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Il Chievo s’è perso la fantasia. Ma dov’è finito Giaccherini?

Emanuele Giaccherini, 35 anni, dal 2018 al Chievo
Emanuele Giaccherini, 35 anni, dal 2018 al Chievo
Emanuele Giaccherini, 35 anni, dal 2018 al Chievo
Emanuele Giaccherini, 35 anni, dal 2018 al Chievo

Un quarto d’ora negli ultimi due mesi e mezzo. Nel derby col Vicenza. Di Emanuele Giaccherini non c’è altra traccia, confinato alla periferia della panchina e ai margini del Chievo. Ormai distante da Garritano, Ciciretti, Canotto e ora Di Gaudio, solo per attimi entrato in scena per alimentare il sistema con le tre mezze punte partendo da Cremona ma senza mai toccare tante altre destinazioni. Esemplare nel lavoro, perfetto nel quotidiano, il solito figlio della scuola dell’iperprofessionismo dove nulla viene lasciato a caso ma anche un passo che non è più quello di una volta. Senza lo scatto che l’ha reso celebre, senza più quel cambio di ritmo che l’ha trasformato in uno dei calciatori più completi d’Italia. Fra due settimane gli anni saranno trentasei, tanti ma non ancora troppi. Con la voglia sempre intatta di saltare l’uomo come una volta ma anche meno energia per far andare il motore come vorrebbe lui. Difficile d’altronde dribblare il tempo. Giusto nove anni fa Giaccherini entrava al posto di Vidal nella Juve di Conte che diede quattro gol alla Roma di Luis Enrique. Pronto a mettersi in tasca il primo dei suoi due scudetti. Nel 2013, a fine aprile, era reduce dalla panchina contro il Milan di Allegri, riserva di Pirlo, Pogba e Marchisio, due settimane prima però dentro contro il Bayern Monaco di Ribery e Robben nei quarti di Champions. Sette anni fa, a nord dell’Inghilterra, dopo aver battuto il Chelsea segnò il terzo dei quattro gol al Cardiff di Solskjaer nel Sundarland che da lì a dieci giorni avrebbe vinto pure a Old Trafford contro il Manchester United di Giggs. Cinque anni fa sua, quand’era al Bologna, la rete decisiva al Genoa di Gasperini. Nella stagione dell’Europeo, il punto più alto con l’Italia. Nel 2018 Giaccherini era da poco al Chievo, di fronte all’Inter che vinse con Icardi e Perisic nei cinque mesi in cui ci mise molto di suo nella corsa verso la salvezza. Tanta adrenalina e i gol a Cagliari, Sassuolo più quello determinante di Bologna. Al volo, da campione. Due anni fa il suo campionato era già finito, come quello di tutto il Chievo da un pezzo ormai retrocesso. La scorsa primavera di questi tempi Giaccherini era a Veronello, uno dei pochissimi ad andarci nei mesi in cui al massimo ci si poteva allenare sul tapis roulant, sfruttando la salita per arrivare al garage o inventandosi percorsi attorno a casa. Adesso, invece, ai box per un problema muscolare, freno ulteriore ai suoi desideri di dare finalmente una mano al Chievo. L’arrivo di Di Gaudio gli ha tolto altra aria vitale, guizzi consegnati per lo più a contesa in corso in una stagione cominciata solo a fine ottobre per l’infortunio contro la Juve Stabia. La ripartenza quando il Chievo s’era ormai messo in moto, rientrato contro il Cosenza e di nuovo dentro nel finale della trasferta col Pordenone a novembre inoltrato. Pochi veri raggi di sole da lì in avanti, appena tre partite da titolare, altri interpreti scelti anche quando Aglietti ha rispolverato il 4-2-3-1 che in teoria avrebbe dovuto dargli qualche vantaggio. Invece in quella mattonella si sono alternati tutti gli altri, anche Canotto travestito da seconda punta. A Giaccherini è rimasto poco, anche se il 2021 l’ha cominciato fra le prime scelte con Cremonese e all’andata col Vicenza. Da lì in poi appena le briciole, quattro gettoni nelle ultime sedici partite e previsioni che non promettono niente di buono. Difficile trovargli un posto adesso, magari sfruttandone l’esperienza. Magari da interno, ma non in un centrocampo a due come quello del Chievo di oggi. Giaccherini è anche a fine contratto, al termine di un percorso iniziato a febbraio del 2018 quando Luca Campedelli fece di tutto per prenderlo dal Napoli mentre lui aspettava in un hotel del centro. Uno dei grandi colpi della storia del Chievo, il valore aggiunto a cui s’affidarono Maran prima e D’Anna poi. Salvezza raggiunta, missione compiuta. L’inizio di una nuova vita per Giaccherini, dopo annate non facili e la gloria conquistata con la Juve ormai lontanissime. Da lì in avanti è stato un inesorabile conto alla rovescia, non solo verso il probabilissimo addio di fine giugno quando ognuno andrà per la sua strada. Il totale ad oggi fa 77 partite in quasi tre anni e mezzo, 13 gol, qualche lampo e parecchie pause più gli immancabili malanni fisici accelerati dall’orologio che corre sempre più veloce. Gli ultimi playoff li ha saltati, per i prossimi dovrebbe esserci. Se il Chievo ci entrerà. L’ultima occasione per sentirsi di nuovo davvero grande. Un po’ di magia, forse, gli è rimasta addosso. •

Alessandro De Pietro

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