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Il caso

«Insulto razzista a Obi», l'indignazione del Chievo. Il Pisa nega tutto, la procura indaga

Obi in azione all'Arena Garibaldi
Obi in azione all'Arena Garibaldi
Obi in azione all'Arena Garibaldi
Obi in azione all'Arena Garibaldi

Postpartita ricco di polemiche, e con un sicuro strascico futuro, quello di Pisa-Chievo, terminata 2-2 con la rimonta dei gialloblù di Aglietti completata al 90esimo.

Al 30esmo, dopo un contrasto di gioco, il centrocampista del Pisa Michele Marconi si è rivolto a muso duro al gialloblù Joel Obi, pronunciando, a detta di tutti i giocatori del Chievo (e l'audio di Dazn sembra dar loro ragione) la frase «La rivolta degli schiavi», con un chiaro significato razzista.

Proteste dei giocatori gialloblù, che hanno invano chiesto un intervento alla quaterna arbitrale.

 

A fine gara il duro comunicato della società:  «La società esprime la massima solidarietà verso il suo giocatore, oggetto di una infamante e squallida frase, che nulla ha a che fare con i più elementari e basilari valori di sport, etica e rispetto. L’A.C. ChievoVerona condanna e stigmatizza fermamente il comportamento razzista subito da Joel Obi, e si rammarica perché ad una frase sentita dai più in campo non sia seguito alcun provvedimento disciplinare: né da parte dell’arbitro, né da parte dell’assistente e quarto uomo, né il procuratore federale. L’A.C. ChievoVerona, da sempre convinta sostenitrice dei valori di etica, rispetto e fair play – continuerà a restare in prima linea nella lotta contro ogni forma di razzismo o violenza, dentro e fuori da qualsiasi campo di gioco».

Il Pisa ha poi replicato in modo netto, con un comunicato particolarmente "aggressivo" verso il club di via Galvani:  «Il Pisa Sporting Club prende le distanze da quanto riportato a mezzo comunicato stampa dalla società Chievo Verona. L’episodio incriminato non è stato rilevato dalla quaterna arbitrale, né dai responsabili di Lega e Figc presenti a bordo campo, né dai numerosi microfoni televisivi presenti a ridosso dei protagonisti. Il nostro tesserato, peraltro, ha confermato di non aver rivolto alcun epiteto offensivo al calciatore avversario, tantomeno a sfondo razziale. La società Pisa Sporting Club è attiva da sempre in ambito sociale, collabora a progetti di integrazione e di aiuto verso le fasce più deboli, sull’esempio tracciato dalla propria tifoseria conosciuta in tutta Italia anche per iniziative benefiche e di lotta verso il razzismo. Il Pisa Sporting Club, per tali motivi, non accetta lezioni di comportamento da nessuno, tantomeno da chi non si è certo distinto negli ultimi anni per i valori dell’etica, del fair play e del rispetto delle regole basilari dello sport».

 

Sulla vicenda sono in corso le indagini della procura federale della Figc.

 

 

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