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«Il Chievo è una folgorazione Aglietti ha le chiavi per la A»

Christian Manfredini esulta. Con il Chievo ha vissuto da leader la prima promozione in serie A FOTOEXPRESS
Christian Manfredini esulta. Con il Chievo ha vissuto da leader la prima promozione in serie A FOTOEXPRESS
Christian Manfredini esulta. Con il Chievo ha vissuto da leader la prima promozione in serie A FOTOEXPRESS
Christian Manfredini esulta. Con il Chievo ha vissuto da leader la prima promozione in serie A FOTOEXPRESS

«Una folgorazione. Il Chievo è questo. Capimmo di non avere passato alle spalle. Ma sapevamo di avere un futuro davanti». Christian Manfredini oggi ha 45 anni. L’ex pantera nera del Ceo è tecnico federale. Lavora con i giovani. Non ha perso l’entusiasmo degli anni d’oro. E il Chievo di Aglietti finito in testa alla classifica di B, gli ha fatto ritrovare un ricordo sopito nel tempo. E d’improvviso, riecco affiorare le immagini della stagione leggendaria della storica promozione in serie A nel 2001. Manfredini, si è ripreso un ricordo datato giusto vent’anni fa, vero? «Sì, era inizio novembre (1 novembre 2000, Chievo-Empoli 1-0 ndr). Vinciamo al Bentegodi con un mio gol. Ma già una settimana prima contro l’Ancona cominciavamo a sentir pizzicare i sensi. Avevamo vinto con una rete di Corradi e...». E? «Certe cose le devi sentire dentro. E lì abbiamo capito che una stagione ordinaria poteva trasformarsi in stra-ordinaria». Troppo presto per dirlo del Chievo di Aglietti? «Il Chievo deve trovare la sua folgorazione. A vedere quello che stanno facendo, c’è già buon feeling. Ma la B è tremenda, lunga, pericolosa, cattiva. Gli inneschi non sono mai gli stessi. E non si tratta di capire che “sei forte“. Ma di realizzare che puoi diventare grande». Cos’è questa storia del: “non avevamo passato ma stavamo creando il futuro?“ «Il direttore Sartori ebbe l’intuizione di mettere insieme gente piena di fame. Il Chievo era fatto di giocatori alla ricerca di rivincite personali e di giocatori che volevano trovare una loro dimensione definitiva. Pure Delneri era di fronte ad una grande scommessa». Anche Aglietti insegue la A. L’aveva agguantata con l’Hellas, due anni fa. Ma poi non è stato confermato «Aglietti, in un calcio che non pretende più idee nuove, usa la forza della ragione e il suo entusiasmo calmo per plagiare le sue squadre. Il suo viaggio a Verona è pieno di conferme. L’anno scorso è andato ad un passo dalla promozione. Sarebbe stata la seconda di fila. Gli è rimasta la consolazione di avere ceduto il passo allo Spezia, che oggi gioca in serie A. E poi, Aglietti ha qualcosa di particolare. Mi ispira fiducia». Voi avevate Luciano, Corradi, Corini, Cossato, Lanna, D’Anna, D’Angelo, Moro. Questo Chievo? «Djordjevic è un lusso per la categoria. Certo, ha dovuto fare i conti con infortuni in passato. Si è dovuto ritarare alla B. Ma il fiuto è sempre lo stesso. E poi, c’è sempre Giaccherini in questo Chievo. Primo in classifica, ma ancora senza Giak. Ecco, lui - al top - non è un lusso ma un extra...lusso. Certo, devi averli sempre in campo, e sperare che siano nella condizione migliore per poter esprimere il loro calcio». Garritano come Manfredini? «Aspetta che ve ne racconto uno: Fabbro corre più di me (ride). Questo, almano, mi ha detto qualche amico, vedendolo accelerare. Garritano lo seguo da tempo. Giocatore di qualità ed esperienza. Vai da lui per risolvere il problema. E lui te lo risolve». La parola talento che cosa le suggerisce? «La associo a Ciciretti. Colpi superiori. Gli ho visto fare cose eccezionali. Ma giocatori come lui devono stare sempre dentro la partita per poter essere decisivi».

Simone Antolini

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