piccole alle grandi cose. Ovunque, ancora una volta. Tre punti, numeri e gol alla mano, son suoi. Sempre determinante, come le prime firme. Riuscire a tenerselo però sarà un’impresa. •

Alessandro De Pietro

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